di Chen Xinxin*
A 22 anni dai fatti di Tian’anmen, la piazza nel cuore di Pechino torna a essere teatro di una protesta. Per la prima volta (o almeno è la prima volta che se ne ha notizia) un uomo si è dato fuoco davanti al gigantesco ritratto di Mao Zedong, tra i luoghi del potere del gigante d’Asia. L’autoimmolazione risale al 21 ottobre, ma la notizia è trapelata solo nelle ultime ore. A tradire la macchina della censura cinese, che ha funzionato per più di due settimane, è stato un lettore del Telegraph che ha assistito al tragico gesto ed è riuscito a scattare una foto.
Nell’immagine, pubblicata sul sito web del giornale, si vedono agenti cinesi intenti a spegnere le fiamme con degli estintori, un uomo riverso in terra, passanti e turisti. Le autorità, di fronte all’evidenza dei fatti, sono state costrette a confermare. ”Intorno alle 11 del 21 ottobre 2011 (un uomo di nome) Wang ha raggiunto la zona del ponte Jinshui e si è dato fuoco. Gli agenti di polizia sul posto hanno domato le fiamme in dieci secondi e provveduto al trasferimento dell’uomo in ospedale – si legge in una nota dell’Ufficio per la Pubblica sicurezza di Pechino – Ora si è ripreso”. Secondo la versione ufficiale, Wang, un 42enne della città di Huanggang (nella provincia di Hubei), ha commesso il gesto estremo per questioni legali. Ai fatti, stando al Telegraph, hanno assistito centinaia di cinesi. Eppure nulla, sino ad oggi, è circolato neanche sul web, dove spesso gli internauti della Repubblica Popolare riescono ad aggirare la censura. E i tanti agenti che ogni giorno sorvegliano ogni millimetro di piazza Tian’anmen hanno subito provveduto a far sparire ogni traccia di quanto avvenuto.
Almeno un caso – ma controverso – di autoimmolazione a Piazza Tian’anmen in realtà c’era già stato. Il 23 gennaio di 11 anni fa cinque membri di Falun Gong, tra i quali una ragazzina di 12 anni, si diedero fuoco per protestare contro la repressione del movimento. La ragazzina e un’altra persona morirono. Ma l’episodio resta avvolto nel mistero perché Falun Gong accusa il governo di aver inscenato l’incidente per giustificare la persecuzione dei membri del movimento.
da www.ilmondodiannibale.it