di Enzo Nucci
Ho scambiato gli auguri di buon anno qualche giorno fa con padre Daniele Moschetti, missionario comboniano, che da qualche mese si è trasferito nel villaggio di Mapuordit, 75 chilometri a sud est di Rumbek, la città più grande dello Stato dei Laghi, uno dei dieci stati che compongono il Sud Sudan. Daniele (che ha vissuto per anni nella baraccopoli di Korogocho a Nairobi) mi ha confessato la sua preoccupazione per la brutta piega che stanno prendendo gli avvenimenti in Sud Sudan. Mi ha detto che il villaggio vicino al quale lui vive è stato attaccato, mentre una bomba ha ucciso 15 soldati governativi.
Da Khartoum, capitale del Sudan, arrivano notizie su una ventata di arresti tra gli oppositori.
La violenza sta conoscendo una pericolosa escalation.
Insomma il Sudan soffre ancora, il riaccendersi di conflitti è dietro l’angolo. La comunità internazionale deve vigilare sul cammino che separa il paese dal referendum che nel 2011 deciderà il futuro del paese.
Il Darfur resta uno dei maggiori punti “dolens”. Nello scorso mese di ottobre, sono stato in questa martoriata regione per documentare le dure condizioni di vita di quanti vivono nei campi profughi. Nulla è cambiato rispetto a prima e la situazione continua ad essere esplosiva.
E’ necessario che si accenda una luce anche da parte dei mass media per illuminare il processo politico in corso, frutto di un faticoso accordo di pace sottoscritto cinque anni fa alla fine di un sanguinoso conflitto civile tra nord e sud del paese.
Speriamo che anche gli imminenti mondiali di calcio in Sudafrica (che per la prima volta toccano questo continente) servano a parlare di dell’Africa e dei suoi problemi. Insomma una occasione per ricordare che l’Africa è la culla della civiltà, concetto troppo spesso dimenticato.