di Luigi De Magistris*
La nostra è una battaglia di civiltà perché i cittadini siano garantiti nel loro pieno diritto ad essere informati. In Europa e in particolare nell’Italia inquinata dal monopolio mediatico del presidente del Consiglio. Si tratta di un’iniziativa democratica perchè l’Europa istituzionale tuteli e promuova, anche attraverso una direttiva che valga in tutti i paesi dell’Unione, il pluralismo dei media e il contrasto alla concentrazione dei mezzi di informazione. In questo senso il voto di oggi a Strasburgo niente cambia: continueremo infatti a lavorare nel contesto del Parlamento europeo perché l’obiettivo sia raggiunto e continueremo ad avanzare la richiesta di una direttiva in materia. Ci sono tre considerazioni che comunque andrebbero compiute sulla votazione odierna. La prima è relativa al PPE, sottoposto ad un vero e proprio mobbing politico da parte del PDL perché l’anomalia italiana, che ha il volto di Silvio Berlusconi, venisse nascosta almeno fuori dai confini nazionali. Operazione quasi suicida visto l’attenzione che la stampa extra-italica ha sempre manifestato verso l’atteggiamento violento e censorio del nostro premier nei confronti dei media, italiani e non. Per questo, gli europarlamentari del PPE saranno chiamati a rispondere all’opinione pubblica dei loro rispettivi paesi di provenienza sulle motivazioni che li hanno spinti a non sostenere una risoluzione che chiedeva alla Commissione, come più volte fatto dal Parlamento europeo, iniziative di contrasto alla concentrazione monopolistica dei mezzi di comunicazione per un’ informazione libera. Dovranno spiegare perchè hanno lasciato che fosse affossato l’impegno ad un atto normativo che, coinvolgendo anche il futuro Commissario per i diritti fondamentali, avrebbe compensato un quadro legislativo europeo ancora troppo debole in materia di contrasto al monopolio mediatico. Un altro elemento di riflessione riguarda sempre il partito di Berlusconi e in particolare l’atteggiamento da esso assunto verso le più piccole formazioni europee della destra: per difendere il capo di Arcore, infatti, PdL e PPE non hanno esitato ad avvantaggiarsi del sostegno di forze che hanno fatto dell’euroscetticismo e del razzismo la loro bandiera di riferimento. Infine, lo schieramento del centrosinistra. L’Italia dei Valori, fin dal primo giorno mobilitata perché la condizione dell’informazione in Italia fosse oggetto di dibattito europeo, in questa occasione ha funzionato da collante di tutto l’arco parlamentare progressista dell’Ue: la risoluzione presentata era infatti pienamente sostenuta dai verdi, dai socialisti e democratici, dai comunisti e dai liberaldemocratici. Cosa chiedevamo oggi all’Europa è semplice: il rispetto della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue e della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo, oltre che un messaggio di speranza verso l’Italia. Chiedevamo di non essere soli in questo impegno a difesa di una democrazia che nel nostro Paese è messa a rischio da un potere politico che al giornalismo attribuisce il solo aggettivo di servilismo, che a professionisti con la schiena dritti preferisce amanuensi dalla penna fedele, che nomina la dirigenza della tv pubblica dalle stanze di Palazzo Grazioli. Queste richieste le rinnoveremo. Non nel futuro, ma da domani. Con la stessa convinzione di agire nel rispetto del nostro Paese, che ci hanno accusato di non amare soltanto perché lo vorremmo migliore.
*Parlamentare europeo dell’Italia dei Valori