di Redazione
Al momento in Rai nessuno ha smentito. Nessuno ha spiegato se è vero o falso che il giornalista, attualmente collaboratore di Radio uno, Gianfranco De Turris (ora in pensione, già vicecaporedattore della redazione cultura), abbia avuto diretto rapporto con Casseri, l'uomo che ha fatto strage di giovani senegalesi a Firenze.
Ecco quanto scrive Annamaria Rivera su Micromega:
"Oggi si cerca di far passare Casseri per un pazzo isolato, quando invece non si contano i siti e i giornali on line dei quali era collaboratore abituale, in compagnia di pezzi grossi del ‘pensiero’ di estrema destra. Fra questi, Gianfranco
de Turris, ben noto non tanto quale ‘studioso’ dell’opera di Julius Evola ma piuttosto come caporedattore per la cultura del Giornale radio RAI. Non v’è impresa ‘culturale’ compiuta dallo stragista suicida (o suicidato?) che non lo veda in sua compagnia. Casseri e de Turris sono fianco a fianco nel Centro Studi La Runa (che ora, con scarso senso di rispetto per il defunto, ne ha cassato gli articoli). I due si scambiano i ruoli di relatore e moderatore in numerosi convegni e incontri di studio (si veda, prima che lo cancellino:
http://ko-kr.facebook.com/note.php?note_id=335652373875
E l’uno, De Turris, scrive prefazioni o presentazioni alle opere dell’altro.
Un pazzo isolato? Ci spieghino allora come mai un giornalista RAI frequentasse un simile folle e la RAI spieghi ai cittadini italiani perché abbia (o abbia avuto per tanti anni) come redattore uno che, oltre a recensire e divulgare robaccia neonazista, aveva frequentazioni così pericolose. Fra l’altro, Casseri era attivo collaboratore del sito Stormfront, avatar del Ku Klux Klan: dunque, non è in senso metaforico che rimarchiamo lo stile da incappucciati della strage fiorentina".
Anche noi di Articolo21 attendiamo chiarimenti dalla Rai.
Pogrom e stragi razziste: un presente cupo un avvenire minaccioso - di Annamaria Rivera* / Non si tratta del gesto di un pazzo, la politica si assuma le proprie responsabilità"- di Bruna Iacopino / "I programmi tv possono essere anticorpi contro razzismo e xenofobia". Intervista ad ANTONIO DI BELLA - di Stefano Corradino