Articolo 21 - INFORMAZIONE
Non ci arrendiamo e proviamo a ripartire
di Gian Mario Gillio
Tre mesi fa abbiamo lanciato il grido di allarme e per fortuna molti di voi ci hanno ascoltato. Grazie al vostro aiuto, davvero generoso, siamo riusciti a ridurre notevolmente le perdite, colmando la maggior parte del «buco» con cui rischiavamo di chiudere il 2011. Una situazione certamente non florida, quindi, ma che ci consente di andare ancora avanti, affrontando le difficoltà con la speranza che ci deriva dalla vicinanza e dall’affetto di tutti voi, lettori e abbonati.
Andiamo avanti! Possiamo farlo grazie a voi lettori, abbonati, amici. Il sostegno che ci avete dato in questi mesi di grande sofferenza è stato fondamentale: attestati di stima, dimostrazioni di affetto ci sono giunti al di sopra di ogni possibile immaginazione. Per esempio, un socio ha addirittura deciso di devolvere la sua intera pensione di un mese a Confronti. Sì, lo ammettiamo, abbiamo provato imbarazzo, ma questa è stata la sua decisione (si legga la sua bellissima lettera a pag. 46). Altri ancora hanno voluto anticipare l’abbonamento e regalarne uno, o più, ad amici e parenti. Insomma, siete stati davvero in tanti a voler contribuire a salvare la nostra/vostra piccola realtà editoriale: singoli, comunità di fede, associazioni, enti. L’emergenza vissuta dalla nostra rivista, nel suo male, ha fatto da miccia e acceso il detonatore, poi esploso in una rivelazione importante: Confronti è un’esperienza condivisa e apprezzata da molti. E noi, grazie al vostro affetto, ne abbiamo oggi maggior consapevolezza.
Ma cosa è successo a tre mesi dall’allarme lanciato a inizio ottobre? Molte cose emozionanti, la più importante delle quali è stata quella di conoscere e incontrare tanti lettori, anche tra quelli più affezionati che in passato non avevamo mai incontrato. È successo, ad esempio, che alcune amiche musiciste e artiste hanno deciso di suonare e danzare per noi la sera del 6 novembre al teatro Ambra alla Garbatella di Roma, dove molti giornalisti, intellettuali e artisti hanno voluto portare la loro testimonianza di solidarietà. È successo anche che amiche e amici hanno deciso di cucinare piatti ricchi di sapori etnici per una cena di sostegno che il 26 novembre ha visto la Sala metodista di via Firenze piena, con circa 120 persone che hanno condiviso con noi momenti importanti. Dunque il contributo di tutti voi è stato prezioso e fondamentale e il vostro sostegno non è stato speso invano.
Oggi è stato scongiurato il rischio chiusura, ma le difficoltà purtroppo non sono ancora del tutto superate. Avremo ancora bisogno di voi, certamente: il giornale siete voi, siamo una cooperativa di lettori. I tempi si preannunciano sempre più bui per il nostro Paese e per l’editoria, ma se continuerete a seguirci e ad abbonarvi il nostro percorso sarà, prima o poi, in discesa. Dobbiamo tuttavia rivolgervi delle scuse: siamo in ritardo con i ringraziamenti che vorremmo farvi giungere personalmente, ma che arriveranno ad ognuno di voi. Purtroppo questi mesi sono stati scanditi da giornate frenetiche, difficili e impegnative. Dovete concederci solamente un po’ di tempo per riuscire a testimoniare la nostra riconoscenza per quanto avete fatto.
Abbiamo ricevuto molte lettere e mail che ci hanno profondamente emozionati (alcune le abbiamo già pubblicate). Un grazie sentito vorrei rivolgerlo anche allo staff di Confronti, alla redazione, ai collaboratori che hanno lavorato senza sosta. Soprattutto voglio ringraziarli per uno sforzo significativo, quello di aver destinato lo stipendio di dicembre a copertura deficit per la Cooperativa. Un altro grazie va al Consiglio d’amministrazione (volontario) della cooperativa Com Nuovi Tempi, che ha seguito, sostenuto e dato fiducia alle scelte portate avanti dai soci lavoratori. E infine, ma non ultimo, un grazie doveroso alle nostre famiglie, che ci hanno supportati (e sopportati!) con convinzione in questi tre mesi. Il momento di crisi che attraversa Confronti purtroppo è vissuto con apprensione e paura anche da testate giornalistiche amiche che rischiano la chiusura. La rivista Noi Donne, fondata nel 1944, che ha accompagnato intere generazioni di donne italiane, oggi è in grave sofferenza.
Abbiamo da poco assistito alla battaglia per la sopravvivenza dell’emittente Radio Beckwith, e anche il settimanale Riforma, se i fondi per l’editoria verranno tagliati, come previsto dalla recente manovra, dovrà prendere provvedimenti. Voci importanti per il pluralismo del nostro Paese che non devono assolutamente spegnersi. Un «bene comune» da salvaguardare. Oltre alle nostre difficoltà, abbiamo seguito con inquietudine anche le vicende che il nostro Paese sta attraversando. Oggi ci viene richiesto a gran voce, sia dal nostro governo attuale che dalle istituzioni europee, di fare sacrifici per dare nuovo ossigeno a un’Italia in crisi recessiva. Gli italiani hanno sempre avuto un cuore grande, e sono certo che nessuno ha intenzione di tirarsi indietro, ma c’è un nodo fondamentale che dev’essere prima risolto. Come sosteneva Vittorio Foa, «il buon esempio dev’essere alla base del lavoro di ogni classe politica». Ahimè, spesso chi ci ha governato non ha tenuto conto di questo indispensabile insegnamento; e ora siamo chiamati a dare, nuovamente, il nostro contributo come cittadini. Desideriamo che altrettanto venga fatto da chi ci impone ulteriori sacrifici, in un momento già difficilissimo per molte famiglie, e chiediamo che si possa arrivare presto a quell’agognata equità fino ad ora poco attuata. L’Italia vive in precario equilibrio e l’assenza di serie politiche per il lavoro e lo sviluppo impoverisce giorno dopo giorno intere fasce di popolazione. Ci auguriamo che chi governa e governerà il nostro Paese possa fare proprio l’insegnamento di Foa, dando il buon esempio.
Andiamo avanti! Possiamo farlo grazie a voi lettori, abbonati, amici. Il sostegno che ci avete dato in questi mesi di grande sofferenza è stato fondamentale: attestati di stima, dimostrazioni di affetto ci sono giunti al di sopra di ogni possibile immaginazione. Per esempio, un socio ha addirittura deciso di devolvere la sua intera pensione di un mese a Confronti. Sì, lo ammettiamo, abbiamo provato imbarazzo, ma questa è stata la sua decisione (si legga la sua bellissima lettera a pag. 46). Altri ancora hanno voluto anticipare l’abbonamento e regalarne uno, o più, ad amici e parenti. Insomma, siete stati davvero in tanti a voler contribuire a salvare la nostra/vostra piccola realtà editoriale: singoli, comunità di fede, associazioni, enti. L’emergenza vissuta dalla nostra rivista, nel suo male, ha fatto da miccia e acceso il detonatore, poi esploso in una rivelazione importante: Confronti è un’esperienza condivisa e apprezzata da molti. E noi, grazie al vostro affetto, ne abbiamo oggi maggior consapevolezza.
Ma cosa è successo a tre mesi dall’allarme lanciato a inizio ottobre? Molte cose emozionanti, la più importante delle quali è stata quella di conoscere e incontrare tanti lettori, anche tra quelli più affezionati che in passato non avevamo mai incontrato. È successo, ad esempio, che alcune amiche musiciste e artiste hanno deciso di suonare e danzare per noi la sera del 6 novembre al teatro Ambra alla Garbatella di Roma, dove molti giornalisti, intellettuali e artisti hanno voluto portare la loro testimonianza di solidarietà. È successo anche che amiche e amici hanno deciso di cucinare piatti ricchi di sapori etnici per una cena di sostegno che il 26 novembre ha visto la Sala metodista di via Firenze piena, con circa 120 persone che hanno condiviso con noi momenti importanti. Dunque il contributo di tutti voi è stato prezioso e fondamentale e il vostro sostegno non è stato speso invano.
Oggi è stato scongiurato il rischio chiusura, ma le difficoltà purtroppo non sono ancora del tutto superate. Avremo ancora bisogno di voi, certamente: il giornale siete voi, siamo una cooperativa di lettori. I tempi si preannunciano sempre più bui per il nostro Paese e per l’editoria, ma se continuerete a seguirci e ad abbonarvi il nostro percorso sarà, prima o poi, in discesa. Dobbiamo tuttavia rivolgervi delle scuse: siamo in ritardo con i ringraziamenti che vorremmo farvi giungere personalmente, ma che arriveranno ad ognuno di voi. Purtroppo questi mesi sono stati scanditi da giornate frenetiche, difficili e impegnative. Dovete concederci solamente un po’ di tempo per riuscire a testimoniare la nostra riconoscenza per quanto avete fatto.
Abbiamo ricevuto molte lettere e mail che ci hanno profondamente emozionati (alcune le abbiamo già pubblicate). Un grazie sentito vorrei rivolgerlo anche allo staff di Confronti, alla redazione, ai collaboratori che hanno lavorato senza sosta. Soprattutto voglio ringraziarli per uno sforzo significativo, quello di aver destinato lo stipendio di dicembre a copertura deficit per la Cooperativa. Un altro grazie va al Consiglio d’amministrazione (volontario) della cooperativa Com Nuovi Tempi, che ha seguito, sostenuto e dato fiducia alle scelte portate avanti dai soci lavoratori. E infine, ma non ultimo, un grazie doveroso alle nostre famiglie, che ci hanno supportati (e sopportati!) con convinzione in questi tre mesi. Il momento di crisi che attraversa Confronti purtroppo è vissuto con apprensione e paura anche da testate giornalistiche amiche che rischiano la chiusura. La rivista Noi Donne, fondata nel 1944, che ha accompagnato intere generazioni di donne italiane, oggi è in grave sofferenza.
Abbiamo da poco assistito alla battaglia per la sopravvivenza dell’emittente Radio Beckwith, e anche il settimanale Riforma, se i fondi per l’editoria verranno tagliati, come previsto dalla recente manovra, dovrà prendere provvedimenti. Voci importanti per il pluralismo del nostro Paese che non devono assolutamente spegnersi. Un «bene comune» da salvaguardare. Oltre alle nostre difficoltà, abbiamo seguito con inquietudine anche le vicende che il nostro Paese sta attraversando. Oggi ci viene richiesto a gran voce, sia dal nostro governo attuale che dalle istituzioni europee, di fare sacrifici per dare nuovo ossigeno a un’Italia in crisi recessiva. Gli italiani hanno sempre avuto un cuore grande, e sono certo che nessuno ha intenzione di tirarsi indietro, ma c’è un nodo fondamentale che dev’essere prima risolto. Come sosteneva Vittorio Foa, «il buon esempio dev’essere alla base del lavoro di ogni classe politica». Ahimè, spesso chi ci ha governato non ha tenuto conto di questo indispensabile insegnamento; e ora siamo chiamati a dare, nuovamente, il nostro contributo come cittadini. Desideriamo che altrettanto venga fatto da chi ci impone ulteriori sacrifici, in un momento già difficilissimo per molte famiglie, e chiediamo che si possa arrivare presto a quell’agognata equità fino ad ora poco attuata. L’Italia vive in precario equilibrio e l’assenza di serie politiche per il lavoro e lo sviluppo impoverisce giorno dopo giorno intere fasce di popolazione. Ci auguriamo che chi governa e governerà il nostro Paese possa fare proprio l’insegnamento di Foa, dando il buon esempio.
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