Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - INFORMAZIONE
F35, se il servizio pubblico informasse i cittadini...
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di Gian Mario Gillio*

F35, se il servizio pubblico informasse i cittadini...

“Noi sottoscritti, singoli e associazioni: chiediamo al governo di attuare il
risanamento del bilancio statale a partire dal taglio drastico delle spese militari
[…] ricordiamo che votare a favore di missioni militari volte a partecipare ad
azioni di guerra all’estero viola l’articolo 11 della Costituzione italiana […]
infine ricordiamo che non sosterremo politicamente con il voto i partiti che in
Parlamento voteranno a favore dei finanziamenti per tali missioni o per l’acquisto
di cacciabombardieri F-35, ovvero i partiti che si dichiareranno favorevoli alle
suddette iniziative”.
 
È la sintesi di  un appello lanciato dal sito web Pacelink ai parlamentari italiani
per fermare le spese militari finalizzate alla guerra e all’acquisto di
cacciabombardieri F-35. Una campagna promossa da numerose associazioni e personalità
del mondo pacifista dal simbolico titolo “Taglia le ali alle armi” che chiede di
destinare le risorse previste per gli F-35 alla società, all’ambiente, al lavoro e
alla solidarietà internazionale. Il manifesto non violento è stato sottoscritto, tra
gli altri, da Alex Zanotelli, Vittorio Agnoletto, Moni Ovadia, Laura Tussi, Luisa
Morgantini, Gilberto Squizzato. Oltre ai singoli e alle associazioni pacifiste,
compaiono le redazioni di Nigrizia, Left- Avvenimentie de Il dialogo
www.ildialogo.it. Le firme sono in continuo aggiornamento sul sito www.pacelink.it
La denuncia delle associazioni nasce dal fatto che l’Italia, in un momento così
difficile e recessivo, si è impegnata a spendere 20 miliardi di euro
per l’acquisto di 131 velivoli F-35. Tra le promesse del governo, a giustificare
tale spesa, l’incremento occupazionale ed economico per il nostro paese. Così
dicono. Finmeccanica compare come azienda leader del settore nel consorzio guidato
da Lockheed Martin e Base System. 20 miliardi – questa la cifra stimata dai
promotori dell’appello –  pare davvero una bella cifra in tempi di vacche magre e
proprio mentre si chiede al ceto medio (se ancora esiste) di ripianare il debito
pubblico del nostro paese, risanare dunque i conti di uno Stato in piena crisi
recessiva.
 
Una follia l’acquisto di 131 cacciabombardieri F-35? Solo per alcuni sembrerebbe.
Molti italiani invece di questa storia non ne sono nemmeno a conoscenza.
 
Il fatto è che di spese militari poco si parla, non sono una notizia, questo vuoto
si registra sia nella televisione pubblica italiana che in quella privata. Solo
alcuni giornali hanno voglia di approfondire la questione e un esempio di questi
giorni arriva da il Fatto quotidiano. La rete, come sempre si muove e sensibilizza
come può ed è a disposizione per chi ha la pazienza di navigare e cercare tra le
notizie non date dagli organi ufficiali di informazione.
 
Incuriosisce constatare invece che una notizia di tale portata: 20 miliardi di euro
previsti per le spese militari (soldi nostri?) non venga percepita come tale né
dalla società civile né dagli addetti all’informazione. Dovrebbe essere una notizia
“bomba” di questi tempi. Dovrebbe far sobbalzare tutti e suscitare domande e
curiosità. Ma se questa notizia non viene data e difficile che ciò possa accadere.
Le spese militari non trovano spazio e se lo trovano la notizia scivola dolcemente
tra le altre, così, en passant. Sarebbe invece importante per tutti cittadini italiani
poter ricevere dal nostro servizio pubblico, almeno quello del canone,
approfondimenti su temi così importanti. Poter meglio capire, ad esempio, per quale
motivo si è deciso di acquistare tali velivoli? Sapere se c’è urgenza di minaccia
internazionale. Sapere perché si è scelto di puntare su questo tipo (F-35)
di cacciabombardiere piuttosto che un altro. Si
 tratta della nostra sicurezza, giusto? Sarebbe importante conoscerne le
potenzialità belliche, o se preferite di “difesa”. Capire quali saranno i tempi di
acquisto, dove avverrà la produzione e con quali partner. Dove verranno presi i
fondi. Approfondire anche le questioni giuridiche: a
partire dalla nostra Carta costituzionale.
 
Che cosa ne vogliamo fare del nostro Articolo 11 che testualmente cita: “L'Italia
ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come
mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di
parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un
ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce
le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.
 Ed ancora sarebbe bello poter assistere in prima serata televisiva ad un dibattito
che si concentri non solo sulle questioni tecnico-finanziarie ma anche sulle
questioni etiche e morali che tale acquisto pone: la guerra e la pace. Un’analisi
sul dopo Iraq. Un bilancio dei morti sia tra la popolazione civile irachena sia
tra i militari americani. Quale ruolo giocò l’Italia. La recente e attuale questione
libica. Insomma, temi troppo spinosi e difficili, probabilmente. O forse non siamo
ritenuti all’altezza di poterli comprendere?
La guerra uccide, fa male e non serve a nulla. Ma muove interessi finanziari,
economici e espansionistici. Meglio non parlarne. Allora sarebbe importante in prima
serata almeno affrontare, in modo veniale in che modo decisioni del genere (come l’acquisto di
131 aerei militari) possono incidere sulle nostre tasche.
 
In un momento di crisi come quello che attraversa il nostro paese, sarebbe
interessante poter vedere una  bella inchiesta per capire se siamo davvero tutti
interessati a tali spese. Sapere qual è attualmente la forza dei nostri armamenti.
Sono obsoleti? Quanti aerei militari possediamo attualmente? Sono davvero
necessari131 velivoli o ne basterebbero molti di meno: per ripudiare la guerra e
promuovere la giustizia e la pace fra le nazioni? Come ci ricorda l’articolo 11.
Infine, ma non ultimo. Con questi 20 miliardi cosa si potrebbe fare di diverso per
sostenere l’economia del nostro paese Italia?
 
Ma tutto tace, e di spese militari non si parla. Così come non si è mai voluto
parlare del debito pubblico italiano. Sempre citato dai “tiggì” tra i servizi
economici: “oggi il debito pubblico si è attestato…” e via, sempre più veloce, per
passare ad un’altra notizia. Così facendo (finta che non fosse poi così importante
sapere quanto debito pro capite avesse ogni bambino appena nato in Italia) il debito
è cresciuto, sempre più, in modo sconsiderato, di anno in anno, nella disattenzione
di tutti. Il debito oggi è finalmente protagonista, sì è preso la scena! Un debito,
quello che oggi “finalmente” riusciamo a vedere, che però giustifica tutto (è
proprio così?) il sacrificio chiesto a molti italiani. Una disattenzione, quella di
tutti noi, colpevole. Colpa ne ha chi non ha voluto che si parlasse del debito
quando ancora si poteva intervenire e colpa l’ha chi ha voluto far finta di niente
tanto, prima o poi, qualcuno ci
 avrebbe messo mano. Invece nessuno lo ha fatto. E oggi si corre ai ripari.
 
Per evitare di non caderci un’altra volta torniamo all’appello iniziale di Peacelink.
La campagna ricorda anche quanto le manovre approvate in questi mesi graveranno sui
cittadini: “si stimano proprio in 20 miliardi i tagli agli Enti locali e alle
Regioni (che si tradurranno in minori servizi sociali o in aumento delle tariffe),
ed altri 20 miliardi di tagli alle prestazioni sociali previsti dalla legge delega
in materia fiscale ed assistenziale, senza contare il blocco dei contratti e degli
aumenti ai dipendenti pubblici e l'aumento dell'IVA che colpirà indiscriminatamente
tutti i consumatori”. Il tutto anche per partecipare ad un progetto militare
"faraonico" – denunciano i promotori dell’appello –  “di cui non si conoscono ancora
i costi complessivi (cresciuti al momento almeno del 50% rispetto alle previsioni
iniziali) che ha già visto aspre critiche di paesi partner  come la Norvegia e i
Paesi Bassi e l’ipotesi di cancellare gli
 acquisti da parte della Gran Bretagna. Senza dimenticare che, contemporaneamente,
il nostro paese partecipa anche allo sviluppo e ai costosi acquisti dell'aereo
europeo EuroFighter Typhoon”.
 
Dunque aerei militari sì, treni-notte verso il sud Italia no! Insomma le domande
alle quali vorremmo delle risposte in merito alla questione F-35 sono tante! Non
oscurare questa storia sarebbe davvero un bel servizio (pubblico) per i lettori, gli
ascoltatori e i telespettatori! Attendiamo allora fiduciosi qualche
approfondimento in Rai.
Per ora, per quanto ci riguarda, abbiamo voluto aprire un varco, ma da oggi ci
impegniamo a far emergere un po’ di luce su questa storia.
Meditate gente, meditate!!! Chiosava Renzo Arbore in una bella trasmissione televisiva.

*direttore di Confronti
 


Letto 27990 volte
Dalla rete di Articolo 21