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Nabucco addio
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di Valerio Refat

Nabucco addio da Il mondo di Annibale

Doveva rappresentare il corridoio energetico in grado di garantire all'Unione Europea approvvigionamenti per 31 miliardi di metri cubi di gas l'anno dai ricchi giacimenti azeri del Mar Caspio senza attraversare un palmo di territorio russo. Ma, complici la probabile defezione di partner di rilievo come la tedesca Rwe e l'attivismo di Mosca e Ankara nella costruzione di gasdotti concorrenti, a dieci anni esatti dalla messa a punto del progetto, il Nabucco rischia seriamente di restare sulla carta. Così come i 3.300 chilometri di condutture che trasporterebbero il metano proveniente dall'area di Shah Deniz II verso il terminale austriaco di Baumgarten passando per la Turchia, la Bulgaria, la Romania e l'Ungheria.

Se dal consorzio al quale è affidata la gestione del progetto, formato dalla società turca Botas, dalla bulgara Bulgargaz, dalla romena Trasgaz, dall'ungherese Mol, dall'austriaca Omv e dalla tedesca Rwe, ognuna delle quali detiene una quota del 16,67, fanno sapere che il Nabucco entrerà in funzione nel 2017 come previsto, un duro colpo alla fattibilità dell'opera è stato assestato da Jurgen Grossmann, numero uno di Rwe che, in un'intervista al "Wall Street Journal", ha manifestato per la prima volta l'intenzione di uscire dalla joint venture. Il dietrofront del colosso tedesco, secondo operatore in Germania nel settore atomico, sarebbe parte della politica di riduzione degli investimenti seguita alla decisione di Berlino di fermare tutte le centrali nucleari presenti sul territorio tedesco entro il 2022.

Allo stesso tempo Rwe guarda con interesse all'accordo, stipulato a fine 2011 da Turchia e Azerbaijan per la realizzazione del gasdotto transanatolico Tanap. I lavori per la sua messa a punto, affidati ad un consorzio formato dalla compagnia azera per l'energia Socar e dalle turche Tpao e Botas, inizieranno alla fine del 2012 e si concluderanno in cinque anni, con una spesa di poco inferiore ai quattro miliardi di euro. L'obiettivo è quello di far transitare 16 miliardi di metri cubi di gas l'anno dal Mar Caspio alle coste turche, per smistarne almeno 10 sui mercati europei.

Nelle scorse settimane Ankara ha sottoscritto con Mosca un'intesa relativa al passaggio sul suo territorio del South Stream, principale concorrente del Nabucco, che oltre a Gazprom annovera tra i partner anche l'Eni. L'accordo segna un punto a favore del Cremlino che non ha mai smesso di guardare al progetto europeo come ad un'operazione politica, orchestrata da Bruxelles e dai suoi ex satelliti dell'est per ridurne l'influenza nel gioco energetico euro-asiatico. Per privare il Nabucco della risorsa primaria la Russia, che tra il 2010 e il 2011 ha raddoppiato le importazioni di gas azero, prevede di aumentare di un ulteriore 50 per cento entro il 2013 le forniture di idrocarburi provenienti dalla piccola repubblica ex sovietica.

Nel frattempo la partita dei gasdotti rischia di complicare i piani statunitensi per isolare economicamente l'Iran. La scorsa settimana il Pakistan Economy Watch ha esposto pesanti dubbi sulla fattibilità della pipeline Tapi, destinata a collegare Turkmenistan e India attraverso Afghanistan e Pakistan, sostenendo, al contrario, la competitività del gasdotto che dal giacimento iraniano di South Pars fornirebbe metano direttamente ad Islamabad. Il ministero degli esteri pakistano ha già avvertito l'alleato americano che il progetto andrà avanti, nonostante le paventate sanzioni internazionali.

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