di Elisabetta Reguitti
Sembrerebbe proprio che il destino si sia divertito a giocare con i nomi e i fatti nel paese del profondo nord del sindaco padre-padrone Oscar Lancini che, nelle scorse settimane, si è lanciato anche negli insulti contro il presidente della Reubblica Giorgio Napolitano per la nomina a Cavaliere all'imprenditore che aveva saldato le quote mensa di alcune famiglie del paese. Ma torniamo all'attualità della Vittoria Romana di quel luogo in cui di brave persone ce ne sono. Come nel caso, per l'appunto di Vittoria Romana Gandossi, prima maestra e ora pensionata che corre come una matta per raccogliere fondi da destinare a chi in quel paese ne ha bisogno. Romana Gandossi, mentre attendeva la nipote, era anche stata aggredita da una “simpatizzante” del sindaco davanti a quella stessa scuola che era stata violentata con i simboli del partito di Umberto Bossi imposti dal primo cittadino insaziabile nella sua sete di visibilità politica. Ebbene ieri il tribunale di Brescia ha condannato la Lega nordi di Adro per un manifesto - affisso nella propria sede - contro la volontaria dello Spi Cgil. Nella sentenza viene sottolineato come il manifesto sia stato ‘un atto ritorsivo’ contro Romana Gandossi che, aiutando una famiglia di origine marocchina minacciata di sfratto, avrebbe contrastato il principio del ‘prima i nostri’ propagandato dal Carroccio. Secondo il giudice la vicenda quindi è da inquadrare nell’ambito delle molestie, definite come “comportamento che lede la dignità della persona e crea un clima degradante, umiliante o offensivo” (art.2 ult comma dlgs 215/03). Inoltre, per la prima volta a livello nazionale, viene affermato che si ha molestia per ragioni di etnia anche se la persona non appartiene a una etnia particolare, ma è molestata per aver difeso gli appartenenti a un determinata etnia o gruppo nazionale. Oltre a Vittoria Romana Gandossi infatti sono stati riconosciuti come parti lese anche l'Asgi (Associazione studi giuridici sull'immigrazione) e la fondazione Guido Piccini.
“Cara la me Romana sono tutti bravi a fare i culattoni con il culo degli altri” esordiva il volantino che si rivolgeva, per l'appunto a Vittoria Romana conosciuta con l'epiteto di nonna-anticarroccio che ha subito molestie di stampo razzista e ritorsioni. A confermarlo dunque il giudice Maria Grazia Cassia, secondo il quale tuttavia il danno è contenuto, perché tali insulti sono stati scritti per conto della sede "locale" della Lega “da un segretario che difende le ragioni della stessa nella forma sgrammaticata di cui alla missiva”. Un passaggio che non è piaciuto alla Cgil di Brescia (tra i promotori dell'iniziativa giudiziaria) che in una nota ha puntualizzato: “Quello su cui dissentiamo è la quantificazione della spesa che dovrà sostenere la Lega di Adro (complessivamente 7 mila e 500 euro). In sostanza pochi soldi solo perché il segretario della Lega della sezione si difende in forma sgrammaticata”. Nel ricorso fatto da Asgi e Fondazione Piccini erano stati chiamati in causa anche i vertici nazionali della Lega Nord, Giancarlo Giorgetti e Umberto Bossi, in qualità di rappresentanti lombardi e nazionali. Non a caso in sede di udienza, l'avvocato Matteo Brigandì in rappresentanza della Lega, si era dissociato dalle azioni compiute dalla sede distaccata di Adro. Il giudice ha comunque stabilito l’estraneità di “capi” padani.