di Giorgia Scaturro*
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo articolo scritto da Giorgia Scaturro, giornalista freelance e producer che vive a Londra. L'articolo è sul sito del Doha Centre for Media Freedom, organizzazione no-profit in Qatar che lavora per promuovere, difendere e preservare la linerta' dei media. Il centro persegue questo obiettivo sensibilizzando l'opinione pubblica, assistendo i giornalisti che he hanno bisogno e fornendo training per i reporter. Il DCMF ha una sede a Gaza e programmi in Libia, Iraq e Sudamerica.
Di seguito riportiamo un estratto dell'articolo (e di seguito il link al pezzo integrale).
... Le dimissioni di Silvio Berlusconi, Imperatore dei Media e il piu' longevo Primo Ministro dell'Italia del dopoguerra, apre una nuova era nella battaglia per la liberta' dei media. I giornalisti italiani non si devono piu' occupare di smascherare Bunga Bunga e possono dedicarsi finalmente a spingere riforme cruciali per la loro liberta' di espressione. Nonostantegli oltre 80 quotidiani, 10 televisioni nazionali, 550 canali locali e 1000 emittenti radiofoniche, molti giornalisti ritengono che l'informazione sia solo "parzialmente libera". Il pluralismo di per se' non garantisce la liberta' di informazione perche' la maggiorparte dei giornali e delle televisioni sono allineate con partiti politici o perseguono gli interessi degli azionisti privati.
Cosa accade ora?
Tra le vecchie democrazie europee il nostro è lo Stato “meno libero”. La motivazione è presto detta: l’Italia è un paese (l’unico al mondo) caratterizzato da un conflitto di interessi che è una vera e propria metastasi democratica - dice Stefano Corradino, Direttore di Articolo21 - La permanenza al governo per quasi vent’anni di un presidente del consiglio padrone di reti televisive ed aziende editoriali rappresenta una grave anomalia che limita di per sé la libertà di stampa.