di redazione*
Da tempo si conosce la drammatica realtà dei profughi, soprattutto eritrei, sequestrati dai predoni del Sinai, a fini di ricatto e traffico di organi. L’Alto Commissariato dell’Onu dichiara di esserne a conoscenza dal 2010. Ed ora si aggiunge la testimonianza di un ragazzo eritreo sfuggito ai suoi rapitori, che hanno messo una taglia sulla sua testa. Roberta Gisotti ha intervistato don Mussie Zerai, il sacerdote eritreo, presidente dell’agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppo...
Cosa fare per salvare la vita di questo giovane e quella degli altri sequestrati?
Cosa fare? Con l’aiuto di altre organizzazioni presenti sul territorio egiziano ci stiamo muovendo per aiutare in particolare questo ragazzo. Stiamo cercando di trovare un modo per tirarlo fuori dal territorio che è sotto controllo di queste bande trafficanti. Per gli altri, se non ci sarà un intervento delle autorità egiziane o comunque su pressione anche della comunità internazionale, o un intervento militare, sarà difficile uscire fuori da questa situazione. Finché il governo egiziano non collaborerà sarà difficile trovare una soluzione per tutti coloro che sono ancora nelle mani dei trafficanti.
Si può chiedere un intervento delle Nazioni unite più incisivo?
Sì. Si deve chiedere perché è passato più di un anno dalle prime denunce. Personalmente, sto denunciando questi fatti, e fino ad ora nessuno si è mosso. Sappiamo che a due passi da dove sono, c’è una presenza di caschi blu che potrebbero intervenire, qualora ci fosse l’autorizzazione da parte dei due Paesi Israele ed Egitto, per risolvere una volta per sempre tutti questi problemi di sequestro di persona, del traffico di organi e di tutti gli altri traffici che vanno avanti nella zona ormai da anni.
Lei si è fatto un’idea sul perché non si sia fatto ancora nulla per risolvere questa drammatica realtà?
L’Egitto è diventato un territorio fuori controllo perché queste bande, circa 600 mila persone che sono i beduini, sono quasi tutte armate e sono spesso in contrasto con il governo centrale. Quindi la situazione è diventata difficile da gestire: tra autonomisti e gli altri trafficanti, l’Egitto non riesce ad intervenire. Israele, non riesco a comprendere perché non faccia pressioni sufficienti, affinché ai suoi confini non ci siano questi tipi di traffici. Se ci fosse la pressione di Israele, si potrebbe anche arrivare una soluzione con un intervento anche militare della comunità internazionale. Però questo non avviene, non riesco a capire quali siano veramente le ragioni. Se Israele lo vede come deterrente alle immigrazione irregolare, e se fosse così, sarebbe terrificante perché in gioco c’è la vita di centinaia di persone che sono morte; parliamo di più di tremila persone che sono sparite nel nulla dal 2009 al 2011. Un numero consistente, con un giro di traffici di organi che testimoniato da questo ragazzo, che è un testimone oculare anche di questi tipi di traffici. Lui stesso, ha detto di aver visto con i suoi occhi sacchetti pieni di organi di persone, quindi non è possibile tollerare un traffico del genere nel 2012!
La stampa ha denunciato abbastanza?
Dire abbastanza è un po’ troppo, perché bisognerebbe fare una denuncia martellante. È vero che Cnn, Bcc, L’Avvenire ed altri giornali, la Radio vaticana si sono occupati spesso di questo, però non abbastanza. Tranne la Repubblica on line, gli altri quotidiani italiani hanno dato poco spazio alla vicenda. E così negli altri Paesi. Non è abbastanza, bisognerebbe fare di più.
*tratto da http://www.oecumene.radiovaticana.org