di Pietro Nardiello
Il dado è tratto, Vincenzo De Luca, attuale sindaco di Salerno, sarà “il candidato forte” che il PD opporrà a Stefano Caldoro del PDL. La standing ovation incassata dallo “sceriffo” al congresso romano dell’ IDV rappresenta il suggello definitivo ad una settimana molto tribolata che, dopo la richiesta bassoliniana con la quale auspicava l’individuazione “di un candidato esterno ai partiti”, ha visto convergere alla corte deluchiana prima i Radicali, poi il parlamentare Alfonso Andria ed infine anche il sindaco di Napoli Rosa Russo Ievolino che si è resa disponibile a sostenere “il candidato scelto per la coalizione”. Una corsa tra i due Poli perché, ovviamente, nonostante le dichiarazioni di facciata e la lunga propaganda elettorale nessuna coalizione in Campania sarebbe capace di indicare un nome nuovo senza passare per le forche caudine delle segreterie dei Partiti.
Ma come e perché le due coalizioni che si sfideranno per l’appuntamento del 28 e 29 marzo sono giunte a queste decisioni? Voltiamo lo sguardo al recente passato che, al contrario di quanto sostenuto dall’Asse Berlusconi-Bertolso, non è assolutamente un ricordo e che si riassume con la definizione di emergenza rifiuti. Le scelte dei candidati rispondono a questo peccato originale.
Il PD voleva, e almeno per ora c’è riuscito, mettere nell’angolo con toni pacati Antonio Bassolino reo con la sua coalizione di non aver saputo porre rimedio a questo disastro ambientale ma, allo stesso tempo, auspicava di individuare un candidato che in piazza potesse urlare, contro la parte avversa, le colpe di un sistema trasversale che ha visto intorno allo stesso tavolo politici, imprenditori e camorra per spartirsi i soldi che la munnezza connection ha offerto loro. Quel tipo di pendenze penali che incombono su De Luca non interessano, o quasi, proprio a nessuno perché non puzzano di munnezza. Anche Silvio Berlusconi desiderava un uomo lontano da questo sistema aspettando, così, che i riflettori sfocassero la propria intensità sulla Biutiful Cauntri campana e per questo, in tempi non sospetti, indicò in Lettieri, presidente degli industriali di Napoli, la persona adatta a fare ciò. Ma come ben sappiamo non se n’è fatto nulla e la successiva proposta di candidare l’indagato Nicola Cosentino ha subito il fuoco amico degli ex alleanzini che non avrebbero mai accettato di ricevere, durante la campagna elettorale, le ingiurie dei loro avversari che li avrebbero sempre definiti dei camorristi. Dal cilindro berlusconiano viene fuori Caldoro che adesso deve calmierare una guerra intestina di non poco conto. L’UDC per sostenerlo verso la corsa a Palazzo Santa Lucia pretende la candidatura di un proprio uomo, nel caso specifico Domenico Zinzi, alla presidenza della provincia di Caserta proprio nel feudo di Nicola Cosentino che, ovviamente, non vuole retrocedere in casa sua dove gode di prestigio e consenso e per nessun motivo sarebbe intenzionato a consegnare, in caso di vittoria, la poltrona della presidenza agli ex democristiani. Anche in base a questa scelta si potrà capire quale futuro politico attende Cosentino se un lento, ma inesorabile declino, oppure una ricollocazione territoriale come leader nel proprio feudo. Da questi equilibri non facili da mantenere dipenderà il futuro di Caldoro.
Ritornando al Pd, la scelta su Vincenzo De Luca non è ricaduta solamente per i meriti di cui sopra a cui vanno aggiunti i buoni risultati ottenuti alla guida della città di Salerno, che rappresentano un buon biglietto da visita per raccogliere consensi tra un elettorato più ampio, ma anche perché “lo sceriffo” rappresenta l’unico politico presente in Campania capace di mettere d’accordo, facendoli convergere verso un unico progetto anche attraverso varie Liste, rappresentanti di diverse esperienze politiche. Quale futuro potrà avere De Luca? Questo dipenderà molto da quanti bassoliniani riuscirà a far sedere dalla propria parte che, nonostante tutto, rappresentano un’area molto importante ed influente capace di decidere ancora i destini elettorali e politici di un candidato. Superato questo scoglio di non poco conto per De Luca la strada sarà in discesa.
E De Magistris? A quanto pare l’ex PM parla di percorsi nuovi partendo dai movimenti, dalle idee espresse dalle persone senza guardare alle appartenenze e questo, checché se ne dica, in Campania non trova ancora il giusto sostegno.