di Santo Della Volpe
Basta coi "papelli fatti di scelte incoerenti della politica". basta coi condoni, i voti di scambio e le candidature di persone condannate per reati gravi. Stop anche a riciclaggio e corruzione. Perche' per contrastare la criminalita' organizzata bisogna eliminare tutte quelle misure "che la fanno esultare" e la rendono piu' forte. E' uno dei passi principali del “manifesto per un mondo liberato dalle mafie”, presentato alla fine di tre giorni intensi di dibattito agli Stati Generali di Roma. un manifesto dove si ribadiscono anche alcuni concetti chiave come la difesa della costituzione e di quell’articolo 21 della carta costituzionale che stabilisce la liberta’ di stampa, espressione ed opinione nel nostro paese. un manifesto che chiede anche di ribaltare il clima di questi mesi e cominciare a parlare di “contrattacco” ,di rottura della sindrome da accerchiamento per “accerchiare” invece chi vuole cambiare la costituzione reale e materiale del nostro paese, facendosi forza proprio dei principi sani ed inalienabili della costituzione del 1948
.“Il manifesto“ di libera e’ un documento inedito, realizzato con il contributo di 2.500 persone e 100 relatori, che suddivisi in 17 gruppi hanno scritto una “ricetta” contro le mafie: e’ un elenco di trenta punti che scandisce gli impegni dell'associazione e le richieste per la politica, validi per i prossimi 3 anni, e si conclude con la richiesta di un provvedimento legislativo che dedichi la giornata del 21 marzo di ogni anno alla memoria di tutte le vittime della mafia. Il manifesto chiede di approvare in tempi rapidi un testo unico della legislazione antimafia, "per superare le attuali disfunzioni e garantire una piu' efficace azione di contrasto; di istituire un'agenzia nazionale per la gestione dei beni sottratti alle mafie, di rivedere il reato del voto di scambio e della normativa sui comuni sciolti per mafia, di adottare un codice etico che impedisca la presenza di persone condannate o rinviate a giudizio per gravi reati ("e' opportuno che il parlamento apra il dibattito e se necessario vari una norma vincolante", ha sottolineato Francesco Forgione, gia' presidente della commissione antimafia). bisogna inoltre "contrastare l'abusivismo edilizio, eliminando il ricorso ai condoni; riformulare la legge sulla droga e sull'anti-doping mettendo al centro la tutela della persona; istituire un'authority indipendente per contrastare il fenomeno del riciclaggio dei capitali di provenienza illecita, la repressione di traffici internazionali di armi, delle zone grigie e dei paradisi fiscali dove avvengono le triangolazioni, introducendo in particolare il reato di intermediazione".
Gli stati generali dell'antimafia propongono anche una legge di iniziativa popolare per l'introduzione nel codice penale dei delitti contro l'ambiente e alle istituzioni chiedono il sostegno ai testimoni di giustizia (anche attraverso l'istituzione di un tutor), l'estensione del reato di corruzione tra i privati e l'istituzione di un'authority indipendente contro questo reato. Infine, un'attenzione particolare al mondo della cultura e dell’informazione: Per la prima volta si è aperto un tavolo di confronto fra autori, registi, mondo della cultura, con magistrati impegnati in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata e con la rete di Libera nei territori, sul modo in cui trattare questi temi nei media nuovi e tradizionali, a partire dalla fiction televisiva, coniando in sintesi ,lo slogan di “una fiction, una cultura attenta perché libera, libera perché attenta”.
E di fronte alla deriva culturale che ha raggiunto livelli tali da rendere più debole la capacità di selezione critica degli spettatori e soprattutto dei giovani, gli Stati Generali dell’Antimafia chiedono una svolta energica: investire nella cultura e nella scuola, nell’informazione e nella formazione. Per quanto riguarda poi la televisione, puntare alla difesa dell’informazione pluralista e poi sullo sviluppo della docu-fiction all’interno dei palinsesti a fianco della fiction tradizionale, unendo elementi di documentazione storica e della realtà a ricostruzioni filmiche. Proporre e progettare proposte di serate tematiche nei palinsesti TV che comprendano fiction, brani di film, testimonianze dal vero, anche attraverso un linguaggio innovativo. Sull’esempio del teatro di Paolini e Cavalli e nel solco della tradizione cinematografica italiana, diversificare contenuti e linguaggi nella rappresentazione di mafia e criminalità (dalla commedia amara di Sordi e Manfredi al teatro civile che irride il potere).
Molti hanno avanzato la richiesta di avere più cinema e più fiction in TV, ma insieme più inchieste giornalistiche all’interno di palinsesti di migliore qualità. Anche la bella televisione, se si ha il coraggio di farla, fa ascolti e in questo senso appare centrale il ruolo del Servizio Pubblico e in particolare di Rai Cinema, di Rai Fiction , senza dimenticare il ruolo del polo privato di Mediaset. Sotto questo profilo è decisiva un’attenzione al prodotto di qualità da parte dell’industria del cinema e maggiori finanziamenti dello Stato per la cultura, lo spettacolo e la musica, anche attraverso una nuova legge di sistema. Infine sviluppare l’uso del web come sistema creativo multimediale e di collegamento fra gli stessi autori ed artisti e la rete di giovani creativi che, nel campo della cultura, dell’arte e dello spettacolo, fanno riferimento a Libera ed ad Articolo21. Il Manifesto di Libera chiede infine alla RAI di "assicurare nei suoi palinsesti spazi di informazione e approfondimento sui grandi problemi sociali del paese nel rispetto di quanto previsto dal contratto di servizio pubblico", puntando cosi' allo sviluppo della docu-fiction oltre che a quello della fiction tradizionale.
Il quadro dell’informazione giornalistica emerso dal gruppo di lavoro è sostanzialmente improntato a un grande pessimismo. Tutti gli interventi hanno concordato, alcuni dandolo addirittura per scontato, sul durissimo attacco che il premier Berlusconi e il governo stanno portando all’Articolo 21 della Costituzione, come parte di un più generale disegno di attacco alla Costituzione stessa. I contributi delle persone provenienti dai territori,soprattutto da quelli controllati dalle mafie, hanno ancora una volta messo in evidenza la grande difficoltà, i rischi e la solitudine di chi vuole mantenere accese le luci sugli angoli bui della realtà, di fronte a contiguità fra politici, imprenditori, interessi di origine criminale, sfruttamento di forze professionali giovanili, indifferenza o a volte ostilità di una opinione pubblica permeata di sottocultura mafiosa. Grande preoccupazione è stata poi espressa per le prossime battaglie sul disegno di legge per le intercettazioni, vero banco di prova della tenuta democratica. Grande interesse ha suscitato la comunicazione dell’avvocato Domenico D’Amati, legale della FNSI e tra i principali animatori e consulenti d Articolo 21, che ha parlato della necessità di passare ad un deciso contrattacco, rispetto alle micidiali richieste di indennizzo civile da parte di mafiosi o amici dei mafiosi che intentano cause civili contro i giornalisti che scrivono articoli non solo sui crimini scoperti, ma anche sulle contiguità e complicità con i criminali.
Ci sono precedenti molto gravi, ma ci sono anche molte possibilità di risposta, con precisi riferimenti all’azione già intrapresa e da sviluppare a livello europeo. Il contrattacco deve prevedere specifiche procedure da studiare nel nostro paese e la formazione di una nuova cultura democratica per i diritti legali. Per quanto riguarda il web, vi sono stati stimolanti interventi di giovani attivi nei territori, mentre altri hanno denunciato la perdita di credibilità del giornalismo rispetto a battaglie che, partendo dall’esperienza de ‘I Siciliani’, hanno costretto poi alla chiusura di Casablanca e alla successiva azione di rivalsa economica nei confronti degli ex-redattori del giornale di Pippo Fava, che è stata fermata solo da una solidarietà nazionale che non ha avuto però uguale riscontro a Catania. Anche la vicenda di Fondi è stata discussa e Nicola Tranfaglia ha denunciato gravi minacce da lui stesso avute sulla piazza della cittadina laziale. Il seminario sull’informazione, gestito da Roberto Morrione, ha fatto richieste precise ed obiettivi da sviluppare. Stabilire nuovi rapporti con le istituzioni amministrative nei territori e in tutta Italia: regioni, comuni, province, in assenza di un organico e credibile impegno del governo e sulla scia di quanto Libera Informazione sta facendo. Realizzare progressivamente reti regionali di collegamento fra siti, blog, radio e web-radio, giornali informatici e stampati, chiedendo a Libera di assumere questo impegno come centrale e creando agenzie periferiche sul modello di Libera Informazione che facciano capo a iniziative delle sedi e dei presidi dell’associazione. Questi collegamenti devono coinvolgere riviste specializzate quali Narcomafie e Antimafia 2000. La formazione di data-base, archivi di materiali e documenti informatici e stampati, da immettere in circuito facendone un patrimonio diffuso in tutti i territori, anche d’intesa con Teche Rai. La richiesta di una particolare ‘cultura del contrattacco’ in materia di assistenza legale contro le richieste di indennizzo civile, insieme con forme di equiparazione legislativa fra i diritti di chi querela e i diritti di chi è attaccato anche sotto il profilo dell’eventuale indennizzo nei confronti del giornalista querelato. Per quanto riguarda la situazione del servizio pubblico radiotelevisivo, considerato il pericoloso progetto del governo di rivedere il contratto di servizio facendone in sostanza uno strumento di interferenza con l’autonomia di reti e telegiornali, la richiesta ai vertici della RAI e alla presidenza della Commissione di Vigilanza di un incontro per chiedere garanzie di precisi spazi nei palinsesti per i grandi problemi sociali del Paese, a partire dalla lotta alle mafie. Analoga richiesta era venuta un anno fa da parte delle associazioni facenti capo alla Tavola della Pace. L’appoggio all’Osservatorio per la tutela dei giornalisti a rischio promosso dalla FNSI e dall’Ordine dei Giornalisti per diffondere a livello nazionale un motivato appello a evitare ogni forma di autocensura, vero nemico della buona informazione. La richiesta, anch’essa da indirizzare insieme con la FNSI all’Ordine dei Giornalisti, affinché siano sanzionati metodi e contenuti di campagne di intimidazione e mortificazione dei diritti personali nei confronti di giornalisti, magistrati e quanti si oppongono ai disegni che colpiscono l’articolo 21, quali quelle messe ripetutamente in atto da Il Giornale.
Il manifesto sara' consegnato al presidente della Repubblica , ai presidenti di Camera e Senato e alle Istituzioni Europee. "Oggi - ha detto Don Luigi Ciotti, presidente di Libera - sono avvelenati i 'pozzi' della politica. Bisogna cambiare falda trovare acqua pulita, acqua nuova. Una politica che sia veramente per il 'bene comune'." "Si sente un gran parlare in questi giorni - ha proseguito Don Luigi Ciotti - di un papello che sarebbe la prova documentata di una trattativa tra mafia e Stato. Non vogliamo sottovalutare la gravita' dei fatti su cui sono in corso le indagini, ma non esiste forse oggi un papello che e' sotto gli occhi di tutti ed e' fatto di scelte incoerenti come i provvedimento che riducono l`efficacia dell`azioni di contrasto vedi l`uso delle intercettazioni, o quando assistiamo a comuni che non vengono sciolti utilizzando scorciatoie che creano pericolosi precedenti come nel caso del comune di Fondi, o il provvedimento dello scudo fiscale e il tentativo gravissimo di limitare l`autonomia della magistratura". "Queste sono scelte incoerenti che fanno esultare le mafie. Non possiamo lottare contro le mafie - ha concluso Luigi Ciotti- senza politiche sociali a tutela delle persone, dei piu deboli, senza interventi economici mirati e tutela e diffusione dell`area dei diritti".