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Rifiuti: la condanna della Corte dei Conti mostra ancora di più la “singolarità” dell’Italia
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di Francesca Santolini*

Rifiuti: la condanna della Corte dei Conti mostra ancora di più la “singolarità” dell’Italia

La sentenza europea mostra una volta di più la singolarità dell’Italia di fronte alle categorie di giudizio dei nostri partner europei. Nei paesi normali lo smaltimento dei rifiuti è un problema da risolvere per vie ordinarie, perché è per eccellenza un problema ordinario. Poiché non c’è nulla di più prevedibile della produzione di rifiuti, è semplicemente assurdo che le misure necessarie per smaltirli siano prese nel quadro delle procedure eccezionali che si adottano per gli eventi catastrofici. Ma il punto non è soltanto questo. La Commissione ambiente ha bloccato un finanziamento di ben 500 milioni di euro perché nessuno, in Campania o nel Governo, è stato in grado di presentare un progetto che
preveda la raccolta, il riciclo, la valorizzazione energetica dei rifiuti. Cioè perché nessun governo, né locale né regionale, ha saputo svolgere il proprio ruolo di governare. Non l’emergenza, ma l’ordinarietà. L’ultima dichiarazione di Bertolaso conferma questa situazione. Quando invita la commissione a verificare che ormai è tutto risolto non solo
nega la realtà di un’intera regione, ma soprattutto non si accorge del problema principale che preoccupa l’Europa. La Commissione gestisce i fondi comuni e li deve impiegare correttamente. Perciò non può concedere finanziamenti se i governi non dimostrano di essere in grado di attuare politiche stabili, quotidiane e ordinarie, perché troppo
alto sarebbe il rischio che i fondi vadano sprecati.
L’Europa può sembrare qualche volta distante e burocratica. Ma in questo caso svolge un ruolo fondamentale di richiamo ad alcuni valori condivisi che troppo spesso in Italia si dimenticano. Se vogliamo utilizzare i soldi di tutti gli europei per creare un sistema efficiente di smaltimento, dobbiamo prima di tutto dimostrare che la nostra politica è in grado di progettare, realizzare e gestire programmi moderni ed efficienti. Nel quotidiano e senza l’intervento straordinario dell'ex supereroe Bertolaso.

(...) In un libro dall'accattivante titolo Sorci Verdi, Carlo Ripa di Meana  racconta la sua esperienza di ministro dell'ambiente socialista prima, e segretario dei Verdi poi. Al suo primo giorno da ministro, racconta, gli prospettarono la gravità del problema dei rifiuti, che invece non appariva affatto nei mezzi di comunicazione. I funzionari ministeriali gli
spiegarono, allora, "che in alcune regioni, a cominciare dalla Campania, la gestione dei rifiuti è in mano alla criminalità organizzata". Era vero, come abbiamo potuto verificare nella terribile estate del 2008 quando, a sedici anni dall'esperienza di Ripa di Meana, le contraddizioni di un sistema insostenibile sono esplose nella crisi di Napoli. Le immagini
della città sommersa dai rifiuti hanno rapidamente fatto il giro del mondo, minando fortemente la credibilità del secondo governo Prodi e preparando la  strada a una nuova profondissima crisi del centrosinistra italiano. Dinanzi alle immagini del disastro napoletano le riflessioni di Ripa di Meana suonano come una tetra profezia. Il verificarsi puntuale del collasso annunciato era la dimostrazione plastica di quanto, nonostante fiumi di parole e dichiarazioni di principi, la politica degli ultimi vent'anni, quale che sia stato il colore politico dei governi, sia stata in Italia ben lontana dall'affrontare il cuore dei problemi ambientali del nostro paese. Mentre il 1992 segava il collasso dei partiti tradizionali e l'urgenza di una nuova dimensione politica, più concreta e meno ideologica, gli anni
seguenti hanno visto farsi sempre più ampia la distanza tra le dichiarazioni di principio e le iniziative concrete. I rifiuti della Campania sono stati per anni un terreno di scontro
elettorale, nel quale si sono sfidati politici di orientamento diverso. Un terreno sporco, come d'altronde era prevedibile considerando la materia di cui era composto, che ha permesso ad alcuni di costruire le proprie fortune, ad altri di rischiare di perdere tutto. Gli unici che da questo gioco di potere hanno perso sono stati gli italiani, vittime dell'inadeguatezza di una politica incapace di trovare nel tempo risposte efficaci al problema
(...). pag. 27, 28. Passione Verde, Marsilio 2010.

*Autrice del libro "Passione verde" Marsilio 2010


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