di Pietro Nardiello
Il tempo è scaduto e in soli dieci giorni sua emittenza Silvio Berlusconi non è riuscito, insieme ai suoi fidatissimi uomini, Guido Bertolaso e generale Morelli, a risolvere “la nuova!!?” emergenza rifiuti di Napoli e provincia. Basta percorrere solamente alcune strade del capoluogo partenopeo, periferie o zone centrali è lo stesso, per comprendere la gravità dello stato di fatto. Oramai è chiaro che le responsabilità non sono della popolazione, che a Napoli paga la TARSU più alta d’Italia, ma di chi avrebbe dovuto dar luogo ad un piano rifiuti, a partire dalla raccolta differenziata che proprio nel capoluogo partenopeo non viene fatta sull’intero territorio cittadino, all’indomani della promulgazione del decreto con il quale si annunciava il termine dell’emergenza rifiuti il 31 dicembre del 2009.
Invece le immagini trasmesse dai TG ci riportano indietro di alcuni anni mostrandoci, nuovamente, scontri tra forze dell’ordine e popolazione. Oramai dovrebbe essere chiaro a tutti, che l’unico piano proposto dalla triade, Berlusconi-Bertolaso-Morelli, è rappresentato dalla ricerca di buchi da adibire a discariche per nasconderci tutta l’immondizia in giacenza per le strade. Dopo i cruenti scontri di Terzigno la preannunciata seconda discarica dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, rappresentare solamente un brutto sogno. Questo perché le altre attualmente attive garantirebbero una soluzione del problema esclusivamente per un massimo di due anni. Ma l’esigenza di sversare immediatamente i rifiuti da qualche parte ha indotto il presidente del PDL della Provincia di Napoli Luigi Cesaro, che in zona ha molti interessi, a indirizzare le colonne di auto compattatori proprio in quel di Giugliano a Taverna del Re, un luogo anch’esso già chiuso e dove si sono registrati immediatamente nuovi scontri con le forze dell’ordine. Anche in quel di Chiaiano sono incominciati degli sversamenti straordinari contravvenendo, però, anche agli orari previsti dai regolamenti stilati che prevedono tale attività esclusivamente nelle ore notturne per non arrecare ulteriori disagi ai cittadini del posto. Ma anche sul fronte Chiaiano la protesta si è fatta più dura. La gente è scesa nuovamente in strada bloccando gli auto compattatori che avrebbero dovuto sversare immondizia eccedente alla quota giornaliera prevista.
L’emergenza rifiuti in Campania, così come abbiamo scritto anche in altre occasioni, rimane un’esigenza dalla quale non si può prescindere per ragioni economiche e politiche.
Rilanciamo ai nostri lettori alcuni punti di vitale importanza per un argomento che rappresenta uno dei momenti più bassi per la nostra Democrazia e la nostra Costituzione. Ricordiamo che proprio la Carta Costituzionale sancisce il diritto alla salute ma il registro dei tumori, in Campania, dal 2005 non è stato più aggiornato.
In tutto questo si evince un’assenza della politica locale che altro non fa che difendersi dalle accuse della triade. I sindaci del Parco, protagonisti di alcune eclatanti azioni di protesta hanno solamente risposto, dopo tanto tempo, alle sollecitazioni, in alcuni casi senza convinzione, del proprio elettorato che non potevano essere più ignorate. Altro scalpore lo si nota proprio dalla mancata formulazione di proposte, l’importante è allontanare solamente di qualche chilometro la discarica dalle proprie abitazioni. Proposte, invece, che formulano i comitati antidiscarica quelli, per intenderci, considerati violenti e amici dei camorristi.
Le loro proposte le riportiamo e le rilanciamo: si parte da una riduzione a monte dei rifiuti mediante accorgimenti che, ad esempio, prevedono contenitori di tipo biodegradabile; si prosegue con la partenza effettiva della raccolta differenziata fino a raggiungere la costruzione di impianti a trattamento manuale ( T.M.M.) così come già esiste a Vedelego in provincia di Treviso e così come già richiesti dalla provincia di Benevento; in conclusione si pensa alla costruzione di impianti di compostaggio per la trasformazione dei rifiuti in compost per terreno agricolo. Non appaiono delle proposte pretestuose ma che di sicuro non piacciono a coloro che preferiscono impianti molto costosi, come gli inceneritori, erroneamente chiamati termovalorizzatori.