di Giuseppe Giulietti
“Vieni avanti censore!” Questa è la sfida che Articolo21 intende lanciare a quanti, a cominciare dal direttore generale, hanno già annunciato l’intenzione di promuovere azioni disciplinari contro quanti hanno ancora intenzione di rassegnarsi alla scomparsa della Rai. La manifestazione di Bologna, peraltro promossa dal sindacato dei giornalisti, come le decine di iniziative promosse in tutta Italia sono un vero e proprio atto d’amore di chi ancora paga un canone per essere insultato, vilipeso, cancellato, censurato. Per la prima volta gli esclusi e gli escludendi manifestano non contro il servizio pubblico, come pure facevano i leghisti e i forzisti prima di occuparla, ma per il servizio pubblico.
Può sembrare un paradosso, ma cosi è. Non si tratta dunque di un gesto di disobbedienza civile, ma di una vera e propria campagna nazionale per reclamare l’obbedienza civile alla costituzione, alle leggi, all’articolo 21 della Costituzione. Gli unici veri disobbedienti civili sono quelli che adorano i conflitto di interesse, che hanno sottomesso la Rai agli interessi di Mediaset, che concordano per telefono la espulsione di giornalisti e autori sgraditi, i veri disobbedienti, i veri felloni sono loro. E contro di loro bisognerà promuovere ogni iniziativa utile a facilitare la loro immediata rimozione.
Se e quando tenteranno di chiudere la bocca a Michele Santoro,a Serena Dandini, a Raitre, a Giovanni Floris, a Corradino Mineo, che non si è piegato al comando di oscurare la grande manifestazione bolognese, se e quando ci proveranno dovremo costruire attorno a loro e a tanti altri una vera e propria grande muraglia della solidarietà, della azione civile, della denuncia quotidiana,i ndividuale e collettiva.
Il collegio dei legali di Articolo21, coordinato dall’avvocato Domenico D’Amati è già pronto a presentare le sue denunce e i suoi esposti ovunque sarà possibile: ai tribunali, alla Corte dei Conti, al Tar, al Consiglio di Stato, li inseguiremo ovunque, aula per aula, procura per procura.
Non gli daremo tregua sino a quando non se ne andranno.
Non ci sono mediazioni possibili quando è in gioco la libertà d’espressione e la libera circolazione delle opinioni.
In ogni caso questi signori hanno già dimostrato di avere più a cuore il conflitto di interessi che non l’interesse generale; qualsiasi censura è sempre da respingere, ma una censura inflitta da chi ha fatto finta di non vedere e di non sapere alcunché circa le gravissime violazioni deontologiche ed etiche che si sono consumate attorno a loro e tra di loro, ha un sapore ancora più disgustoso, sembra quasi un inno alla vita intonato dalla associazione nazionale dei boia.