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Elezioni regionali 2010: "Una vittoria a colpi di bavaglio e propaganda tv"
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di Giuseppe Giulietti*

Elezioni regionali 2010: "Una vittoria a colpi di bavaglio e propaganda tv"

“No la tv non conta nulla, ma per carità parliamo di cose serie e lasciamo stare le fesserie sulla censura, Travaglio, Santoro, la Guzzanti, tutta gente che ci fa perdere voti…”, quante volte abbiamo dovuto ascoltare e leggere queste idiozie declamate con aria fintamente intelligente da politici e giornalisti di ogni colore e profondamente uniti dal cerchiobottismo, dal terzismo più o meno a tariffa, dal consociativismo più deteriore e comunque subalterno al pensiero unico berlusconiano. Il capo supremo, che piaccia o no, ha picconato tutte queste fesserie da bar sport, e non dei migliori, e ha costruito la sua rimonta e la sua vittoria politica ancora una volta, e per l’ennesima volta, sul controllo diretto delle tv.
Non vi è dubbio che il centro destra e Berlusconi in prima persona non abbiano vinto solo per le tv, ma è altrettanto certo che non avrebbero vinto senza le tv.
Per quale ragione il sultano avrebbe altrimenti imposto il bavaglio alle trasmissioni a lui sgradite?
Perché, come hanno notato Marco Travaglio e Norma Rangeri, si sarebbe tanto affannato a telefonare a destra e a manca per chiedere la soppressione dei programmi della Dandini e di Santoro?
Se questi programmi, come sostenuto per altro da qualche anima poco candida del centro sinistra, avrebbero sempre portato valanga di voti ai berlusconiani, per quale follia il capo supremo si sarebbe tanto dannato per imbavagliarli?
La realtà è ben altra: Berlusconi è un grande professionista del settore e sa benissimo che la pubblica opinione forma le sue convinzioni, anche elettorali, attraverso i tg e la ripetitività dei temi e degli spot.
L’industria della paura ha avuto il suo laboratorio in tv, nel polo Raiset, e successivamente gli attori politici della destra hanno dato sostanza a quella produzione, l’hanno trasformata in consenso.
Questa volta il sultano era talmente impaurito, che ha sentito il bisogno, prima di imbavagliare gli avversari e la pubblica opinione, poi di lasciare a mani libera tutti i canali e i tg da lui direttamente controllati.
Nulla è stato lascito al caso, da qui anche la scelta, programmata, di invadere ogni spazio nell’ultima settimana e di puntare tutte le carte sui contenitori familiari e sul recupero delle astensioni.
Naturalmente l’operazione è riuscita, sconvolgendo le stesse previsioni dei ricercatori.
Genialità del grande comunicatore? Debolezza degli oppositori? Entrambe le affermazioni sono veritiere, ma nulla di tutto questo sarebbe stato consentito altrove perché esplicitamente vietato dalla legge.
In questo modo torniamo al punto di partenza, Berlusconi non vince solo per il controllo dei media, ma non potrebbe vincere senza, con buona pace dei Ponzio Pilato di ogni parrocchia e di ogni fede.
Del resto, se ancora ci fosse stato bisogno di una conferma, l’ha subito fornita il crociato Minzolini  che, appena qualche ora dopo l’esito del voto, ha subito comunicato alla sua redazione che procederà alla immediata sostituzione di tre conduttori del tg; casualmente, molto casualmente, si tratta di tre giornalisti - Tiziana Ferrario, Paolo Di Giannantonio e Piero Da mosso - che avevano osato rifiutarsi di firmate una lettera di solidarietà al direttore, accusato dai sovversivi del Fatto, di Repubblica e dell’Unità, di aver confuso, a proposito del caso Mills, prescrizione e assoluzione.

In qualsiasi altro servizio pubblico il gruppo dirigente avrebbe sostituito il direttore, qui vengono sostituiti i giornalisti.
C’è ancora qualcuno che voglia sostenere la tesi dell’ininfluenza?
Le autorità di garanzia pensano di cavarsela con un multa da centomila euro a tg1 e a tg 5?
Lo scrittore Roberto Saviano, qualche giorno fa, aveva lanciato la sua provocazione chiedendosi e chiedendo se non fosse giunto il momento di convocare in Italia gli ispettori dell’Ocse, la grande organizzazione internazionale chiamata a certificare la regolarità dei processi elettorali.
Naturalmente le sue parole sono state accolte, tra gli addetti ai lavori, con grande scetticismo, con malcelato fastidio e persino con esibito fastidio “per il suo ingenuo radicalismo”.
Subito dopo le stesse parole, forse accompagnate da un pessimismo ancora più estremo, sono state pronunciate dal professor Giovanni Sartori in una bellissima intervista che potete leggere sul sito di articolo 21, anche Sartori è un radicale? Anche lui è un seguace di Di Pietro, Santoro, Travaglio?
Anche lui un rosso sovversivo?
Forse sarà il caso di smetterla di pensare e di scrivere simili idiozie e di tentare di individuare un possibile rimedio, almeno una attenuazione dei suoi effetti più devastanti.
Non vi è dubbio che alle organizzazioni internazionali, dall’Ocse alla Freedom House, da Reporter Sans Frontiers alla Fondazione Soros, si debba chiedere di effettuare un monitoraggio della situazione italiana non solo in occasione delle competizione elettorali, ma anche nei periodi di cosiddetta normalità, dove forse si consumano le peggiori violazioni e si prepara il terreno per gli abbondanti raccolti elettorali successivi.
Nel frattempo le opposizioni farebbero bene a ringraziare quelle donne e quegli uomini che, in questi ultimi mesi, nonostante tutto, hanno tenuto accese le luci mentre altri imponevano il buio.
Ci riferiamo a quanti nei partiti, nei movimenti, nelle associazioni, tra i giornalisti non si sono rassegnati e hanno dato vita alle straordinarie giornate per la libertà e la Costituzione che hanno conosciuto momenti straordinari lo scorso 3 ottobre, il 5 dicembre e il 27 febbraio con il popolo viola, sino alla emozionate serata di Bologna promossa dai sindacati dei giornalisti e fortemente voluta da Michele Santoro, dalla sua squadra, da milioni di cittadini che non vogliono vedersi sottratto il diritto ad una libera scelta.
Di tutti loro e di tanti altri ci sarà ancora e più che mai bisogno quando il capo supremo lancerà le due campagne berlusconissime: quella per impedire le intercettazioni e il diritto di cronaca e quella per realizzare una repubblica presidenziale a telecomando unificato.
Sarà il caso di cominciare a prepararsi, gli incerti e i dubbiosi seguiranno, ma adesso, davvero, non è più il momento di aspettarli.

*da Micromega


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