di Ambra Murè
Si è conclusa l’inchiesta condotta dalla Procura di Roma sulla morte di Stefano Cucchi, il geometra romano morto il 22 ottobre scorso dopo essere stato pestato dagli agenti penitenziari e poi ignorato dai medici dell’ospedale dove era stato ricoverato. Sono 13 in tutto le persone indagate. Si aggrava la posizione dei medici, che adesso rischiano fino a 8 anni di carcere. Sarebbe infatti bastato un solo cucchiaino di zucchero per salvare Stefano Cucchi. Eppure i medici dell’ospedale Pertini di Roma glielo hanno negato, benché, scrivono i pm, fosse evidente che i valori della glicemia ematica fossero al di sotto della soglia ritenuta pericolosa per la vita. Da qui, per i sanitari, un’accusa ancora più grave di quella di omicidio colposo: abbandono di incapace. Non è tutto, però. Oltre a non aver fatto nulla per salvare Stefano, il medico di turno avrebbe anche dichiarato il falso, scrivendo nel certificato di morte che il suo decesso era avvenuto per cause naturali.
Soddisfatta dell’esito dell’inchiesta la mamma di Stefano, che però sottolinea amaramente le responsabilità degli agenti penitenziari che presero a calci e pugni suo figlio mentre si trovava in una cella di sicurezza del tribunale. In nome di quel pestaggio assurdo gli agenti non dovranno più rispondere di omicidio preterintenzionale. L’accusa per loro adesso è solo di lesioni e abuso di autorità.
ASCOLTA L'INTERVISTA ALLA MAMMA DI STEFANO CUCCHI