di Roberto Zaccaria
La notizia era nell’aria da un po’ di tempo e poi l’altro giorno è arrivata la proposta formale della PDL: niente piu' par condicio, ma redistribuzione proporzionale degli spazi radiotelevisivi per i politici, in base alle ultime elezioni, salvo un diritto di tribuna per le minoranze pari al 10% (soglia considerata ''trattabile'' fino al 20%); spot a pagamento sulle tv nazionali per tutte le forze politiche; possibilita' per i singoli politici di partecipare alle trasmissioni di intrattenimento. Queste le novita' del testo sulla par condicio, depositato alla Camera dal deputato del Pdl, Ignazio Abrignani ed avvallato dal partito di maggioranza. Sembra anche che per questa proposta si cerchi anche una rapida calendarizzazione, per arrivare in Aula entro febbraio, un mese prima delle Regionali di marzo
A parte ogni considerazione su queste sortite improvvise in una stagione parlamentare fatta di decreti, di maxiemendamenti, di fiducie e di intere settimane passate senza proposte di legge all’ordine del giorno, vediamo più da vicino il merito. Diciamo allora che è assolutamente improponibile pensare ad una revisione della par condicio senza che esista una normativa seria sul conflitto di interessi, senza che che si rifletta su norme incisive in materia di concentrazioni (abbiamo ancora il SIC di Gasparri) e senza che nessunosi sia posto il problema di dare effettivita’ e sanzioni al superamento dei limiti di spesa nelle campagne elettorali.
Per di piu’ merita ricordare che gli spazi assegnati alla par condicio sono solo una piccola parte di quelli dedicati all’informazione politica. Nei principali contenitori di informazione politica “Porta a Porta”, Ballarò e in tutti gli altri non si adotta assolutamente un criterio paritario tra le forze politiche, ma, tutt’al piu’ tra le due coalizione di centro destra e di centro sinistra.
In ogni caso non va mai dimenticato che il premier conserva un spazio enorme nelle varie rilevazioni che di tanto in tanto si fanno sulle presenze dei leaders politici nei telegiornali pubblici e privati. Quindi, pensare di adottare un meccanismo proporzionale anche negli spazi cosi’ ridotti della par condicio e’ altamente iniquo, e soprattutto consentire gli spot a pagamento significa avvantaggiare le forze politiche che hanno maggiori risorse a disposizione. E sappiamo tutti a chi ci riferiamo!
Anche la soluzione riduttiva di eliminare la parte relativa agli spot è preoccupante, emersa ieri per placare l’inevitabile reazione è parso un tipido palliativo. Quali reazioni di fronte a tale magnanimità? In primo luogo diciamo che la maggioranza dovrebbe perdere l'abitudine di modificare le regole elettorali alla vigilia del voto. Già con la legge Calderoli l’agguato in Parlamento è maturato nel giro di poche settimane e la nuova legge poi amabilmente definita “porcata” si è consumato in tre mesi lordi tra Camera e Senato.
C’è poi da considerare che anche togliendo gli spot a pagamento resta altamente ingiusto il principio dei tempi proporzionali perche' costituisce un elemento di “conservazione”, una rendita di posizione su una consistenza elettorale che potrebbe essere abbondantememnte superata, mentre le elezioni sono un'occasione per il cambiamento e per l'accesso anche di nuove forze politiche''.
Infine, la presenza dei politici nei contenitori di spettacolo e' estremamente pericolosa perche', al di là di ogni altra considerazione, rappresenta una forma esplicita di “commercializzazione” della politica, della quale non abbiamo assolutamente bisogno nel nostro sistema di democrazia plebiscitaria.
Per tutte queste ragioni rimane secco il nostro ''no' ad una riforma in questo momento e in queste condizioni e che non affronti il tema dei temi nel nostroi paese che è quello del conflitto d'interessi.
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