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Tg omogenei sulla crisi e dimenticano il suicidio in carcere numero 100
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di DENTRO LE NOTIZIE

Tg  omogenei  sulla crisi  e dimenticano il suicidio in carcere numero 100
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  • OSSERVATORIO SUI TG DEL 6 MAGGIO 2010 - Tanto di cappello. Quando i TG non sono impelagati  in baruffe chiozzotte  o arruolati come truppe mercenarie, sono anche in grado di fare il loro mestiere.  Nel giovedì nero della borsa  italiana, e a difesa delle prospettive del paese bersagliato dai giudizi contraddittori della agenzie di rating, in pratica tutti i notiziari hanno correttamente  aperto sui riflessi della situazione greca e sui timori interni. Le immagini hanno aiutato a capire che anche dalla  la politica la giornata è stata affrontata seriamente.

    Le facce serie ma una volta tanto composte degli uomini di governo, da Tremonti in giù,  la difesa non ipocrita delle prospettive del paese fatta da Bersani, intervistato da diverse testate, i toni accorti e moderati nelle reazioni sindacali  nei servizi dal congresso nazionale della CGIL; tutti questi elementi   ci dicono che oggi l’Italia se l’è vista brutta, e che la perdita della borsa di  Milano pur grave, poteva  non essere il risultato peggiore della giornata. Tutti i tg riportano le critiche al ruolo ambiguo svolto dalle agenzie di rating, e i dati che fanno sperare agli italiani di non finire come la vicina Grecia. Nel dettaglio, segnaliamo una intelligente copertina del TG La 7 che riprendendo e sceneggiando un lancio dell’Ansa,  ha stigmatizzato l’assenza del 90 % dei deputati durante la seduta dedicata ai venti di crisi e al contagio dalla Grecia. Ma anche i consueti sfoghi accorati di Emilio Fede, per una volta non finalizzati a  rinsaldare  l’aureola a Berlusconi,  questa sera sembravano avere un senso.

    Forse siamo stati troppo buoni nel giudizio complessivo sui tg di prima serata. Ma ci rifacciamo subito, segnalando un fatto negativa; Ola notizia è di oggi. Le carceri italiane oggi hanno toccato il centesimo suicidio in 18 mesi, il 24ttresimo dall’inizio della anno, più di uno a settimana. Ma il suicida nel carcere di Como non ha trovato alcuno spazio nei tg. Di questa situazione che conferisce al paese un vera patente di inciviltà, parliamo nel commento con Francesco Morelli, dell’associazione Ristretti Orizzonti.


    ll Commento:  Francesco Morelli, Associazione Ristretti Orizzonti
    (intervista di Nello Trocchia)

    I tg nascondono la notizia del ventiquattresimo suicidio in carcere dall’inizio dell’anno. Francesco Morelli,  Berlusconi parlava di troppa libertà di informazione, non sembra così a guardare l’attenzione che si presta a questo fenomeno?
    Il presidente del consiglio ha dichiarato che in Italia c’è troppa libertà, nonostante gli istituti internazionali ci posizionino alle ultime posizioni delle classifiche. Possiamo dire che lo stato delle carceri è lo specchio di quello che accade nel nostro paese, dello stato di salute della nostra democrazia. Lo specchio della nostra società, risorse economiche poche, propaganda istituzionale molta, disagio di chi ha meno in aumento esponenziale.

    Dall’inizio dell’anno ventiquattro suicidi, cento negli ultimi diciotto mesi…
    Ogni volta che accade un suicidio tornano le polemiche. Molti diranno ‘è uno scandalo perché non gli hanno tolto i lacci delle scarpe’. Lo scandalo non è come suicidarsi, perché uno riesce comunque a trovare il modo, ma lo scandalo sono le carceri stesse non quello che si lascia ai detenuti. Con il caso di Como abbiamo raggiunto un altro tetto, quello dei cento detenuti che si sono tolti la vita negli ultimi 18 mesi, nonostante gli annunci del governo che aveva promesso, con il piano carceri, di risolvere definitivamente il problema del sovraffollamento delle carceri 

    Cosa resta del piano carceri annunciato dal ministro Angelino Alfano?
    Niente. Non è partito nulla. Gli annunci si sono susseguiti, ma nulla è successo. Nel gennaio 2009 il ministro Angelino Alfano nominò commissario straordinario il direttore del Dap commissario straordinario dell’edilizia penitenziaria, annunciando un piano risolutivo, interventi urgenti, e invece i risultati sono pari a zero. Da allora mentre il piano non è partito, cento detenuti si sono tolti la vita.


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