di Nello Trocchia
Alla fine a Fondi è arrivata la Dia, la Dda, la Dna, carabinieri, polizia, finanza e prefettura. Solo il governo manca all’appello e il ministro degli Interni Roberto Maroni, impegnato nella guerra santa contro gli irregolari, che ha evitato di sciogliere il comune per infiltrazioni mafiose. Amministrazione in rapporti con i soggetti che tornano protagonisti anche nella maxi operazione che ha portato in carcere 68 persone, la ‘cupola’ che aveva il monopolio sul trasporto dei prodotti da e per il mercato di Fondi. Sequestrati aziende, appartamenti, conti correnti, armi: beni per un valore di 90 milioni di euro. L’operazione, coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli, è stata eseguita dagli agenti della squadra mobile di Caserta e della Dia. Le attività di indagini sulle propaggini dei clan nel Mof di Fondi sono partite nel 2006.
L’alleanza. Fin dai tempi di Antonio Bardellino, capo storico dei Casalesi e camorrista mafioso, si datano i rapporto tra la mafia e la camorra. Si arriva ad oggi, alle nuove alleanze, ai nuovi affari. I Casalesi erano i reggenti della ‘cupola’, gradino più basso per le altre consorterie criminali, i Tripodo per la ‘ndrangheta, i Santapaola/Ercolano per la mafia siciliana. Ma i gruppi criminali coinvolti sono diversi: anche i Mallardo di Giugliano, i Rinzivillo di Gela. Tutti con proprie ditte collegate che si occupavano del trasporto dei prodotti. A rimetterci le ditte concorrenti, annullato il libero mercato, e i cittadini che pagavano l’intermediazione e il controllo mafioso con la consueta maggiorazione di prezzo sul prodotto finale. “ I Casalesi – spiega Maurizio Vallone, a capo della Dia di Napoli -si erano appropriati, con la forza delle armi, della titolarità assoluta dell’organizzazione dei trasporti da e per il Mof di Fondi. Le altre organizzazioni criminali lasciavano la logistica al clan casertano e prendevano una parte dei guadagni”. In cambio assicuravano che le ditte sul territorio che si muovevano verso Fondi erano tutte legate alla ‘cupola’. Sotto sequestro sono finite 22 aziende, la principale che muoveva i fili era la Paganese Traporti, attraverso la quale i Casalesi gestivano il trasporto ortofrutticolo e quello delle armi. Armi che servivano ad intimidire i concorrenti e le ditte che erano costrette a servirsi delle aziende indicate dalla cupola.
Arresti Operazione possibile grazie alle intercettazioni e ai collaboratori di giustizia. I due strumenti che il governo ed esponenti della maggioranza vogliono eliminare o, nel migliore dei casi, limitare. La cupola realizza un federalismo criminale compiuto come dimostrano le dichiarazioni concordanti di due collaboratori di giustizia: Felice Graziano e Carmine Barbieri . Il primo, legato al clan Graziano, egemone a Quindici e alleato dei Casalesi e il secondo, boss di primo piano della famiglia Madonia di Gela. Entrambi, il primo dalla Campania e l’altro dalla Sicilia hanno descritto le stesse logiche di controllo del mercato e del trasporto dei prodotti ortofrutticoli. Una conferma incrociata del potere egemonico della ‘Cupola’ che ruotava intorno ai Casalesi. L’operazione ha portato in galera Paolo Schiavone, figlio di Francesco, detto Ciacciariello e cugino del capo storico, Francesco Schiavone, detto Sandokan. “ Cambia – continua Vallone - il vertice del clan dei Casalesi, molti sono in carcere; i due latitanti, Antonio Iovine e Michele Zagaria vedono franare il terreno sotto i loro piedi. Quello che emerge è che i figli stanno prendendo il posto dei padri, assistiamo ad un passaggio di consegne”.
Il Comune Nelle carte della relazione di accesso che aveva portato alla richiesta di scioglimento del comune di Fondi c’erano molti dei nomi che ritroviamo nell’inchiesta di queste ore, legati all’amministrazione comunale. Nella relazione si citavano le mani della piovra nel Mof, gli interessi dei Tripodo e dei D’Alterio, questi ultimi nati e cresciuti nel basso Lazio. In particolare nell’inchiesta di oggi si cita il ruolo di Venanzio Tripodo, ( non interessato da provvedimenti cautelari) in rapporto con Gaetano Riina, fratello di Salvatore Riina, il famigerato Totò o curto. I Riina partecipavano al banchetto attraverso gli imprenditori Sfraga, a loro legati. Una vera e propria ‘cupola’, smascherata da questa nuova operazione collegata con quella eseguita nel luglio 2009, dalla dda capitolina, e che aveva portato dentro anche uomini della macchina comunale e l’ex assessore Riccardo Izzi. A Fondi la mafia c’è, ma non per il governo.
Ascolta l’Intervista a Maurizio Vallone, capo della Dia di Napoli
www.federalismocriminale.it ( Nel libro un capitolo dedicato a Fondi e agli interessi dei clan nel mercato)