di Pino Finocchiaro
- Parliamo di questa attenzione mediatica nei confronti del giudice Misiano.
"Difficile trovare gli aggettivi giusti. Penso che sia vergognosa. Per usare un termine dolce. Ma in questo momento di espressioni dolci ne colgo davvero poche. Non possiamo arrivare alla barbarie. Non possiamo violare in maniera così indegna la privacy delle persone prima che dei magistrati.
"Se qualcuno pensa di intimidirci si sbaglia di grosso. Soprattutto trascura il fatto che la magistratura è un'istituzione indefettibile non solo per lo Stato italiano ma per qualsiasi stato di diritto. C'è forse chi ritiene di potere in qualche modo adottare delle forme di delegittimazione della magistratura. Non comprende che delegittima innanzi tutto se stesso. Delegittimando lo stato di diritto.
"Vorrei sommessamente ricordare - aggiunge Luca Palamara - che cosa potrebbe accadere se poi, dopo ogni processo, il rapinatore, il pedofilo o il ladro dovesse andare a pedinare il giudice che ha emesso una sentenza di condanna, a suo dire sbagliata".
- Tra l'altro si tratta di una sentenza civile non si tratta di una condanna in senso stretto...
"...Ancora di più... pensiamo al giudice civile che dispone l'affidamento di un figlio, il diritto di proprietà di una casa o che deve dividere un'eredità. Anche in quel caso andremmo a vedere che tipo di calze porta una persona? Se non siamo alla deriva istituzionale poco corre. Colpisce ancor di più che una simile posizione venga dal Tg5 e dal Giornale che sono o del gruppo Fininvest o comunque riconducibili al gruppo Berlusconi.
"Penso che il Paese in questo momento non può sopportare un clima di conflitto sociale. Parlo dei fatti di oggi. Il servizio del Tg5. Ma c'è anche un articolo del Giornale dove si fa riferimento alle dichiarazioni di un anonimo avvocato che avrebbe partecipato ad una cena di tre anni fa che riferisce su fatti e circostanze senza che nessuno li possa riscontrare. Tutto questo va oltre l'immaginazione, oltre la realtà. Qualcosa di insopportabile".
- Cosa succede?
"E' andato in tilt tutto quanto. Al di là della cena del giudice Misiano. C'è una sentenza della Corte Costituzionale dove un organo di garanzia emette una decisione e si trascina nel conflitto politico e sociale la magistratura. Assimilando la Corte Costituzionale alla magistratura. Questa è una realtà impazzita. Parliamo di informatori che non sanno nemmeno quello di cui parlano. La Corte Costituzionale deve stabilire se una legge è conforme alla Costituzione. E' qualcosa di diverso da quello che fa la magistratura.
"Ma se io esprimo un'opinione. Se mi professo religioso o ateo o tifoso di una squadra, per questo motivo non posso giudicare il furto di un ateo o di un religioso, o non posso giudicare il furto commesso dal tifoso di un'altra squadra? Vogliamo arrivare a queste affermazioni. Penso che si sta smarrendo il senso della realtà. Si vuol far pensare che il magistrato non possa più esprimere idee o opinioni. Quello che dobbiamo valutare è come è stata fatta la sentenza. Se è stata fatta bene o male, nell'ambito del processo. Siamo in un sistema nel quale una sentenza in primo grado non è una sentenza che passa in giudicato ma è suscettibile di essere impugnata, riformata, nell'ambito del processo. Non dimenticando, oltretutto, che è una sentenza civile. Civile. Il giudice deve decidere, in base ad un giudicato penale, su istanza di una parte deve giudicare se deve essere risarcito o no un danno".
- Insomma chi esprime un'opinione non può più giudicare?
"Noi magistrati dobbiamo batterci per un giudice imparziale e indipendente nello svolgimento della sua funzione. Non si può sovrapporre un'opinione con l'atto del giudicare".
- Il premier torna a criticare la magistratura. Dice: non è stata eletta da nessuno.
"Nel 1948 i padri costituenti delinearono un sistema di pesi e contrappesi nel quale riconobbero autonomia e indipendenza della magistratura nell'interesse di tutti i cittadini. Oggi questi principi li si vuole mettere in discussione. Ritenendo che l'autonomia e l'indipendenza siano non la garanzia di tutti i cittadini. Ovvero che un pubblico ministero che può indagare su fatti corruttivi, tangentopoli, le stragi, il terrorismo. Quindi che non dipende da alcuno e non controllabile dal potere politico. Questo non va più bene. Si tende a controllare il pubblico ministero. Così è a rischio di minimizzazione il controllo di legalità nel Paese. E quindi gli annunci di riforma espongono al rischio di un ritorno al passato di quando il pubblico ministero dipendeva dall'esecutivo".
- Nel giorno in cui si svelano infiltrazioni mafiosi nella ricostruzione in Abruzzo e si celebrano i funerali di due bambini uccisi dalla cupidigia e dal disastro ambientale in Sicilia. Nel vedere tante risorse giornalistiche impegnate nel rivelare il colore delle calze del giudice Misiano o le sue opinioni a cena, cosa prova?
"Umiliato. Provo un forte senso di vergogna e disagio per quel che sta accadendo nel Paese".
presidente dell'Anm, associazione nazionale magistrati