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Carceri: non si fermano le morti e neanche la protesta
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di redazione

Carceri: non si fermano le morti e neanche la protesta Non si arresta la piaga delle morti in carcere. Sia per chi sta dentro gli istituti carcerari ( ieri una morte dentro il carcere di Sanremo, la 77ima dall’inizio dell’anno) e deve scontare una pena per reati più o meno gravi sia per chi, dentro quegli istituti lavora. Nel bel film spagnolo Cella 211 uno degli agenti diceva al giovane protagonista (futuro agente anch’egli): “ Ricordati, loro prima o poi da quì usciranno, tu invece vi rimarrai tutta la vita…” Di fronte ad una prospettiva simile, forse, qualcuno non ce la fa, e alla vita preferisce rinunciarvi. Succede a Pesaro. Ieri un assistente capo della polizia penitenziaria del carcere di Pesaro si e' ucciso sparandosi un colpo di pistola in casa. 44 anni, sarebbe dovuto rientrare a lavoro dopo un periodo di convalescenza. I sindacati denunciano che il sovraccarico di lavoro e il cumulo di stress risulta il principale responsabile di queste morti: il suicidio di Pesaro fa salire a quota 4 il numero di suicidi tra gli agenti penitenziari. Il tutto a fronte della situazione critica di tutto un sistema e che, nella giornata di oggi ha visto la protesta del Sappe di fronte a Montecitorio. Un sit-in cui hanno preso parte un centinaio di agenti provenienti da Campania e Lazio nel tentativo di portare ad un’accelerazione sull’approvazione del ddl carceri. Il Sappe, si legge in una nota, "ritiene fondamentale l'approvazione del provvedimento ddl Alfano sull'esecuzione domiciliare delle pene detentive soprattutto perche' contiene disposizioni circa l'assunzione di 2 mila agenti di Polizia penitenziaria, indispensabili per la stessa sopravvivenza del corpo".
Però a fronte dei 2 mila agenti che dovrebbero essere assunti, stando alle richieste del sindacato autonomo ne mancherebbero ancora 4.500 per una popolazione carceraria che ha raggiunto la cifra record di 67.542. Solidarietà alla protesta del Sappe è stata espressa anche da alcuni parlamentari fra i quali Luigi Vitali, componente della Commissione giustizia , Rita Bernardini  dei Radicali, protagonista nelle scorse settimane di uno sciopero della fame per questi stessi motivi e Stefano Pedica, senatore IdV. Solidarietà è giunta però anche da esponenti della PdL. E a fronte della situazione, che esplosiva è ormai da un pezzo, c’è anche chi avanza l’ipotesi più sgradita: l’indulto. Ad avanzare la proposta è un ex direttore carcerario, Luigi Morsello, autore del libro “La mia vita dentro”. “Il sovraffollamento delle carceri e' endemico e dovuto al fatto che il nostro codice prevede 200 reati che potrebbero essere declassati a sanzioni amministrative”, ha detto Morsello in un incontro organizzato nella sede del Senato dai Radicali e dalle associazioni Nessuno tocchi Caino e Detenuto ignoto. Un’ipotesi, come già noto, particolarmente sgradita sia alla maggioranza ( Lega in testa) che all’opposizione ( Italia dei Valori).

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