Il 2 giugno lo vorremmo di popolo.  Come racconto diffuso della civiltà delle Istituzioni, della politica che manca e di cui non è più possibile fare a meno. Festa della Repubblica, della Costituzione. Dei cittadini. Un grande raduno intorno alle radici del Paese liberato, che riaccenda la consapevolezza dei diritti, il diritto sacrosanto alla partecipazione democratica, il dovere della responsabilità: non possiamo più lasciarci andare.
Una festa che ci chiami tutti per nome e cognome: non sei uno spettatore, magari di passaggio, ma artefice di futuro. Di opposizione matura, capace di prendere per la coscienza.

Il 2 giugno per dare fiducia, speranza.

A Milano e Salerno l’Anpi, la Cgil, e tante associazioni - non mancherà Articolo 21 -  si faranno racconto di un corso necessario, e appassionante. Per un Paese che può ancora assomigliarci.

Un Paese normale, senza guerre tra poteri, perché i poteri sono servizio e non privilegio. Perché i poteri non temono controllo, se sono limpidi. Perché trincerarsi dietro a diritti interessati e torbidi di libertà non è battersi per la libertà. E’ contraffarla. 
 
E siamo ancora convinti - siamo nati dalla lotta partigiana - che niente è perduto.
Non sono perduti quegli italiani che hanno acconsentito alla politica promessa a furor di proclami.

Ecco, quella politica ha scoperto le carte. Non mancavano i segnali. Si è dichiarata. Fuori di sé, il nulla. Fino all’emergenza economica, sociale. Ovviamente trattata con forzature ignobili: a pagare sono sempre gli stessi.

2 Giugno: festa di tutti gli italiani. Di Costituzione. Di futuro.  I vecchi dicevano e dicono: certi treni passano una sola volta.  Buona sfida.

*ANPI Nazionale