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Intercettazioni: le mafie ringraziano
di Laura Garavini*
Per la seconda volta in neanche sei mesi il governo Berlusconi fa un regalo enorme alle mafie: prima lo scudo fiscale, adesso la legge sulle intercettazioni. Chi, nei giorni scorsi, si è affrettato a parlare di miglioramenti sostanziali del provvedimento non sa quello che dice. Resta invece un enorme quesito: se alla Camera non dovessimo riuscire a far tornare la maggioranza sui suoi passi come faranno magistratura e forze dell´ordine, privati delle intercettazioni, ad arginare le nuove pericolosissime insidie rappresentate dalla criminalità dei colletti bianchi, già di per sé difficilmente individuabili?
Il problema è serio. Il nostro Paese è martoriato da due piaghe gravissime: mafie e corruzione. Semmai avremmo bisogno di una legislazione ancora piú rigida in materia di intercettazioni. E invece il Ministro del Consiglio, pur di difendere i propri interessi personali e quelli dei suoi referenti di fiducia, non solo butta a mare la democrazia, ma dà campo libero alle mafie.
Al di lá dell´apparenza infatti, il provvedimento impedisce le intercettazioni per vari reati strettamente connessi alla criminalità organizzata. Il chè significa che diventerà pressochè impossibile scoprire una mole enorme di reati di mafia, a cui si arrivava solo intercettando comuni reati spia (usura, estorsioni, riciclaggio). Inoltre la legge burocratizza all´infinito il ricorso alle intercettazioni così da scoraggiare anche i magistrati più cocciuti a richiederle. Quanti pubblici ministeri manderanno in giro quintali di carte ogni tre giorni per farsi prorogare il permesso ad intercettare, una volta passati i primi mesi?
Come se ciò non bastasse la legge prevede il contemporaneo coinvolgimento di più magistrati, ma con un effetto di esclusione dai processi interessati, rischiando di mandare letteralmente in tilt centinaia di piccole procure. Ed espone i magistrati a potenziali ritorsioni qualora ci siano fughe di notizie, magari tendenziose e fatte uscire ad arte, proprio per liberarsi di un Pubblico ministero scomodo e troppo severo. Per non parlare poi della cancellazione dal nostro ordinamento della nozione di criminalità organizzata, una modifica grave, che fa arretrare di vent´anni la nostra legislazione in materia di antimafia.
Insomma non una, ma tante ragioni. Per dire che si tratta di una legge vergognosa, che non solo deruba i cittadini del sacrosanto diritto ad essere informati, ma garantisce l´immunità ai criminali più pericolosi.
Pur di impedire a magistrati e stampa di indagare e di scrivere su casi come quelli della escort D´Addario, della giovane Noemi, della massaggiatrice dell´amico Bertolaso, Berlusconi non conosce scrupoli e distrugge lo strumento più essenziale nella lotta a criminalità organizzata e corruzione.
Da Berlusconi c´era da aspettarselo. Peccato che i finiani non abbiano avuto il coraggio di scelte coerenti e abbiano subito avvallato questa scandalosa bruttura. C`è da augurarsi che alla Camera siano più incisivi e alzino la loro voce al fianco del Pd.
*Capogruppo Pd in Commissione Antimafia
Il problema è serio. Il nostro Paese è martoriato da due piaghe gravissime: mafie e corruzione. Semmai avremmo bisogno di una legislazione ancora piú rigida in materia di intercettazioni. E invece il Ministro del Consiglio, pur di difendere i propri interessi personali e quelli dei suoi referenti di fiducia, non solo butta a mare la democrazia, ma dà campo libero alle mafie.
Al di lá dell´apparenza infatti, il provvedimento impedisce le intercettazioni per vari reati strettamente connessi alla criminalità organizzata. Il chè significa che diventerà pressochè impossibile scoprire una mole enorme di reati di mafia, a cui si arrivava solo intercettando comuni reati spia (usura, estorsioni, riciclaggio). Inoltre la legge burocratizza all´infinito il ricorso alle intercettazioni così da scoraggiare anche i magistrati più cocciuti a richiederle. Quanti pubblici ministeri manderanno in giro quintali di carte ogni tre giorni per farsi prorogare il permesso ad intercettare, una volta passati i primi mesi?
Come se ciò non bastasse la legge prevede il contemporaneo coinvolgimento di più magistrati, ma con un effetto di esclusione dai processi interessati, rischiando di mandare letteralmente in tilt centinaia di piccole procure. Ed espone i magistrati a potenziali ritorsioni qualora ci siano fughe di notizie, magari tendenziose e fatte uscire ad arte, proprio per liberarsi di un Pubblico ministero scomodo e troppo severo. Per non parlare poi della cancellazione dal nostro ordinamento della nozione di criminalità organizzata, una modifica grave, che fa arretrare di vent´anni la nostra legislazione in materia di antimafia.
Insomma non una, ma tante ragioni. Per dire che si tratta di una legge vergognosa, che non solo deruba i cittadini del sacrosanto diritto ad essere informati, ma garantisce l´immunità ai criminali più pericolosi.
Pur di impedire a magistrati e stampa di indagare e di scrivere su casi come quelli della escort D´Addario, della giovane Noemi, della massaggiatrice dell´amico Bertolaso, Berlusconi non conosce scrupoli e distrugge lo strumento più essenziale nella lotta a criminalità organizzata e corruzione.
Da Berlusconi c´era da aspettarselo. Peccato che i finiani non abbiano avuto il coraggio di scelte coerenti e abbiano subito avvallato questa scandalosa bruttura. C`è da augurarsi che alla Camera siano più incisivi e alzino la loro voce al fianco del Pd.
*Capogruppo Pd in Commissione Antimafia
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