di redazione
«Questo è l'autunno caldo dei padroni. Il 69 rovesciato. Noi abbiamo il dovere di riconoscere questo dato di realtà se vogliamo capire come si rimonta e si reagisce. Abbiamo l'obbligo di non sminuire questo dato di realtà». La Fiom in Campania affronta il momento più difficile della propria storia recente. Media, panorama politico e anche la Cgil tendono a mettere la federazione dei metalmeccanici nell'angolino. Ma ai dirigenti Fiom non manca la lucidità per fare una analisi dell'accordo separato su Pomigliano d'Arco e sul referendum del 22 giugno. «Una farsa un ricatto. Diciamo ai lavoratori andate a votare. Perché altrimenti la Fiat vi scheda. Noi non diamo indicazioni. Non scarichiamo la responsabilità sui lavoratori. Assolveremo alla nostra funzione di tutela dei diritti delle condizioni dei lavoratori», spiega Massimo Brancato, segretario della Fiom Napoli.
Un referendum pacco
«Crediamo questo non sia un referendum. Noi non scarichiamo sui lavoratori le cose brutte dell'accordo. Se consideriamo come Fiom l'accordo illegittimo noi non ci nascondiamo dietro il bisogno dei lavoratori e diciamo: decidete voi di abrogare le leggi. Un referendum cosa è: Si sottopone un accordo sindacale che ha una forza giuridica inferiore alle norme. Un accordo sottoposto alle leggi. Questo non lo è. Io non so cosa uscirà dal referendum. La Fiat sta chiamando ad uno ad uno attraverso i capi i lavoratori e dice: M i firmi questa carta? Se un lavoratore dice di no il dirigente spiega che il documento va in direzione. Non è un pronunciamento libero. E se non è libero il pronunciamento dei lavoratori che sono sotto ricatto della Fiat deve essere libero un secondo dopo l'organizzazione sindacale che decide di tutelare i lavoratori. Se noi firmassimo non potremmo riaprire la trattativa.Una farsa un ricatto. Diciamo ai lavoratori andate a votare. Perché altrimenti la Fiat vi scheda. Noi non diamo indicazioni. Non scarichiamo la responsabilità sui lavoratori. Assolveremo alla nostra funzione di tutela dei diritti delle condizioni dei lavoratori».
Organizzarsi per evitare il doppiopacco
«Questa vicenda ha riflessi che ci accompagneranno per anni. Pone in luce la debolezza del sindacato italiano ed europeo in relazione alla mancanza di un movimento autonomo che fa valere in una dinamica di conflitto democratico le proprie ragioni. C'è una frammentazione anche tra le organizzazioni europee dei metalmeccanici che va affrontata. Se vuoi sapere la mia opinione penso che la vicenda di Pomigliano pone un problema di rafforzare la propria funzione. Ci devono essere vincoli più stretti tra i sindacati di categoria europei. Altrimenti ti giocano. La produzione snella è una idea di un unificazione della impresa fondata sulla disarticolazione del lavoro. Si risponde a questo con l'unificazione del lavoro. Io cederei a questo la mia sovranità nazionale della Fiom»