di Luigi de Magistris*
Si può organizzare un golpe schierando l’esercito e in un solo giorno conquistare il potere per instaurare un regime, azzerando la dialettica parlamentare e gli equilibri democratici e spargendo, anche, sangue civile innocente. Dal ‘900 al secolo contemporaneo, da Hitler a Pinochet fino a Mugabe: la storia è costellata di colpi di stato in tutto il mondo. Berlusconi ci insegna, invece, che si può realizzare un golpe emendamento dopo emendamento, decreto legge dopo decreto legge, Consiglio dei ministri dopo consiglio dei ministri. Usando lo strumento della legge ordinaria, piegata ai propri interessi e ai propri fini, si può erodere la Costituzione e intaccare la democrazia, senza spargimento di sangue e senza militari nelle strade. E’ un modo moderno, occidentale, silenzioso, diciamo anche apparentemente innocuo e più sicuro per chi lo attua. Così progressivamente si marcia in direzione di un regime mascherato, dove la Carta e la democrazia non sono abrogate ma semplicemente svuotate. Comunque uccise. Da tempo è quello che si sta realizzando nel nostro Paese che, storicamente, manifesta come una sorta di attrazione irresistibile e fatale per l’uomo solo al comando, per il grande ‘decisore’, per il potere forte. Una vecchia tendenza che si ripete riaggiornandosi, negli strumenti e nei modi, ma sempre uguale nella sostanza. Il parlamento sarà un ‘bivacco per i miei manipoli’ (Mussolini dixit), oggi è lo spazio della ratifica dei desiderata di Berlusconi. Lo sciopero abrogato e la libertà di informazione azzerata con la chiusura dei giornali; la fine del controllo giudiziario anche verso la politica per una magistratura asservita e servente il potere, con la nascita dei tribunali speciali per perseguitare e confinare il dissenso; le leggi razziali e i patti con i grandi dittatori. Tutto questo si è realizzato o non si è realizzato nel ventennio fascista? Tutto questo non ricompare anche oggi, soltanto in una versione aggiornata e ammodernata, soltanto più camuffata? A Pomigliano si impone agli operai la rinuncia al diritto costituzionale di astenersi dal lavoro in cambio del mantenimento della fabbrica Fiat, mentre Sacconi pochi mesi fa proponeva l’idea dello ‘sciopero bianco’ come accade nell’estremo oriente del lavoro schiavizzato. La Lega confeziona leggi e misure come il reato di clandestinità (tu sei immigrato clandestino, quindi colpevole indipendentemente da come agisci e anche se non delinqui: è il tuo status burocratico ad inchiodarti al palo della colpa) e come i respingimenti dei naufraghi stranieri nei lager di Tripoli. L’asse internazionale si cerca con Gheddafi e Putin: si stringono accordi commerciali ed economici, dimenticando i regimi che hanno instaurato. Non c’è campo di concentramento libico, non c’è persecuzione in Cecenia o killeraggio di giornalisti indipendenti che scoraggi la sentita ‘amicizia’. Sulla giustizia e l’informazione più di tutte le norme parla il ddl intercettazioni, contrario alla Costituzione perché viola l’art.21 sul diritto ad informare ed essere informati, ma anche perché contrasta col principio dell’obbligatorietà dell’azione penale e dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, fino ad essere in conflitto con le sentenze della Corte Costituzionale. Anche sul fronte internazionale appare una violazione del diritto e preoccupa il resto dei Paesi. A riprova di questo basti ricordare l’intervento recente dell’Osce e, poche settimane fa, del sottosegretario Usa alla Giustizia Breuer. La lotta alle mafie e la libertà mediatica, che questo ddl aggredisce, sono questioni che interessano la comunità globale. Perciò insieme agli altri colleghi dell’Alde, di cui IdV fa parte, abbiamo indirizzato una lettera ai capi di Stato e di Governo dell’Ue per chiedere di vigilare su quanto si sta realizzando in Italia. Il ddl intercettazioni non è compatibile con gli standard europei sulla libertà di stampa e sul diritto dei cittadini a sapere, come sancito dall'art. 11 della Carta Ue dei diritti fondamentali e dall'art. 10 della Convenzione europea per i diritti umani. Rischia inoltre di ostacolare la lotta alle mafie e alla corruzione che in modo convergente l’Ue sta portando avanti con grande impegno e che investe anche gli Usa. La lotta al narcotraffico che gli Stati Uniti sono chiamati ad affrontare, per esempio, avviene con la collaborazione dei Paesi europei, essendo il fenomeno internazionale. Si capisce allora l’intervento allarmato del sottosegretario Breuer, che teme che il ddl rallenti il perseguimento del crimine in Italia con ripercussioni transnazionali. Il limite temporale alle intercettazioni e la difficoltà burocratica per disporne, oltre al velo di silenzio che cala sulle indagini da parte dell’informazione, sono attacchi mirati e chirurgici alla democrazia. Che non è aggredita ufficialmente, così come non lo è la Costituzione. Dicono i 'soloni' della maggioranza: aggiornare, ammodernare, riformare, non stravolgere. Ma è fascismo democratico, bellezza! Quindi striscia e cresce col rischio di passare inosservato, quando apparentemente la Costituzione e la democrazia restano in piedi. Ma è fascismo democratico, bellezza! Per tanto deve spingere la società civile in piazza Navona il 1 luglio per dire compattamente no. Il sindacato dei giornalisti, le associazioni, il mondo dei media e della giustizia, il popolo viola e i singoli cittadini. Questa volta del resto l’Europa e la comunità internazionale ci guardano preoccupati. Non deludiamoli, non deludiamoci.
*Parlamentare europeo dell’IdV