Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - INTERNI
Liberare dalle catene gli schiavi della precarietà
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di Mattia Stella

Liberare dalle catene gli schiavi della precarietà

Secondo l’Istat un giovane su 3 è disoccupato. Per chi trova un lavoro c’è solo la prospettiva della precarietà. Poco meno di un mese fa, il Governatore della Banca d’Italia ha lanciato un drammatico allarme sulla condizione occupazionale delle nuove generazioni nel nostro Paese. Alcuni autorevoli commentatori parlano esplicitamente di una moderna forma di apartheid, tra chi ha tutele e diritti e chi è semplicemente sfruttato. Sul tema del lavoro si vive il più grande tradimento della nostra Costituzione. Dov’è la Repubblica fondata sul lavoro?
Dov’è il riconoscimento a tutti i cittadini del diritto al lavoro sancito dall’articolo 4 che, addirittura, parla di possibilità di scelta del proprio lavoro?
Dov’è il diritto del lavoratore ad una retribuzione che sia sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa?
Qual è il giovane precario che può ritrovare il proprio vissuto quotidiano in quanto affermato dalla Costituzione?

Non si tratta di una questione ideologica, in quanto il precario potrà essere sia un giovane di destra che di sinistra, non c’è diversità nelle condizioni materiali di vita.
Infatti è dalle effettive condizioni materiali di vita che bisogna partire per capire cosa sta accadendo alle nuove generazioni.
Siano essi lavoratori a progetto, partite IVA, soci di cooperative lavoro, liberi professionisti, lo scenario è identico. Impossibilità a definire un quadro minimo di certezze per poter mettere in piedi un progetto di vita, una famiglia. Celebre è la famosa definizione di “bamboccioni” che coniò il ministro Padoa Schioppa. Si resta a casa perché non esiste un mercato immobiliare che tenga conto delle reali capacità di spesa dei precari.
Il precario è clandestino, il precario non partecipa alle simulazioni antincendio, il precario non usufruisce della mensa aziendale, il precario non ha la chiavetta della macchina per il caffè, il precario non può parcheggiare nei posti aziendali, il precario non ha orari, non ha riposo, se si ammala rischia di perdere il lavoro, maternità e paternità sono un lusso se non addirittura una sorta di reato d’opinione. Eppure il precario paga le tasse, il precario è tra i principali finanziatori dell’INPS, ovviamente per una pensione che non vedrà mai.

E allora la domanda è una sola: in che modo e chi libererà gli schiavi del terzo millennio dalla precarietà?

Al momento le risposte tardano ad arrivare, ma non temete, alle prossime elezioni ci sarà sicuramente un politico che con gli occhi lucidi, la voce rotta e il cuore in mano, affermerà solennemente: “I giovani sono il nostro futuro, dobbiamo aiutarli”.

Forse l’unica via davvero praticabile è che i giovani si aiutino da soli, come fecero i nostri nonni 40 anni fa. Ma serve un segnale, serve che qualcuno alzi la testa, serve che qualcuno dimostri che uscire da questa prigione è possibile, serve la forza di chi non si rifugia nelle effimere certezze di una società opulenta e nichilista.


Letto 2931 volte
Dalla rete di Articolo 21