di redazione
Il pezzo che avevamo pubblicato:
di Ettore Siniscalchi
Yoani Sánchez, la bloguera cubana diventata una delle più conosciute voci della dissidenza dell'isola, è stata sequestrata, percossa e minacciata il 7 novembre scorso. Si è parlato di "Sequestro in stile camorra", così la stessa Sanchez ha intitolato il post sul suo blog, Generación Y (http://www.desdecuba.com/generaciony/) nel quale racconta la vicenda.
Sánchez si stava recando con degli amici e attivisti - Claudia Cadelo, Orlando Luís Pardo Lazo e un'altra amica della quale non ha diffuso il nome - a una manifestazione per la non violenza, quando è stata affiancata da un'auto nera di fabbricazione cinese con la targa gialla - segno distintivo dei famigerati mezzi di servizio spesso in uso ai servizi e alla polizia politica. Tre uomini gli hanno intimato di seguirli ma la reazione del gruppo - che, rifiutandosi di obbedire, ha cominciato prima a chiedere di vedere i documenti e l'ordine di fermo giudiziario, poi a gridare al sequestro attirando l'attenzione - li ha colti di sorpresa costringendoli a chiedere via radio ordini e un'auto d'appoggio. Intanto, le persone che accorrevano attirate dalle urla venivano accolte dai tre aggressori con la frase: «Non impicciatevi! Sono dei controrivoluzionari».
Il quartetto viene diviso e la Sánchez e Pardo Lazo caricati a forza sulla macchina nera mentre oppongono resistenza e arrivano i primi colpi. Poi l'uomo viene bloccato da una presa che lo tiene in una posizione dolorosa e lei si ritrova col petto schiacciato dal ginocchio di uno degli aggressori. Mentre la macchina è in movimento, le portiere di dietro non hanno maniglia di apertura, inizia il pestaggio. Sánchez si impossessa di un documento da una tasca di un aggressore infilandoselo in bocca ma gli viene ripreso a suon di colpi sui reni. Nel frattempo, le minacce: «Non andrai avanti oltre», «Son finite le pagliacciate!».
Sánchez, col petto sempre più oppresso dal peso dell'aguzzino e il fiato spezzato, ne afferra i testicoli e gli urla «Uccidimi», ormai convinta che lui reagirà soffocandola ma l'altro interviene dicendo di lasciarla respirare. Continuano le botte e dopo venti minuti i due vengono rilasciati per strada.
Come nei più classici rovesciamenti della realtà operati dai regimi e dai violenti, la vittima diviene colpevole di quello che le accaduto. Come ci spiega Sánchez, «Se una donna viene violentata qualcuno spiega che è per la sua gonna molto corta o per il suo modo provocatorio di muoversi; se uno viene derubato è perché ostentava la borsa di marca o i gioielli che hanno risvegliato la cupidigia del ladro; se uno è vittima di repressione politica, non mancherà chi addurrà l'imprudenza come causa di una così "energica" risposta».
Adesso, coloro che hanno assistito al sequestro hanno preferito non testimoniare. Il medico non compila il referto di maltrattamenti perché è stato avvertito che in questo caso non devono sussistere riconoscimenti medici delle lesioni subite. E non manca, ci dice la Sánchez, chi inizia a insinuare che si sia trattato di ferite auto-inflitte. Sul suo blog, in un post dettato per telefono, come viene specificato, la Sánchez ci racconta tutto questo. L'aggressione e il dopo. Le sue considerazioni sul senso delle scelte di coloro che non hanno testimoniato e non hanno scritto referti medici. Come scrive Yoani, «Gli eterni giustificatori della violenza non si convincono davanti a nessuna prova, neanche davanti alla breve sigla RIP su un marmo bianco. Per loro, la vittima è la causa e l'aggressore il mero esecutore di una lezione dovuta, un semplice correttore delle nostre deviazioni».
Il pezzo che ci è stato segnalato:
da Rebelion - www.rebelion.org/noticia.php?id=90093
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura di F.R. del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Se i blog sono terapeutici, chi paga la terapia di Yoani Sánchez?
di Norelys Morales Aguilera -La Polilla Cubana
15/08/2009
Alcuni bloggers d’esperienza dicono che i blog hanno delle virtù terapeutiche. Per Yoani Sánchez la terapia adatta alla sua frustrazione è stata un abile prodotto di comunicazione che soddisfa destroidi, controrivoluzionari e anticubani di ogni sorta.
Troppi sospetti si affacciano allorché si analizza “Generazione Y” e la sua autrice.
Fra milioni di blog esistenti in Internet, di qualunque tematica, non sembra casuale che proprio “Generazione Y” sia stato scelto dal Grupo PRISA e che l’opinione di questa signora sia stata elevata al rango di “voce autorizzata” nel quotidiano El País per vomitare ingiurie su Cuba. E mettendo da parte altri arrivisti che pure si sentono “meritevoli” in tal senso.
Yoani ha i requisiti richiesti per la cyber-dissidenza: essere una specie di “impiegata virtuale”, essere sul posto e subire “repressione e censura” (sebbene le permettano di concedere interviste a destra e a manca), di non essere mai interrotta, come ha potuto constatare la stampa straniera all’Avana, e fare inchieste come lei stessa ha spiegato... Tipico della “raffinata repressione” di cui è vittima la poverina.
Fra le denunce raccolte, come quelle dei colleghi cubani M. H. Lagarde e Rosa Miriam Elizalde, vengono spontanee alcune, ovvie, domande.
1) Per quale motivo il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha dato l’ordine - ordine eseguito - di far sparire più di 80 siti Internet legati a Cuba perché “fomentavano il commercio” e “violavano le leggi nordamericane”, e non si è accorto del travaso di denaro proprio attraverso Internet verso il sito di Yoani?
In “Generazione Y” appare in evidenza un link per comprare il libro di Yoani in italiano, “Cuba libre”. Lo può fare chiunque tramite PayPal, ma non un cubano che vive a Cuba, perché contravviene le regole dell’embargo, dove la normativa che proibisce il commercio elettronico è molto precisa.
Molti giornalisti rimasti senza lavoro vorrebbero “avere l’abilità” di usare le loro capacità con un servizio di pagamento gateway o elettronico per l’invio di denaro mediante carta di credito. In ogni caso Yoani, a scanso di equivoci, ha il suo bel Copyright © 2009 Generazione Y (All Rights Reserved). Una cosa che nessun cubano può fare nemmeno da Cuba.
2) Chi ha fornito il supporto tecnico del blog? Chi si occupa di mantenerlo in attività?
Quanto costa il servizio di personalizzazione di questo software? Si tratta di un supporto tecnico esclusivo, disegnato da un esperto, il cui salario non lo paga certo Yoani dividendo i suoi guadagni. Il suo “patriottismo”non arriva fino a qui, anche se di denaro ne ha. Dai dati del dominio che appaiono su Internet del portale Desde Cuba, quello che ospita il blog di Yoani, usa il sistema Joomla. E’ un complesso sistema di gestione di portali dinamici e di contenuti, i cui moduli possono essere abilitati solo da avanzate conoscenze informatiche. E non è il caso di questa signora.
Se “Generazione Y” può sembrare un blog semplice sul piano grafico, l’occhio del blogger coglie subito che non si tratta di un blog comune sul piano dei requisiti tecnici. Ha versioni in 18 lingue diverse (non un semplice traduttore per blogger), un alto traffico, con centinaia di commenti in ogni post, risorse per la pubblicità su Internet e per immagazzinare la memoria a lungo. Tutto ciò si può mantenere solo grazie a una forte sovvenzione. Soltanto per il traffico che provoca questa pagina e i GB di commenti immagazzinati, oltre ai servizi di amministrazione, “Generazione Y” richiede denaro, specie se i suoi server sono in Europa. E non sono gratis!
3) Chi è Josef Biechele, il vecchio amico di Yoani che “disinteressatamente” anni fa ha portato il server Desde Cuba all’estero?
Lui sì, che deve sapere come si sovvenziona questo portale, alloggiato in un server dell’azienda Cronos AG Regensburg, una succursale dell’azienda Strato in Germania.
Se si visita la pagina di questo provider in Internet all’indirizzo http://www.cronon-isp.net/index.html si noterà che un utente comune, in questo caso un blogger, non potrebbe essere fra i suoi clienti. Non appare pubblicato né il menù, né la lista dei prezzi, e nemmeno i termini e le caratteristiche dei servizi. Perché c’è scritto che bisogna scrivere a questa compagnia: “Professional IT-Services” e domandare direttamente quanto costerebbe affittare un sito? Allora significa che il servizio viene attivato tramite contrattazione diretta, non si pubblicizza.
Sembrerebbe che Cronon AG non abbia interesse al marketing e confidi nel fatto che i suoi probabili clienti contattino l’azienda tramite Internet o arrivino tramite raccomandazioni. Un fatto insolito o molto esclusivo nel mercato delle telecomunicazioni, che getta dei sospetti sulla lista dei suoi clienti.
4) Chi paga ciò di cui Cronon AG rende noto sulle caratteristiche dei suoi server in Germania? Così esposte:
- Superficie totale di più di 3500 m2 (spazio di esposizione netto) diviso in sei abitazioni
- Ampiezza di banda: Connessioni esterne 2 x 20 Gbit/s per la colonna vertebrale di Freenet, 1 x 10 Gbit/s per il DE-CIX Frankfurt, le connessioni più piccole in quest’ ampiezza di banda sono fino a 155 Mbit
- 1 GBit per il trasporto d’entrata e uscita
- Acceso / Sistema elettrico 48 e 230 volt in tutti gli ambiti. Multipli UPS ridondanti (per parcella ognuno da 230 e 48 volt)
- Energia elettrica d’emergenza: 4 x motori diesel e diesel 2 di Riserva. Un megavatt di potenza (6 Megavatt totali)
- 45.000 litri di gasolio in magazzino, continuamente preriscaldato, ora d’inizio: 40 secondi
- 6 stazioni proprie con un trasformatore di un 1 megawatt
- Controllo d’accesso:24/7 sicurezza; Lettore di carte - Anticipo - Vigilanza CCTV – Registrazione scritta
Dice anche che può disporre di “Connessioni esterne”:2 x 20 Gbit / s”. In altri termini: non è un provider qualunque.
Pur dando per scontato che “il primo mondo ne è pieno”, la realtà di Cuba (grazie a quell’embargo che Yoani si guarda bene dal criticare) è che il sito che ospita il blog “Generazione Y” ha 60 volte l’ampiezza di banda di cui dispone tutta Cuba, per tutti i suoi utenti Internet!
5) Tramite chi si è potuto registrare il dominio del blog di Yoani?
Tramite GoDaddy, la compagnia preferita per registrare il sito che il Pentagono usa per la cyber-guerra. GoDaddy è il modo più anonimo e sicuro di comprare un dominio negli USA, lo afferma questa stessa azienda. Comprare! Quindi non c’entra per niente l’astuzia di qualche ragazzo ribelle come invece si cerca di far credere nel suo marketing politico e pubblicitario.
Perché si da per scontato che l’anonimato sia innocente e Yoani tanto audace? Perché usare la stessa strategia del Pentagono? Casualità? Come fa la “Super Yoani” a impedire che GoDaddy non le chiuda il dominio, come è successo con decine di siti che promuovevano eventi culturali e viaggi a Cuba? Perché nessuno parla delle restrizioni che pesano su Cuba - e continuano a pesare con Obama - sul commercio elettronico grazie all’embargo?
6) Il blog di Yoani curiosamente è stato il primo a fornire informazioni tramite Internet con fini sovversivi tramite Granpa, all’indirizzo: http://www.granpa.info. Non si sono nemmeno preoccupati di mascherare il legame con i suoi padrini che hanno usato le stesse righe del registro e ubicazione dei server in Europa usata dal blog “Generazione Y”.
Il dominio di Granpa è stato creato il 9 giugno 2009, proprietari anonimi. Il suo server si trova a Copenaghen, Danimarca. Il proprietario del conto corrente che ha pagato il dominio ha registrato un indirizzo della carta di credito nel paradiso fiscale di Gran Caiman, secondo i registri pubblici che compaiono in Internet. L’indirizzo IP in cui si trova questo sito è 82.103.135.163, che appartiene a ISP Easyspeedy Networks.
Granpa è un servizio esclusivo per Cuba, con la caratteristica che chiunque può registrare un numero di telefono dell’Isola senza avere avuto l’autorizzazione del proprietario del telefono. Chi possiede un cellulare a Cuba non riceve un codice di accesso per verificare che desideri davvero ricevere i titoli quotidiani selezionati fra i tre giornali di più rabbiosa filiazione anticubana: New Herald di Miami, Cubaencuentro e Penúltimos Días, spagnoli.
Si intende che questo servizio può inviare messaggi senza che il proprietario li abbia richiesti, in violazione delle regole che proteggono la privacy degli internauti e delle regole contro l’immondizia digitale. Come si sa, le tariffe internazionali di messaggeria per cellulare si pagano.
Nel sito di Vodafone, provider di servizi di telecomunicazione in Spagna, si può vedere che il prezzo di questo servizio di messaggeria verso altri paesi d’Europa e all’estero oscilla fra 1,16 e 2,50 euro per messaggio. Si verifichi all’indirizzo: http://www.cronon-isp.net/index.html
Quindi, quanto costano, e chi finanzia l’invio massiccio di questi sms a Cuba dall’Europa?
7) Quanti blogger hanno il Grupo PRISA spagnolo come agenzia? Perché Prisa, che si dice sia in grave crisi finanziaria, ha potuto comprare Noticias 24 - il sito più aggressivo del web contro il governo venezuelano - ed ha pagato a Yoani un premio di 15.000 euro? Nientemeno che il premio Ortega y Gasset, tradizionalmente conferito a personalità letterarie, di lunga esperienza e attività?
Com’è possibile che la casa editrice italiana Rizzoli paghi 50.000 euro a una “scrittrice” sconosciuta? Quel denaro non lo ha mai ricevuto nessun’altra figura indiscutibile della letteratura cubana. Alla lista si aggiungono circa 100 premi, tra cui la recente menzione al María Moors Cabot, dell’Università nordamericana di Columbia.
Non voglio accusare Yoani di essere una mercenaria. No, è lei che si accusa da sola! Le hanno creato un’immagine fittizia, al punto di arrivare a definirsi una rivoluzionaria, ma frustrata e tanto “afflitta” da curarsi con la terapia del blog, che paga qualcuno per i suoi “sacrifici alla patria” (ma il denaro non ha Patria).
A fronte di tutto ciò non viene da pensare a un sofisticato marketing contro Cuba? Il suo blog potrebbe disporre della visibilità raggiunta senza un finanziamento di grosso calibro mascherato con i premi?
Yoani non parla al cittadino comune dell’isola, le fa piacere crederlo e approfittare del fatto che se non viene letta è opera della “repressione”. Però sa portare bene l’acqua al suo mulino. Ricordate come ha preso le distanze dalla fogna della blogosfera cyber-dissidente? Come a dire: “I soldini solo per me”. E certo anche per suo marito, lo scrivano.
Così, prosegue a messaggiare secondo i principi della cyber-guerra del Pentagono per un “pubblico esterno”, con degli interessi che non possiamo pensare che ignori, come quello che finanzia la terapia delle sue frustrazioni.
Fonte: http://norelysblog.blogcip.cu/2009/08/11/si-los-blogs-son-terapeuticos-%c2%bfquien-paga-la-terapia-de-yoani-sanchez/