di Alberto Spampinato
La condanna in appello per il reato di stampa clandestina del giornalista e blogger Carlo Ruta, a cui va la nostra solidarietà, è un campanello d’allarme per tutti i blogger italiani: gran parte dei loro siti potrebbero essere oscurati e i loro curatori condannati se prevalesse anche in Cassazione l’interpretazione oscurantista della legge sulla stampa data dalla Corte d’Appello di Catania.
Siamo fiduciosi che non finirà così. Ma un paese democratico non si può confidare solo sulla apertura mentale dei giudici di Palazzo della Consulta. Occorre una normativa più moderna e liberale, in linea con la legislazione europea. È perciò urgente la riforma di questa arcaica legge sulla stampa che risale al 1948 e consente questa ed altre interpretazioni illiberali (in particolare in
materia di diffamazione e risarcimento danni). La legge del ’48 deve essere cambiata perché consente vari abusi in totale contraddizione con la lettera e lo spirito dell’articolo 21 della Costituzione e mette l’Italia fra i paesi in cui la normativa sulla stampa è più restrittiva.
C’è una contraddizione evidente fra la sentenza di Catania e ciò che ogni giorno ci fa inneggiare al grande potenziale liberatorio di Internet e al vento rinnovatore della ”primavera araba”, ci fa parteggiare per i blogger dei paesi arabi che, proprio pubblicando notiziari liberi, non autorizzati, stanno contribuendo a rovesciare regimi totalitari ed autocratici. E’ paradossale che in Italia si possa considerare reato ciò che in nome della libertà si ritiene giusto in Libia o in Siria. Di fronte a una così palese distanza fra l’orientamento dell’opinione pubblica quello di alcuni giudici e bene che sia il Parlamento a dire una parola chiara.
*Direttore di Ossigeno per l’Informazione