di Flavio Lotti*
La fame e la sete continuano ad uccidere donne, uomini e bambini. In Africa e non solo. Ma al governo italiano non interessa. Dal palco del G8 dell’Aquila, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi aveva solennemente (ri)promesso soldi e impegno. Ma a distanza di poche settimane, appare chiaro che nessuna di quelle promesse verrà mantenuta. Nel 2010, l’Italia ha deciso di spendere per la cooperazione internazionale solo 326 milioni di euro, e solo una piccola parte arriverà a chi ne ha veramente bisogno. Una vera miseria, meno di quanto abbiamo speso per organizzare il vertice del G8. La cifra più bassa dal 1996. Un vero scandalo: ne spendiamo più di 20.000 (milioni di euro) per pagare il conto annuale delle nostre caserme.
Nonostante la crisi economica, nessun paese industrializzato ha avuto il coraggio di fare quello che sta facendo l’Italia. Un atteggiamento negativo che ci espone a pesanti critiche internazionali, ci rende più vulnerabili e meno credibili.
Il problema è che non stiamo parlando solo di una catena di scelte politiche ed economiche. Stiamo parlando della vita e della morte di centinaia di milioni di persone che potremmo cercare di salvare e che, semplicemente, ci rifiutiamo di aiutare. Decidiamo razionalmente di non farlo. Non so cosa provoca in voi questa affermazione. A me provoca vergogna, dolore e rabbia.
Gli aiuti non sono tutto. Anzi da qualche tempo a questa parte sono in molti a levare la loro voce contro gli aiuti che spesso hanno provocato più danni che rimedi. Ma, in tutti quei casi, il problema non erano gli aiuti in sé ma il modo di concepirli e di gestirli, il tipo di relazioni in cui erano inseriti.
Gli aiuti non sono tutto. Serve un po’ più di giustizia nelle relazioni tra gli stati e tra i popoli. Ma senza gli aiuti si muore. La miseria dilaga nel mondo. Le persone che ogni giorno faticano a toccare il cibo sono diventate più di mille milioni. Ne avevano bisogno ieri, ne hanno bisogno oggi. Anzi, ne hanno diritto. Per questo serve la cooperazione internazionale.
Ma il governo Berlusconi, mentre festeggia il sorpasso economico della Gran Bretagna, ha deciso di azzerare tutto. Da lungo tempo l’Italia faceva poco: ora non farà più nulla. Ma non basta. Oltre al danno, c’è una clamorosa beffa.
Per tentare di giustificare l’ingiustificabile, il governo italiano ha elaborato tre tesi singolari. La prima. La cooperazione governativa è stata incapace di risolvere il problema della povertà e quindi bisogna smettere di farla. E’ inutile e dannosa. Tagliando i fondi non facciamo altro che tagliare un grande spreco di denaro. Troveremo il modo di lottare contro la povertà con la finanza creativa. Seconda tesi. La cooperazione italiana è stata così eccellente che oggi gli africani non hanno più bisogno dei nostri soldi. Hanno bisogno di essere trattati alla nostra pari. Hanno bisogno di spazio politico. Ed è quello che sta facendo il governo italiano aprendo le porte del G8 e del G20 ad una rappresentanza stabile dei governi africani. La terza. La crisi finanziaria impedisce al governo di fare di più. Nascondiamoci dietro alla generosità e all’impegno dei privati, delle associazioni, degli enti locali e delle regioni. In fondo… è sempre l’Italia che si muove.
Da mesi queste tre tesi passano vergognosamente di bocca in bocca, da Berlusconi a Frattini, da Frattini ai sottosegretari e dirigenti del ministero degli esteri. Possiamo continuare così? Perché il resto del mondo politico non reagisce?
Nel frattempo i poveri premono, i conflitti aumentano, i problemi si aggravano e le soluzioni si complicano.
Con questa consapevolezza, si apre venerdì prossimo ad Ancona il Meeting internazionale “L'Europa con l'Africa” promosso dal Coordinamento nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani, Regione Marche, Provincia di Ancona, Comune di Ancona, ChiAma L’Africa, CIPSI e Tavola della Pace.
Per tre giorni, centinaia di persone, amministratori locali, esponenti di numerose organizzazioni della società civile, studenti e insegnanti si confronteranno con un folto gruppo di personalità africane. Obiettivo: affrontare insieme le sfide del nostro tempo (miseria, guerre, migrazioni, mafie, cambio climatico, devastazioni ambientali,…) e costruire nuove relazioni basate sul riconoscimento, il rispetto reciproco e la giustizia.
Da Ancona usciranno proposte concrete per tutti. Per chi si candida a cambiare il nostro paese e per chi non vuole aspettare ancora, per gli enti locali che sono stati appena rinnovati e per le Regioni che andranno al voto il prossimo anno, per i giornalisti e per i media con la schiena dritta, per le scuole e per le associazioni che vogliono darsi da fare.
Il fatto è che, pur in un tempo dove tutto appare così difficile, abbiamo un grande interesse a imboccare questa nuova strada. L’Africa è un continente ricco di energie positive che tanto possono fare per aiutarci ad uscire dalla grave crisi –nonsoloeconomica- che stiamo vivendo in questa nostra piccola porzione bianca del mondo. L’Africa è una opportunità, una grande opportunità. Chi, come il governo italiano, si rifiuta di vederla e continua con le vecchie logiche della retorica, della chiusura e dello sfruttamento, si assume una grave responsabilità che peserà drammaticamente sul futuro di tutti. Chi invece vuole coglierla non ha che da guardare all’Africa con occhi nuovi.
*Coordinatore nazionale della Tavola della pace