di Federico Orlando
"Giudichiamo non una punizione, ma una ritorsione di inaudita gravità, il licenziamento in tronco deciso dalla direzione Fiat per l'operaio dello stabilimento di Termoli, il quinto in una settimana tra le varie fabbriche del Gruppo” . Lo hanno dichiarato oltre a me Beppe Giulietti, Tommaso Fulfaro e Stefano Corradino a nome di tutti gli associati ad Articolo 21. Giuseppe Musacchio, dipendente della Fiat-Powertrain di Termoli e componente dello Slai-Cobas di Campobasso, aveva chiesto un giorno per “malattia”, utilizzato invece per recarsi a Pomigliano d'Arco e solidarizzare coi lavoratori di quella fabbrica, in lotta per il posto di lavoro. “Sulla base delle notizie conosciute – dichiarano i dirigenti di Articolo 21 – è probabile che Musacchio abbia commesso un'infrazione: nel qual caso, una punizione proporzionata e civile sarebbe rientrata nelle regole dell'organizzazione del lavoro. Ma il licenziamento assume i caratteri di vera e propria ritorsione, quasi una ricercata conferma del nuovo corso, molto punitivo e padronale, dei rapporti azienda-lavoratori, che Marchionne intende dare al Lingotto, forse nello spirito di Detroit. Guardo caso, qualche tempo fa uno zio del Musacchio era stato licenziato per aver esposto sui cancelli della fabbrica una bandiera della pace. Questa cultura rientra perfettamente nel quadro dell'autoritarismo che si vuol imporre al paese, anche attraverso la legge delle intercettazioni, e del classismo affermato senza pudori nella manovra finanziaria. I giornalisti di Articolo 21 invitano i colleghi a solidarizzare coi lavoratori con articoli e inchieste sulla questione operaia, i sindacati a non essere disuniti almeno in casi così gravi, e i partiti dell'opposizione a impegnare il parlamento su aspetti tanto allarmanti della “nova” società italiana.