di Linda Crimersmois
Circa 8 milioni di Rom, su una popolazione mondiale stimata a circa 12 milioni, vivono in un paese dell’Unione Europea. Da 1,8 a 2,5 milioni di Rom vivono nella sola Romania, da 700 a 800.000 in Bulgaria. Sono presenti in Europa dalla fine del medioevo e vi costituiscono la minoranza etnica più numerosa. Nella comunicazione del 14 aprile 2010 al Parlamento Europeo la Commissione Europea prende atto che si tratta di una minoranza particolarmente discriminata: basso livello d'istruzione, barriere sul mercato del lavoro, segregazione nel settore degli alloggi, precarie condizioni sanitarie. Quali cittadini di un paese dell’Unione Europea, i Rom hanno il diritto alla libera circolazione nello spazio europeo. Con la discriminazione che vige nei loro paesi di origine, l’allargamento dell’Unione Europea ha accentuato i flussi migratori verso i paesi del sud e dell’ovest dell’Europa. Gli ingenti finanziamenti europei per l’integrazione e la strategia “sostenere l’inclusione al vantaggio di tutti” non hanno portato grandi risultati malgrado numerose buone pratiche a livello locale e tanti progetti volti a renderle visibili e riutilizzabili. Inoltre, i paesi di accoglienza non sono poi tanto accoglienti. Alcuni di loro, Francia e Italia in testa, vorrebbero addirittura adottare la linea dura.
Il ministro Maroni, in un’intervista al Corriere della Sera, esprime il suo intento di andare oltre i provvedimenti attuati da Sarkozy “la Francia segue la nostra linea dei rimpatri, noi andremo oltre” e si augura che si possa procedere con i Rom come per i clandestini: “espulsioni anche per i cittadini comunitari e non solo rimpatri volontari”. Prepara cosi il terreno in vista della riunione in settembre a Parigi di alcuni Ministri degli Interni dell’Unione Europea. Perché un’idea comincia a farsi strada nel clima pre-elettorale che caratterizza la Francia e sembra anche l’Italia, in questa fine di pausa estiva: ci piace la libera circolazione delle merci in Europa ma non ci piace la libera circolazione delle persone non gradite. Un tentativo di attacco ai valori fondanti dell’Unione Europea.
L’Unione Europea dispone in effetti di un solido quadro legale per combattere le politiche discriminatorie dei paesi membri nei confronti dei Rom che si basa, tra l’altro, sull’articolo 13 del Trattato della Comunità Europea sulla lotta ad ogni tipo di discriminazione, sulla Direttiva 2000/43/CE sulla parità di trattamento a prescindere dalla razza e sulla Direttiva 2000/78/CE che mette al bando la discriminazione nell’occupazione e nella formazione professionale. E considera prioritaria nel 2010, anno di lotta contro la povertà e l’esclusione, l’azione per l’integrazione dei Rom.
Viene a porsi una domanda di fronte alla rincorsa dei media alle notizie di questi ultimi giorni sulla politica francese contro i Rom: l’espulsione dei Rom è un fatto nuovo per la patria dei diritti dell’uomo?
La Francia ha annunciato in luglio misure repressive contro i circa 15.000 Rom stranieri installati sul suo territorio, ora le mette in atto. Il 19 agosto, sono state 83 le partenze “volontarie” verso la Romania con un aiuto al reinserimento di 300 euro per ogni adulto e 100 euro per bambino. Il 20 agosto, le partenze sono state 139. Entro la fine del mese saranno stati allontanati 850 Rom, annuncia da Washington il Ministro dell’Immigrazione Eric Besson, facendo cosi lievitare il numero rispetto ad annunci precedenti di altri ministri, a prova del successo dell’operazione.
Significativo è che dall’inizio del 2010 sono già stati effettuati 24 voli di rimpatrio. Sempre su voli “di linea” non dedicati. Comunque partenze “volontarie” e con incentivi economici al rimpatrio. La terminologia è importante. Nel 2009, i voli sarebbero stati 44 e avrebbero riguardato circa 12.000 persone su un totale di 26.000 persone espulse. Tutto questo “in silenzio”, dopo i numerosi articoli pubblicati nell’estate 2008 a seguito della proposta del governo italiano di raccogliere le impronte digitali, e la conseguente risoluzione del Parlamento Europeo, adottata il 10 luglio 2008, che qualificava tale pratica un atto di discriminazione diretta.
Cosa è cambiato oggi? Sarkozy, con le sue esternazioni a luglio contro i Rom, ha messo l’Unione Europea e l’ONU nell’obbligo di esporsi con richiami al rispetto delle convenzioni internazionali e la stampa ad uscire finalmente dal suo silenzio. Anche il Papa è intervenuto: indirizzandosi a dei pellegrini francesi, Benedetto XVI li ha esortati ad accogliere le diversità all’immagine di Gesù venuto a riunire gli uomini di ogni nazione e lingua.
Un boomerang per il governo in questa stagione pre-elettorale. La maggioranza non è unita sui temi della sicurezza. Agli ex-gaullisti non è piaciuto l’attacco ai valori repubblicani con l’annuncio della revoca della cittadinanza francese a chi, di origine straniera, abbia attentato alla vita di un rappresentante dell’ordine. Dominique de Villepin, l’eterno rivale pronto a contendere di nuovo a Sarkozy il suo primato all’interno della maggioranza, scende in campo con un articolo su Le Monde intitolato “Una macchia di vergogna sulla nostra bandiera”. E qualifica gli annunci di Sarkozy di “rincorso alla sicurezza che non ha altro obiettivo che la provocazione e la divisione per la conservazione del potere”. Le proteste dell’opposizione sono state invece liquidate dal Ministro dell’Interno Brice Hortefeux come inconsistenti. In un’intervista al quotidiano Le Monde le qualifica come provenienti da “miliardari di sinistra” e invita a “non confondere il piccolo ambiente politico-mediatico parigino con la realtà della società francese”.
Quanto all’efficacia del provvedimento “ smantellamento di 300 accampamenti in 3 mesi ed espulsioni dei Rom in situazione illegale” è tutta da verificare. Perché? Perché i Rom allontanati tornano. Alcuni di loro sono in Francia da anni e non hanno più nessun legame con il loro paese di origine. Hanno scelto la Francia e vogliono restarci. I loro figli sono scolarizzati. Altri hanno perso tutto quello che avevano nei loro paesi a seguito delle recenti inondazioni.
Come cittadini dell’Unione Europea, i Rom possono stabilirsi in qualsiasi paese per un periodo di 3 mesi. In Francia, dopo 3 mesi di permanenza devono giustificare di mezzi di sostentamento ufficiali e avere un domicilio. Requisiti difficili per una popolazione non tanto discriminata nel suo diritto al viaggio quanto nel suo diritto a diventare sedentaria.
Per evitare gli “andata e ritorno” e la riscossione degli incentivi al reinserimento più volte da parte delle stesse famiglie, la Francia utilizzerà da ottobre una banca dati biometrica, Oscar. Oltre alla riduzione dei costi, il suo effetto sarà probabilmente di ridurre il numero di adesioni volontarie alla partenza verso i paesi di origine. Ma se la pressione continua, con lo smantellamento degli accampamenti, ci saranno partenze verso i paesi frontalieri. Già si notano flussi anomali verso gli accampamenti del Piemonte e della Lombardia in provenienza della Francia.