di redazione
Le opposizioni parlamentari si uniscono alla Camera dei Deputati. Già di per sé questa è una notizia. Lo fanno attorno ad una mozione per la libertà e il pluralismo che viene sottoscritta da alcuni parlamentari. Firmatari Beppe Giulietti (gruppo misto), Bruno Tabacci (Api), Roberto Zaccaria e Paolo Gentiloni (Pd), Fabio Evangelisti (Idv) Marco Beltrandi (Radicali - Pd), Roberto Rao (Udc), Roberto Nicco (gruppo misto). Non una contro mozione a quella di Futuro e Libertà, che interviene su questioni simili, ma la possibilità di proporre un testo che abbia la possibilità di trovare la più ampia maggioranza possibile in Parlamento affinchè si palesi l'anomali italiana nel settore dei media.
E' un atto congiunto importante, un tentativo di ricercare quei minimi denominatori comuni tra forze di opposizione che sia anche un ponte disponibili ai parlamentari della maggioranza che pensano alla necessità di definire attraverso temi quali la libertà di informazione e il pluralismo dei media, punti cardini di intese anche trasversali su questo settore. E, nel corso della conferenza stampa che si è tenuta questa mattina alla Sala del Mappamondo di Montecitorio, il senatore Pd Vincenzo Vita si è reso disponibile a proporre la stessa operazione anche nel secondo ramo del parlamento.
Si tratta di una mozione sull'informazione che impegna il Governo a recepire la normativa europea in materia di pluralismo dell'informazione, conflitto di interessi e indipendenza del servizio pubblico televisivo e a rimuovere la "clamorosa incompatibilità" del Premier per l'interim allo Sviluppo economico. Alla fine della conferenza stampa è iniziato l'iter della mozione, portata alle Presidenze dei gruppi e quindi in capigruppo per essere calendarizzata.
"Una mozione aperta, non contro quella dei finiani" che pure è importante sia stata presentata, dice Beppe Giulietti, portavoce di Articolo 21 e tra i firmatari. "Lavoreremo per avere dispositivi comuni" nei testi che arriveranno in Aula, con l'obiettivo "di avere una maggioranza su un testo che sollevi il caso dell'anomalia italiana".
Nella mozione, scritta da Zaccaria, si ricordano l'art.10 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo sulla libertà d'espressione; le disposizioni della Carta dei diritti dell'Ue sul rispetto del pluralismo e della libertà dei media; le direttive comunitarie sulle comunicazioni elettroniche che escludono le concentrazioni nel mercaro della radiodiffusione e la risoluzione dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (1387 del 2004) nella quale si esprime preoccupazione per la situazione italiana in tema di congruità delle sue leggi su pluralismo e conflitto di interessi. E ancora i pareri Ue sulle leggi Gasparri e Frattini (comunicaizioni e conflitto d'interessi) e le raccomandazioni Ocse sulle anomalie dell'Italia in tema di concentrazione mediatica e politica.
Quindi le disposizioni del contratto di servizio, della legge sulla par condicio.
Per questo, nel dispositivo, si impegna il Governo a "dare seguito alle indicazioni provenienti dalle organizzazioni internazionali su pluralismo, concentrazioni e conflitto di interessi" e ad allineare la normativa alle direttive di settore, "a garantire l'indipendenza del servizio pubblico" e ad "astenersi da ogni interferenza con l'indipendenza editoriale e l'autonomia istituzionale delle emittenti pubbliche", infine a rimuovere la "clamorosa incompatibilità" del premier nell'interim allo Sviluppo economico.
Impostazione diversa dalla mozione di Fli, concentrata sull'operato del Dg Masi e sulla linea del Tg1 di Augusto Minzolini. Importante, sottolinea Giulietti, "che un gruppo del centrodestra abbia detto che è crollato il muro di Berlino del sistema mediatico", ma "non basta dire la votiamo e basta, si vedrà poi in Aula, se ci saranno integrazioni", se si arriverà a dei dispositivi comuni. In generale, "non ci appassiona solo il dibattito sulla Rai, fosse solo Minzolini il problema".
"L'Europa è la nostra ancora - ha detto Bruno Tabacci, portavoce di Api -, e che ci sia una distorsione nell'informazione è evidente". Quanto al Tg1, "mia mamma diceva 'lo ha detto il Tg1' oggi non si può più dire". E la Rai "rischia di fare la fine di Alitalia". Tra i sostenitori della mozione anche Marco Beltrandi, Radicali, perché "la situazione è grave sul cosiddetto pluralismo e sull'assetto radio tv".
Analoga iniziativa sarà presentata in Senato, "faremo qualcosa di simile, ricalcando i testi", ha detto Vincenzo Vita, senatore Pd e membro della Vigilanza.