di Pietro Nardiello
Nei giorni scorsi è ritornata all’attenzione delle cronache la cittadina di Castel Volturno in provincia di Caserta in occasione del secondo anniversario della strage con la quale il commando guidato da Giuseppe Setola provocò la morte di sei cittadini immigrati. Il 18 settembre i rappresentanti dell’associazionismo locale, insieme alla comunità africana hanno voluto installare sul luogo della strage una scultura per ricordare l’eccidio. L’azione è stata stigmatizzata dal sindaco del PDL Oreste Scalzone che ha addirittura invitato i promotori dell’iniziativa a ripensarci, perché qualcuno dei morti potrebbe aver avuto a che fare proprio con la camorra. Tra le tante voci abbiamo preferito ascoltare quella di Sergio Nazzaro, giornalista e scrittore, autore peraltro del libro Mafiafrica, del quale ho avuto modo di parlare proprio dalle colonne di Articolo 21.
Allora Nazzaro cosa succede a Castelvolturno?
Inizio con il precisare che qui l’uomo bianco ha saccheggiato e devastato l’intero territorio con il cemento e l’inquinamento ambientale creando un luogo dove non ci sono regole. In questo contesto l’uomo nero ha trovato casa, proprio in un luogo nel quale non deve condividere nulla ma, ovviamente, solamente sopravvivere.
E il tutto quindi sfocia in un problema criminalità.
La criminalità fa semplicemente il proprio lavoro che qui vede interagire la potenza camorrista con la rappresentanza criminale immigrata, in rappresentanza di una nuova mafia, di colore, che opera in campo internazionale. Ma qui bisogna analizzare la realtà e questo, purtroppo, non lo fa nessuno. Gli immigrati dormono nelle abitazioni affittate loro dagli italiani pagando affitti in nero. Ecco il primo punto. A tanti, nonostante le proteste ufficiali, fa comodo riscuotere denaro senza sudare. Come mai l’amministrazione locale, gli organi addetti ai controlli fiscali non effettuano una verifica su questa maxi evasione che prosegue da tantissimi anni?
E dopo cosa facciamo li rispediamo tutti indietro?
Assolutamente. Le associazioni del territorio svolgono un lavoro eccellente ma non è sufficiente. In loro sostegno potrebbe intervenire la Chiesa che, giustamente, parla di accoglienza e offrire a questi cittadini un tetto nelle tantissime strutture disseminate sul territorio italiano. Anche così si potrebbe combattere questo sistema illegale che tanto guadagna sugli immigrati.
Ma questo territorio è composto solo da agro cemento e criminalità?
Qui non hai scelta. Non puoi dire vado a lavorare in fabbrica o penso ad un’attività. La fabbrica di questo territorio è la camorra mentre le attività sono rappresentate dalle tante possibilità che la fabbrica offre. La gente per bene fa salti mortali per sopravvivere proprio come i tanti immigrati che si radunano alle rotonde ogni mattina in attesa della chiamata dei caporali.
In occasione del secondo anniversario della strage di San Gennaro avvenuta a Castel Volturno, il sindaco Oreste Scalzone ha dichiarato che porre una scultura sul luogo dove la stessa è avvenuta avrebbe rappresentato un errore. Cosa ne pensa lei?
Uno Stato, collocato tra gli otto Paesi più industrializzati al mondo, che non si ferma per ricordare una strage avvenuta sul proprio territorio, quasi nello stesso luogo di quella avvenuta diciotto anni prima, quella volta fu a Pescopagano, dimostra tutta la sua debolezza ed esprime la volontà di allontanare il problema dall’attenzione nazionale relegando il problema a puro conflitto sociale di quelle comunità. Infatti Giuseppe Setola è indagato per reato di strage. Credo che sia veramente oltraggioso che la nostra Nazione non si sia fermata per commemorare e per capire come mai avvengono queste cose. E poi le indagini, per il momento, parlano chiaro: a Castel Volturno furono ammazzati degli innocenti. Tutto questo è solamente oltraggioso.
A chi ascrivere delle responsabilità?
Qui da sempre il primo sconfitto è lo Stato centrale insieme alle amministrazioni locali. Sono tanti i rappresentanti di questo territorio che siedono in Parlamento indagati per reati gravissimi. Impossibile, dunque, chiedere il buon comportamento agli altri se chi dovrebbe indicare e allo stesso tempo far rispettare delle regole non lo può e non lo vuole fare. Come facciamo a chiedere che si instauri un senso civile se tutti pregano al totem dell’omertà? Qui non possiamo parlare di integrazione ma solo di anarchia che sposa altra anarchia.
E’ il modello Caserta del ministro Maroni?
Mi fa una domanda di riserva?