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Modello Caserta? Attacco ai beni confiscati
di Pietro Nardiello
Gli studenti dell’Isis Siani di Casalnuovo hanno un sogno, quello di poter realizzare un giorno non troppo lontano un ristorante e un istituto di bellezza all’interno di un bene confiscato alla camorra. Il progetto è stato presentato, con un video, in occasione della prima tappa del Festival dell’Impegno Civile che si è svolta proprio nel comune della provincia napoletana. Si tratta di un fabbricato, che versa in condizioni fatiscenti però, confiscato al clan Egizio, famiglia che per decenni ha controllato ogni attività illecita del territorio. Oltre 2000 mq, due fabbricati, un parcheggio coperto e uno spazio antistante abbandonati ancora allo stato grezzo. A sottolineare la potenza di questa famiglia anche i tre furgoni di cui due blindati ancora lì. La struttura è stata confiscata da oltre un decennio e a causa delle esigue finanze di cui dispone il Comune, occorrerebbero oltre tre milioni di euro, anche grazie al suggerimento del coordinamento locale dell’ ass. Libera è ora il Consorzio Sole a disporre della struttura. In Campania abbiamo assistito più volte a promesse di restauri faraonici per i beni confiscati che, puntualmente, sono rimasti solo un bel sogno che, questa volta, però, si spera possa diventare realtà. Da qui non è molto distante la provincia di Caserta, un territorio descritto dalle cronache come terra di Gomorra. In realtà ciò che raccontano i soliti beni informati non corrisponde sempre al vero. Il prossimo fine settimana il Festival farà tappa proprio in questa provincia, a Baia Verde, alle porte di Castel Volturno, in occasione della “Giornata mondiale del rifugiato”. Qui l’associazione Jerry Masslo, presieduta da Renato Natale che in questi giorni ha subito nuove minacce dai clan di Casal di Principe, gestisce la “Casa di Alice”, un bene confiscato a Pupetta Maresca. La tappa, però, subirà una modifica rispetto al programma ufficiale, alla luce degli ultimi clamorosi eventi che hanno riportato la città di Castel Volturno e la comunità di immigrati alle attenzioni della stampa nazionale per fatti di cronaca. Non si tratterà di una due giorni di festa ma di un’occasione di riflessione. La prevista sfilata di abiti realizzati da cittadini immigrati, che da alcuni mesi animano la sartoria sociale, la cui sede è presso la villa sottratta ai clan, è stata annullata. Una tra le principali artefici del laboratorio di sartoria, la cittadina ghanese Atta Bose, è la mamma di Mary Morad la bambina di sette anni assassinata sabato scorso e ritrovata, poi, in un canale dei Regi Lagni. Sarà sì presentato il laboratorio, “Vestiamo la legalità”, ma soprattutto, si esprimerà vicinanza e solidarietà a Atta affranta e disorientata in questo momento di estrema difficoltà. Non si tratterà, però, dell’unico momento di riflessione. Si discuterà sul cosiddetto “Modello Caserta”, oramai diventato uno slogan di questo Governo e del ministro leghista Maroni, e dell’attacco, messo in atto, dai vertici delle amministrazioni locali di centro destra, quella di Trentola Ducenta prima e di Castel Volturno poi, che hanno richiesto la restituzione dei beni confiscati sino ad ora gestiti, con successo, da associazioni del territorio. Solamente quindici giorni or sono, il neo sindaco del comune di Trentola, Michele Griffo, ha ufficialmente comunicato di non voler rinnovare l’affido alla Compagnia dei Felicioni della Comunità di Capodarco, della villa che lo Stato ha sottratto al boss del clan dei casalesi, e ora collaboratore di giustizia Dario De Simone. Altrettanto ha fatto il primo cittadino di Castel Volturno Antonio Scalzone che, con una missiva recapitata lo scorso venerdì, ha comunicato che l’associazione Jerry Masslo deve restituire la villa di Baia Verde. La Compagnia dei Felicioni è accusata, dal primo cittadino, “di non combattere la camorra offrendo ospitalità, sotto quel tetto, a bambini vittime di violenze e cercando, riuscendovi, di reinserirli affidandoli a nuove famiglie o, in alcuni casi, a quelle di origine”. Mentre la Jerry Masslo, secondo Scalzone, sindaco da sempre in lotta contro la comunità immigrata e le associazioni che provano a costruire una convivenza civile, non riutilizza quella struttura che l’allora commissario ha voluto affidare. Sarebbe logico ora attendersi qualche interrogazione parlamentare dai bravi rappresentanti del territorio, spesso impegnati con tavole rotonde sui temi della legalità, oltre che a qualche mobilitazione di massa per capire cosa vuol dire “Modello Caserta”. Nessun dubbio, lotta militare alla camorra e sistematico attacco a chi gestisce, con successo, i beni confiscati alla criminalità organizzata.
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