di Pina Picierno
La scorsa settimana diversi quotidiani hanno riferito di un documento anonimo giunto alla Procura di Caltanissetta. Non una lettera, ma un rapporto investigativo, in cui si fa riferimento ad una riunione avvenuta a Messina, nel mese di Luglio, fra vertici di Camorra, ‘Ndrangheta e Cosa Nostra, per pianificare attentati ai danni dei rispettivi “nemici”. Nel rapporto, pieno di omissis e cancellature per impedire l’identificazione della fonte, vengono anche fatti dei nomi: i potenziali obiettivi, fra gli altri, sarebbero il procuratore di Caltanissetta Lari, l’ex dia Raffaele Cantone, il procuratore di Reggio Calabria Pignatone.
Il documento anonimo è diventato oggetto di una indagine da parte di tre differenti procure (Catania, Catanzaro e Messina), vista la delicatezza estrema del suo contenuto.
A meno di una settimana, le agenzie hanno riportato la notizia che lo stesso documento, o uno dai contenuti molto simili, è stato trasmesso alla Commissione Antimafia, ed è in corso uno studio per verificarne l’identità. Il documento riporterebbe anche chiare motivazioni per la scelta degli obiettivi di futuri attentati: i magistrati impegnati sulle indagini sulla strage di Via D’Amelio, chi è in prima linea contro la ‘ndrangheta nel cuore della Calabria, chi si occupa di carceri e del 41 bis e chi, infine, si è speso per contrastare il Clan dei Casalesi.
Il filo conduttore è chiaro: alzare il tiro, le organizzazioni criminali insieme, per rispondere alla forza con cui negli ultimi anni si è ripreso il contrasto alle mafie. Il documento, autentico o meno, delinea la possibilità di una ripresa delle stragi e degli attentati, per rendere il clima destabilizzante per le istituzioni, come quello che abbiamo vissuto nei primi anni ’90.
Le procure coinvolte e la Commissione Antimafia si occuperanno certamente con grande serietà e competenza di valutare la questione. Quello che avremmo voluto sentirci dire, io e le colleghe Ferranti e Garavini, in risposta al question time presentato al Ministro Maroni, è che lo Stato, il Governo, è consapevole della gravità di queste ipotesi. Che il Governo si rende conto del tentativo delle mafie di creare una escalation di intimidazioni e violenza, che sono in corso approfondimenti, studi, analisi e misure straordinarie per fare chiarezza, per mettere al sicuro le persone minacciate, per vagliare il potenziale coinvolgimento dei servizi segreti nell’invio di questi messaggi anonimi.
Invece si è presentato in Aula il Ministro Elio Vito, sciorinando dati sul numero di scorte assegnate ai magistrati nel nostro Paese, spiegandoci che nulla può essere detto su ciò che è oggetto di indagini della magistratura. Non possiamo certo considerarci soddisfatte: penso che il Governo avrebbe il dovere di spendere almeno qualche considerazione di merito sul clima che stiamo vivendo, sulla necessità di stringersi attorno a quei magistrati che lavorano in prima linea, senza più delegittimazioni, senza incertezze, sul bisogno di vigilare sulle evoluzioni del fenomeno criminale, sui loro cambi di strategia e sul potenziale coinvolgimento di parti dello Stato, per evitare il ricrearsi di zone di silenzio e ombra come in passato purtroppo è accaduto.
Per questo la risposta di oggi proprio non può bastare…
La mia presentazione del question time:
http://webtv.camera.it/portal/portal/default/Assemblea?NumeroLegislatura=16&NumeroSeduta=382&IdIntervento=231072
La risposta del Ministro Vito:
http://webtv.camera.it/portal/portal/default/Assemblea?NumeroLegislatura=16&NumeroSeduta=382&IdIntervento=231073
La replica di Donatella Ferranti:
http://webtv.camera.it/portal/portal/default/Assemblea?NumeroLegislatura=16&NumeroSeduta=382&IdIntervento=231074