di Nicola D’Angelo
In quasi tutte le capitali europee è facile imbattersi in persone che usano il computer con una connessione wi fi comodamente sedute in un parco, in un bar, negli aeroporti. In Europa, ma non l’Italia dove la gente è costretta a restare incollata al telefonino. La principale ragione di questa diversità è da ricercare nell’art. 7 della legge 155/05 che convertiva il decreto 144 contro il terrorismo (noto come decreto “Pisanu”) e che oggi lo stesso ideatore definisce inutile.
Una norma adottata all’indomani degli attentati terroristici nella metropolitana di Londra che avrebbe dovuto avere efficacia solo per il 2005 ma che poi è stata di anno in anno prorogata.
All’epoca il ministro Pisanu ritenne necessario, per motivi di sicurezza, che tutti quelli che volevano utilizzare una connessione wi fi si dovessero registrare.
Un principio che ha finito per danneggiare pesantemente, oltre agli internet point, anche i gestori di locali che offrono ai clienti il servizio gratuito di connessione wi-fi e le comunità territoriali più avanzate.
Oggi un locale pubblico che intenda offrire un servizio di connessione ad internet in modalità wi-fi deve non solo richiedere autorizzazione preventiva alla questura ma anche accertare le generalità dei clienti che ne facciano richiesta e conservarne la documentazione anagrafica nel caso la polizia abbia bisogno di informazioni.
Paradossalmente tuttavia si sono imposte restrizioni molto forti solo per i locali pubblici. I privati all’interno delle proprie abitazioni possono attivate una connessione internet wireless esposta in teoria al rischio che qualcun altro si colleghi. Il caso non è astratto. Qualche giorno fa il Garante della privacy ha bacchettato Google per aver succhiato erroneamente dati dalle reti wireless domestiche con i dispositivi di rilevamento montati sulle auto del servizio street view. Tutto alla faccia delle password che noi mettiamo.
All’estero invece chi richiede una connessione wi-fi semplicemente non viene identificato con notevole vantaggio per gli utenti. Un’ opportunità anche per lo sviluppo della diffusione di internet e delle suoi servizi (es. e-commerce).
Esistono poi precise valutazioni di come il servizio wi fi produca benefici economici diretti sui consumatori anche in termini di riduzione dei prezzi per via dell’aumento del tasso di concorrenza.
Anche gli effetti diretti in tema di ordine pubblico della norma, a parere degli stessi tecnici del settore, non sono stati significativi nella lotta al terrorismo (le tecnologie utilizzate sulla rete consentono di superare quasi tutte le barriere), mentre è certo che la stessa ha concorso alla scarsa penetrazione di internet in Italia.
Nei fatti il decreto Pisanu è stato uno degli elementi che ha spostato l’utenza verso gli operatori di telefonia mobile alimentando la diffusione di connessioni dati via smartphone o su chiavette USB, per soddisfare il bisogno degli utenti di connessione in mobilità (ovvero fuori ufficio o abitazione) a costi tutt’altro che trascurabili. Non è un caso che l’Italia sia la seconda, in Europa, per connessioni in banda larga mobile, in assenza pressoché totale di alternative meno onerose come le connessioni wi-fi.
Non resta che sperare che gli annunci della politica e soprattutto del governo abbiano un seguito.
Singolare paese l’Italia, tanto rumore per individuare strumenti per la ripresa economica, tanto silenzio quando si parla di frequenze, quelle del wi fi o del dividendo digitale.