di Elisabetta Viozzi
Immigrazione uguale emarginazione e pericolo per la sicurezza? A leggere il rapporto Caritas Migrantes di quest’anno nulla di così falso: gli stranieri in Italia lavorano, aiutano in modo sostanzioso la nostra economia e spesso creano anche occupazione, e non sono per niente più “cattivi” degli italiani. E tanti di loro non si possono neanche definire stranieri. Chi sono dunque questi nuovi italiani?
A descriverceli è l’ormai autorevolissimo rapporto Caritas Migrantes, che tratteggia ogni anno l’evoluzione del fenomeno immigrazione in Italia. Gli immigrati sono ormai arrivati a sfiorare la quota 5 milioni (circa 700 mila in meno di quanti ne ha registrati l'Istat) e rappresentano il 7% della popolazione. Venti anni erano dieci volte meno. Insieme al loro numero, anche a causa della crisi, «sono aumentate le reazioni negative, la chiusura, la paura», nei loro confronti, secondo il dossier. Ma i numeri, soprattutto quelli economici, rendono immotivate e irrazionali queste paure: gli immigrati sono il 10% degli occupati, partecipano al nostro PIL di un bel 11,1% e sono titolari del 3,5% delle imprese, pagando oltre 33 miliardi di euro di tasse. Insomma creano ricchezza. Ma anche sul fronte sicurezza i numeri stracciano i luoghi comuni: stando al Dossier, "il ritmo d'aumento delle denunce contro cittadini stranieri è molto ridotto rispetto all'aumento della loro presenza, per cui è infondato stabilire una corrispondenza tra i due fenomeni". E ancora: secondo i dati forniti, "gli italiani e gli stranieri in posizione regolare hanno un tasso di criminalità simile".
Ascolta l'intervista a Franco Pittau cordinatore del dossier Caritas Migrantes