di Valter Vecellio
Milioni di italiani hanno risposto “SignorNo” ai preventivi ukase lanciati contro la trasmissione di Fabio Fazio e Roberto Saviano, e si sono incollati al televisore, premiando così un raro esempio di quella “buona” televisione che il servizio pubblico dovrebbe assicurare e che proprio per la sua “normalità” finisce con l’essere qualcosa di straordinario.
E’ “normale” che il segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani e il leader di “Futuro e libertà” Gianfranco Fini siano messi nella condizione di poter dire cosa sia per loro “sinistra” e “destra”; semmai è anormale che abbiano solo loro la possibilità di poterlo fare; e certo: sia Bersani che Fini, nel loro dire cosa per loro è “sinistra” e “destra” possono essere apparsi impacciati, ingessati, rituali perfino, “grigi”; ma va bene così: averceli per una volta mostrati per come sono, senza la mediazione dei “teatrini” prefabbricati a uso e consumo del politico di turno . Ve benissimo averli mostrati con i loro limiti e le loro lacune, il loro “dire” e il loro non “dire”. Vorremmo ora che anche altri leader politici siano mostrati in analogo modo, li si possa vedere, sentire, valutare. Con buona pace di critici laureati come Aldo Grasso, si continua a credere che sul tema dei valori ci siano ancora delle differenze, che sia bene marcarle, che si possa sapere il “chi”, il “come”, il “quando”, il “perché”. E invece di preoccuparsi della presenza di Bersani e di Fini, ci si dovrebbe preoccupare di garantire la presenza di altri “vietati”, e per fare due nomi e cognomi, Marco Pannella o Emma Bonino, che non sono mai ospiti di nessun programma; non ci è dato modo di conoscerli, valutarli, “pesarli” per quello che dicono, fanno, dichiarano di voler fare. La vecchia regola, del “conoscere per deliberare”.
E’ “normale” che Saviano svolga una “lezione” sulla ‘ndrangheta e la criminalità organizzata, avendo cura di spiegare nei suoi termini “elementari” quale sia l’origine del “mito”, su cosa si fonda e alimenta; e poi sveli la concreta forza di queste organizzazioni, ne indichi le complicità e gli interessi; semmai è anormale che queste “lezioni”, questi servizi siano così rari, unici si potrebbe dire; e certo, si corre il rischio di raccontare cose spiacevoli per quel che riguarda il “Nord padano”; ma è bene che certe cose siano dette, si conoscano, escano dai dossier e dalle inchieste di investigatori e magistrati. La vecchia regola, del “conoscere per deliberare”.
E’ “normale” che il servizio pubblico affronti questioni certamente laceranti e che possono dilaniare le coscienze, ma che fanno parte del nostro vivere quotidiano; e dunque si “descrive” la vicenda di Eluana Englaro e di Piergiorgio Welby: si ricordino le crudeli sciocchezze dette e fatte dal sedicente “partito della vita”, si parli di situazioni “limite” che però sono questioni sociali, che riguardano, coinvolgono migliaia, milioni di persone tra pazienti, famiglie, amici; si racconti, nei termini semplici e straordinari che ha saputo trovare Saviano la bella storia d’amore tra Mina, “l’austriaca” e Piergiorgio.. La vecchia regola, del “conoscere per deliberare”.
Qui si arriva allo “scandalo” della trasmissione di Fazio e Saviano. Lo “scandalo” colto con grande semplicità ed efficacia da Saviano, quando “racconta” il calvario di Welby, e cita cosa accomuna la sua battaglia con quella di Luca Coscioni e del padre di Eluana Englaro: avrebbero potuto risolvere tutto come fan tanti, ci ha ricordato Saviano: pagando un infermiere, o raccomandandosi a un medico pietoso; andando all’estero, un’iniezione, una pillola… bastava voltarsi dall’altra parte, fingere di non vedere, di non sapere. Invece no: Coscioni, Englaro, Welby hanno voluto combattere una lotta per il diritto: il loro diritto, e il diritto di tutti. E hanno voluto che questo loro diritto fosse riconosciuto, tutelato, garantito: il diritto a una vita degna, fatta di dignità, perché, come ha detto Rita Levi Montalcini, non bisogna tanto garantire giorni alla vita, quanto assicurare vita ai giorni. E’ questo che ha urlato Welby con la voce resa metallica dal computer, con la sua lettera al presidente della Repubblica.
E’ questo l’imperdonabile di cui si sono macchiati: hanno combattuto e lottato per il diritto, con il diritto. E’ questo l’indicibile che non doveva essere detto, non si doveva “raccontare”, e che è stato invece “detto” e “raccontato”.
Dal loro punto di vista, avevano ragione quanti hanno fatto di tutto perché la trasmissione di Fazio e Saviano non andasse in onda. La loro opposizione è stata sgangherata, volgare, sguaiata; altrettanto sgangherato, volgare, sguaiato sarà il loro tentativo di vendicarsi. L’hanno fatto in passato, cercheranno di farlo ancora. Noi però abbiamo visto e sentito qualcosa che doveva restare vietato. Quando si vuole, si può; se si può, si deve. Per questo,grazie Fabio, grazie Roberto.