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Riprendiamoci la professione, rinnoviamo il sindacato: a Roma i giornalisti votano dal 25 al 28 novembre.
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di redazione

Riprendiamoci la professione, rinnoviamo il sindacato: a Roma i giornalisti votano dal 25 al 28 novembre. Dal 25 al 28 novembre prossimi,  gli iscritti a Stampa Romana voteranno per i delegati al   XXVI congresso nazionale della FNSI e al VII Congresso regionale di ASR ( DOVE E QUANDO SI VOTA). Con questa prima tornata si da avvio, in alcuni casi in contemporanea, alle elezioni dei delegati al Congresso nazionale e a quelli regionali in tutto il Paese. Per avere informazioni sulle date visitate l'apposita pagina sul sito della FNSI.
Le componenti di Autonomia e Solidarietà, Giornalisti Uniti, Nuovo impegno per i diritti e Quarto Potere, insieme a molti altri colleghe e colleghi, hanno dato vita a due distinte liste  denominate RIPRENDIAMOCI LA PROFESSIONE , RINNOVIAMO IL SINDACATO, per imprimere una svolta radicale all’azione del sindacato e, sulla scorta del lavoro svolto all’Associazione Stampa Romana, rinnovare l’Asr e la Federazione seguendo le direttrici della libertà di informazione, della democrazia interna, dell’inclusione. La prima esprime la lista dei nostri candidati al VII Congresso regionale  di ASR , la seconda al XXVI Congresso nazionale della FNSI. Per visualizzare i nomi potete cliccare sui due distinti link.   Di seguito il programma della lista

LA LIBERTA’ DI INFORMAZIONE – La battaglia contro tutte le censure, a cominciare dal DDL sulle intercettazioni,  ha visto la Fnsi e le Associazioni territoriali in prima fila e vincenti. Il sindacato è stato capace di aggregare rimettendo al centro del dibattito il diritto dei cittadini a essere informati correttamente e l’autonomia dei giornalisti. Questa battaglia va proseguita e ampliata, in collaborazione con gli Ordini, Nazionale e Regionali, con una rigida applicazione delle carte deontologiche. Centrale sarà il rilancio del servizio pubblico radiotelevisivo, che deve tornare a essere patrimonio di tutti e luogo di innovazione editoriale. Così come vanno strenuamente difesi gli spazi di pluralismo presidiati dalle testate di idee e in cooperativa. Soltanto una nuovo ruolo dell’informazione può garantire la nostra libertà e quella dei cittadini.

L’OCCUPAZIONE PRIMA DI TUTTO –
La crisi ha falcidiato migliaia posti di lavoro e anche i giornalisti hanno pagato il loro prezzo: centinaia di prepensionamenti e un vero e proprio massacro di contratti a termine, di collaboratori e di freelance. Va posto un freno legislativo e contrattuale all’uso distorto che gli editori fanno di una recessione reale. Ma soprattutto va invertito il trend dello svuotamento delle redazioni. Per farlo bisogna mettere in campo nuove soluzioni:
1.Una politica di incentivi governativi e un nuovo protagonismo dell’Inpgi, finalizzati all’incremento dei tempi indeterminati
2.Un uso della formazione per sviluppare i settori trainanti come quelli connessi alla rete e alla multimedialità
3.Una battaglia per la valorizzazione del lavoro autonomo che lo faccia uscire dallo sfruttamento selvaggio, attraverso nuove tutele (per esempio il riconoscimento di un tariffario vincolante) regole più precise e trasparenti nel rapporto con gli editori
4.Un nuovo welfare della categoria che coniughi solidarietà generazionale e tutela dei più deboli
5.Un ruolo più attivo delle Associazioni territoriali nel fare da traino a iniziative di auto-imprenditorialità che sfruttino le risorse europee, regionali, provinciali e comunali

BATTERE LA PRECARIETA’ – Uno sviluppo dell’occupazione non può prescindere dalla lotta alla precarizzazione della professione. Va rilanciata una seria politica di stabilizzazione di concerto con tutti gli Enti della categoria. Vanno applicati con più determinazione gli articoli del contratto sui livelli occupazionali. Dobbiamo inventare nuovi percorsi formativi, anche attraverso le scuole dell’Ordine, che abbiano sbocchi diretti sul mercato del lavoro stabile. Bisogna dare avvio a un processo di formazione permanente governata dai giornalisti.

TRAGHETTARE LA CATEGORIA NEL FUTURO –
Il mondo dell’informazione ha vissuto in questo decennio una vera rivoluzione che ne ha ridisegnato i rapporti di forza interni ed esterni. Il futuro è già qui, sotto forma di convergenza digitale, multipiattaforma, multitasking ecc. Forme diverse di comunicazione e informazione sono già strutturate nella rete: dai social network ai blog al citizen-journalism e altro ancora. La scommessa è appropriarsi delle tecnologie per piegarle al servizio di una professione rinnovata nelle forme, ma in cui il mestiere del giornalista torni ad essere centrale.

GOVERNARE LA MULTIMEDIALITA’ –
Rimettere al centro le professionalità giornalistiche è fondamentale, ma non basta. Serve una politica sindacale più coraggiosa che sappia correre il rischio di immaginare scenari e nuove soluzioni, valorizzare figure professionali diversificate e più elevate, innalzare la qualità del lavoro giornalistico,  senza aver paura di misurarsi con i cambiamenti.

UN CONTRATTO MODERNO – Nuove professionalità si sono affacciate sulla scena ormai da tempo, la forma contrattuale deve tenerne conto. Va dato atto alla Fnsi di essere riuscita a mantenere la cornice del contratto nazionale battendo l’idea degli editori (ancor prima di Marchionne) di cancellare le tutele per tutti. Ora il contratto va ripensato profondamente. Le idee possono essere molte: da un accordo quadro a cui seguano contratti di settore, a un testo unico che contenga protocolli di comparto. Questo tema va affrontato subito a partire dalla discussione congressuale. Vanno approfonditi e precisati gli articoli sulla multimedialità e sui new-media per innalzare il livello professionale e ribadire che i giornalisti sono al centro del processo che produce l’informazione.

UN SINDACATO NUOVO  - Non abbiamo bisogno di un “nuovo sindacato” e per fortuna sono stati sconfitti i tentativi di chi voleva dividere la categoria per schiacciarla su logiche politiche o peggio ancora governative. Ma la Fnsi deve stare al passo coi tempi, conservando l’unità dei giornalisti e la struttura federale. Bisogna articolare meglio la rappresentanza sindacale, sia a livello nazionale che territoriale: devono trovare più spazio comparti come le televisioni private nazionali, l’emittenza locale, i giornalisti del web, i freelance e i colleghi degli uffici stampa. Va ripensato il ruolo delle colleghe con una vera politica delle pari opportunità che deve trovare cittadinanza sia nella formazione dei gruppi dirigenti che nei futuri assetti contrattuali. Servono più efficienza e più dialettica con la base, a cominciare da una commissione contratto rinnovata per rispecchiare la reale articolazione della categoria. I Cdr vanno messi in grado di sostenere il confronto con le aziende con il sostegno di conoscenze e saperi diffusi. Va ribadita la centralità della Consulta Nazionale dei Fiduciari e dei Cdr come luogo di analisi ed elaborazione che spetta poi al gruppo dirigente sintetizzare e trasformare in proposte.

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