di Giuseppe Giulietti
“Tutti con tutti”, con queste parole il professor Stefano Rodotà concluse il suo bellissimo ed appassionato intervento, in piazza san Giovanni a Roma, alla manifestazione indetta dal Popolo Viola e da numerose associazioni: Articolo 21 compresa. Il suo non era certo un generico appello alla bontà., ma un lucidissimo richiamo alla necessità di mettere insieme quanti credono nella legalità repubblicana e nei valori costituzionali, cercando, almeno per una volta, di mettere da parte gelosie, spirito di bandiera, egoismi di sigla. “Tutti con tutti” non significa certo rinunciare alla propria identità e a propri colori, ma è un invito a non usarli come una clava contro i i propri vicini di banco, contro quelli che, almeno in parte, condividono i valori comuni e comunque vogliono lottare per liberare l’Italia non solo da Berlusconi, ma anche dal berlusconismo che ha determinato un contagio vasto e profondo.
Questa metastasi istituzionale, politica, etica è stata innescata dall’irrisolto conflitto di interessi. Questa responsabilità ricade anche sulla attuale opposizione che non ha mai compreso la centralità della questione.Il contestuale controllo dei media, della pubblicità, degli affari, della politica ha determinato uno stravolgimento dell’ordinamento democratico, una riduzione del libero esercizio del voto, un lavaggio del sangue nelle arterie della nazione. L’agenda mentale è stata determinata dalla azione del polo Raiset che, salvo alcune eccezioni, ha sapientemente costruito una industria della paura e dell’ansia, premessa indispensabile per ogni campagna fondata sulla richiesta di ordine, di esclusione sociale, di xenofobia, di ronde più o meno padane. La esasperata ed esasperante amplificazione di alcuni casi di cronaca da Cogne a Erba, da Garlasco sino alla macabra messa in scena di Avetrana ha l’obiettivo di cancellare le ansie determinate dalla insicurezza collettiva, dalla paura per la precarietà, per il futuro, per la sopravvivenza stessa di uno stato sociale, senza il quale milioni di persone saranno condannate alla disperazione crescente.
Il conflitto di interessi, dunque, è la capacità, possibilità di imporre il proprio punto di vista, di cancellare quegli sgraditi, di mettere in un angolo ciò che non piace al piccolo Cesare, di negare la voce e la visibilità a quei temi e a quei soggetti sociali che non rientrano nelle categorie del pensiero dominante. Naturalmente non è possibile cancellarli del tutto, ma sicuramente è possibile rallentarne l’azione,offuscare la presa di coscienza, ritardare tempi e modi di una opposizione politica e sociale. Per fortuna nessuno osa più negare questa verità, neppure quelli, anche nel centro sinistra, che per anni hanno continuato a ripetere che: “Tanto la tv non sposta voti”. Per queste ragioni bene hanno fatto i Viola, e non solo loro, a mettere sempre la questione informazione al centro della loro azione. Non si tratta di un lusso, ma di una precondizione perché possa esistere un reale confronto democratico. Per queste ragioni non riusciamo a condividere l’idea che un eventuale governo di emergenza debba limitarsi ad affrontare la legge elettorale. Insieme alla legge elettorale, indispensabile per restituire un senso al voto, serve anche una legge sul conflitto di interessi o almeno una neutralizzazione del medesimo. La soluzione finale non può essere altro che quella della incandidabilità di chiunque controlli i media, sia a livello nazionale, sia a livello locale. Il resto sono pannicelli caldi, anzi appena tiepidi.
Prima del voto non sarebbe male predisporre una proposta da presentare a tutti i candidati chiedendo loro di firmare un impegno a presentare subito la relativa proposta di legge. Potrebbe essere la stessa assemblea a deliberare in questo senso. Se, invece, si dovesse votare con le vecchie regole, sarà il caso di reclamare la nomina di un comitato di garanti capace di imporre il rispetto delle regole e di intervenire subito in caso di violazione delle regole sulle pari opportunità.
L’autorità di garanzia delle comunicazioni ha infatti dimostrato di non volere o di non potere farlo con tempestività, molti interventi sono arrivati dopo il voto, a truffa consumata. Da qui la seconda proposta. Perché non promuovere noi, Articolo21 e i suoi legali sono a disposizione, un autonomo osservatorio capace di rilevare i tempi e le presenze di ciascun partito e di ciascun soggetto sociale e di procedere subito alle relative denunce, prima che sia troppo tardi. Data la particolare situazione italiana, stravolta dal conflitto di interessi, non possiamo neppure escludere la opportunità di chiedere alla Unione Europea di garantire un presenza internazionale che assicuri, prima del voto non dopo ,una sostanziale condizione di parità tra gli schieramenti. Allo stesso modo possiamo e dobbiamo far nostre le proposte già depositate da partiti, pochissime per la verità, e da movimenti che tendono ad allontanare i partiti, tutti i partiti, dal controllo delle autorità di garanzia e dal consiglio di amministrazione della Rai. La mancata risoluzione di questa contraddizione è destinata a rendere più debole la battaglia contro il conflitto di interessi. Per questo deve rappresentare un punto irrinunciabile nella nostra azione, oggi di opposizione, domani di governo. Il tutto (ma c’è bisogno di dirlo?) deve essere sempre accompagnato da un vigoroso impegno contro ogni forma di censura, contro ogni legge bavaglio, contro qualsiasi tentativo di mettere le manette alla libera circolazione delle opinioni e delle idee, fossero anche le più distanti dalle nostre. Questo impegno deve manifestarsi contro qualsiasi forma di legge, disposizione, regolamento tendente a mettere sotto tutela la rete, il cinema, lo spettacolo, qualsiasi forma di espressione e di creatività, individuale e collettiva.
Sino ad oggi siamo stati spesso costretti a farci sentire per impedire che venissero tagliate le lingue di alcuni autori e giornalisti, nel futuro bisognerà attivarsi anche per restituire la voce a quei movimenti e a quelle persone che sono state letteralmente oscurate, di loro bisognerà occuparsi passando finalmente dalla rivendicazione del diritto ad essere informati a quella più moderna, ed oggi resa possibile dai nuovi strumenti tecnologici, del diritto agli alfabeti e alla autonoma espressione del proprio pensiero e dei propri bisogni. Naturalmente si tratta solo di uno schema vaghissimo che tutti insieme dovremo riempire di analisi, di contributi critici, di proposte di azione da praticare in tutte le sedi possibili,comprese quelle internazionali .Naturalmente anche il sito di Articolo21 sarà a disposizione per questa discussione e per preparare al meglio la grande assemblea del prossimo 5 dicembre.