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La nostra voce e la nostra determinazione, le pietre più pesanti
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di Giorgio Paterna*

La nostra voce e la nostra determinazione, le pietre più pesanti

Le manifestazioni del 14 dicembre sono state tantissime, molto partecipate e in molte città d'Italia. Si sono svolte pacificamente, partecipate non solo dagli studenti ma da tutta la società civile. Dal primo giorno di scuola gli studenti e le studentesse si sono mobilitati,  non lasciando respirare un ministro e un governo che ha deciso di distruggere la scuola e l'università pubblica, di far pesare la crisi sui più deboli, di amministrare il nostro paese come se fosse un giocattolo ad uso e consumo di chi lo governa, di utilizzare il parlamento come un mercato del pesce e di legiferare sul nostro futuro (distruggendolo) senza consultarci. 
Le pratiche che sono state utilizzate a Roma sono estranee al movimento studenesco, agli studenti e alle studentesse che ormai da mesi si mobilitano, occupando scuole ed università, unendosi in cortei, sit-in, flash mob, assemblee per urlare a voce sempre più altra la situazione ormai di totale precarietà delle nostre vite e la mancanza di una vera possibilità di costruirci un futuro. La frustrazione e l'esasperazione sono forti, ma non per questo accettiamo di venire etichettati e strumentalizzati: Supereremo questi episodi di violenza tornando nelle nostre piazze in occasione della discussione della riforma Gelmini al Senato, che partirà lunedì prossimo,  manifestando un dissenso ormai implacabile, in maniera pacifica come abbiamo sempre fatto, portando in piazza gli studenti consapevoli di quello che potrebbe comportare questo ddl, una pietra tombale sull'universtà italiana, se venisse approvato, e ciò che ha comportato la riforma della secondaria.

Chiediamo alla politica e al mondo dell'informazione di non utilizzare come capro espiatorio quello che è successo il 14 dicembre a Roma, ma di parlare e ragionare per una volta sulle ragioni delle nostre proteste e di fare in modo che la mobilitazione di migliaia di persone non passi in secondo piano rispetto agli scontri e ai danni causati da pochi, sul perchè si ha paura degli studenti, si creano delle "zone rosse" nelle città, chiediamo di non cercare in tutti i modi di minimizzare le nostre richieste, le nostre rivendicazioni e anche e soporattutto le nostre proposte.

*Coordinatore Nazionale Unione degli Universitari - sindacato studentesco


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