di Redazione
La Corte di Conti ha condannato i dirigenti Rai Agostino Sacca' e Antonio Marano a pagare 110 mila euro per i danni provocati dal rifiuto di reintegrare Michele Santoro. Il giornalista non veniva fatto lavorare pur ricevendo lo stipendio. All'origine della vicenda c'e' l' ''editto bulgaro'' del 18 aprile 2002, quando il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, accuso' Santoro, Enzo Biagi e Daniele Luttazzi, di aver fatto un uso criminoso del video, auspicando l'intervento della dirigenza Rai. La decisione della Corte dei Conti e' ''un importante precedente'' che ''afferma due importanti principi'' secondo Domenico D'Amati, legale del giornalista, che nel 2005 presentò l'esposto alla suprema magistratura contabile. ''Il primo - spiega D'Amati - e' che la Rai e' un'azienda pubblica e quindi i suoi amministratori la devono gestire in modo da non danneggiare l'erario. Il secondo e' che la cattiva gestione del personale e' titolo di responsabilità, anche a livello individuale, degli amministratori''. D'Amati sottolinea anche che ''ci sono molti altri casi, magari meno noti della vicenda Santoro, di persone accantonate ingiustamente, che hanno continuato a ricevere lo stipendio senza poter lavorare ne' esprimere la loro personalità. E' accaduto più di una volta, anche perchè spesso in Rai i cambiamenti di posizione dei dipendenti avvengono in relazione a modifiche degli assetti politici. La sentenza della Corte è dunque un importante precedente''. "La notizia – commenta il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti - è la conferma di quello che abbiamo sempre sostenuto: gli atti di censura non sono solo un danno alla libertà di informazione ma rappresentano un gravissimo danno patrimoniale". "Purtroppo questi episodi proseguono ed altri sono annunciati. Ci auguriamo che dopo la sentenza della Corte dei Conti la Rai decida di cambiare pagina e di cominciare a sanzionare coloro che censurano e non coloro che sono censurati. Ci fa piacere ricordare - conclude Giulietti - che l'esposto accolto è quello presentato dall'avvocato Domenico D'Amati che oltre ad essere uno dei professionisti più apprezzati e riconosciuti è anche il presidente del Comitato scientifico di Articolo21".