di Alberto Spampinato
Con il caso di Michele Mignogna, cronista di Larino (Campobasso) anche il Molise entra nella triste mappa dei giornalisti italiani minacciati che purtroppo sono già un esercito numeroso: l'ultimo Rapporto Ossigeno (aggiornato a settembre e disponibile su www.fnsi.it e www.odg.it ) dimostra che nel 2009-2010 si sono registrati 78 casi, con almeno 400 giornalisti coinvolti. Michele Mignogna scrive per " La Voce del Molise" e collabora con l'emittente televisiva "TLT Molise" e con il sito primonumero.it . E' un cronista scrupoloso, abituato a guardarsi intorno, a porsi domande quando vede qualcosa di strano. Nei mesi scorsi, ha visto uno strano via vai di camion che venivano a sversare rifiuti nella sua terra e quando ha avuto sentore che ci fosse qualcosa di poco chiaro nella gestione del depuratore di Termoli, ha condotto volto un'inchiesta giornalistica indipendente, e ha scoperto che i suoi dubbi erano fondati. Ha scoperto e denunciato un traffico di rifiuti più o meno tossici, che dal casertano e dal napoletano, arrivano in Basso Molise. Ha scoperto che i fanghi industriali di Termoli venivano trattati in modo improprio nel depuratore consortile e scaricati impropriamente in mare. Mentre altri fanghi venivano trattati all'acqua di rose nel depuratore di Montenero di Bisaccia. Ha scritto tutto il 14 e il 15 ottobre scorso sul giornale on line primonumero.it, dove Michele Mignogna ha pubblicato le prime due puntate della sua inchiesta.
Le sue denunce non sono passate inosservate. Subito è stato bersagliato da minacce con sms e biglietti intimidatori. Anche la sua auto è stata presa di mira. I messaggi dicevano: vuoi scimmiottare Saviano, lascia perdere, stai attento a te, sappiamo dove abiti, conosciamo i tuoi spostamenti...
Ha reagito nell'unico modo giusto: presentando alla polizia una denuncia contro ignoti, e continuando a raccontare ciò che accadeva.
Le denunce di Michele non erano campate in aria. Anche la magistratura seguiva la vicenda. Il 6 dicembre 2010, il Comando Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente è intervenuto con una operazione in grande stile denominata "Open Gate" effettuando quattro arresti , mentre 18 nomi venivano iscritti nel registro degli indagati. Fra gli arrestati, Antonio Del Torto, presidente del COSIB, (consorzio industriale Valle del Biferno) e fra gli indagati il presidente della Regione Molise, Michele Iorio, che aveva nominato Del Torto sub commissario straordinario. Oltre al depuratore del COSIB, nell’inchiesta è entrato il depuratore consortile CONIV di Montenero di Bisaccia, che è stato sequestrato; sequestrati anche due laboratori di analisi a Campobasso e a Chieti.
L'inchiesta prosegue. Sarà compito della magistratura valutare attentamente i fatti e accertare le responsabilità di Iorio e degli altri indagati. Sembra che attorno allo smaltimento dei rifiuti nel tranquillo Molise ci fosse proprio del marcio: in particolare risulta dalle indagini che rifiuti industriali che avrebbero richiesto un costoso trattamento speciale per essere smaltiti rispettando l'ambiente e tutelando la salute dei cittadini, venivano invece classificati rifiuti ordinari grazie a certificazioni false e compiacenti che permettevano di smaltirli in modo più economico spalmandoli, come fossero concime, su alcuni terreni agricoli o in discariche non qualificate.
Dopo gli arresti, Michele ha continuato a seguire la vicenda con articoli di cronaca giudiziaria, E ha ricevuto altre minacce. Le ultime risalgono a giovedì 9 dicembre, e sono ritenute fondate e attendibili dagli investigatori che stanno predisponendo apposite misure di protezione.
Attorno al cronista è scattata la solidarietà, con pubbliche attestazioni del sindacato dei giornalisti del Molise, di vari esponenti politici, di altri giornalisti. Ma, come in altri casi del genere, la vicenda non ha ottenuto l'attenzione che merita dai mezzi di informazione e da tutti coloro che in Molise hanno a cuore le regole più elementari della convivenza democratica. C’è disattenzione, disinteresse, indifferenza, un muro di silenzio, si avverte una cautela che sa di paura. Eppure nessuno dovrebbe pensare che la cosa non lo riguardi quando viene minacciato un giornalista che interpreta con onestà e coraggio la funzione sociale di controllore del potere e dell'uso dei fondi pubblici e della corretta amministrazione. Se permettete che sia punito il cane da guardia che ha dato l'allarme, si fa il gioco di chi vuole introdursi furtivamente in casa vostra. Se si lasciano correre fatti gravi come le minacce a un giornalista, se di fronte a questi fatti si gira la testa dall'altra parte, si indebolisce uno dei presidi primari del controllo sociale della legalità, e ci si rende complici di chi avvelena le istituzioni e la terra su cui viviamo.
Non è saggio tranquillizzare i cittadini dicendo che queste cose in Molise non erano mai accadute. C'è sempre una prima volta, ed è segno di saggezza reagire per impedire che accadano altre volte.
Michele Mignogna oggi ha la sensazione di essere isolato. Non sa spiegarsi perché una vicenda come la sua vicende possa suscitare tanta indifferenza, e ci ha chiesto di aiutarlo a uscire dal cono d'ombra. "Mi rendo conto - ci ha detto - che ci sono zone d'Italia dove le minacce hanno altre valenze. Sicuramente quelle rivolte a me sono riconducibili a qualche folle o invasato che non è d'accordo con il lavoro che faccio. Ma tutto questo accade in una regione di 300 mila abitanti ed io non nascondo che l'inquietudine è tanta, come tanta mi pare la voglia di censurare chi fa il suo lavoro di giornalista, soprattutto chi trova le carte e le rende pubbliche". Sottoscriviamo le parole di Michele e invitiamo a parlare del suo caso.
*direttore di Ossigeno per l’Informazione