di Michele Cervo
Tiziana Ferrario, dovrà tornare alla conduzione del Tg1 delle 20. A stabilirlo è stata la sezione lavoro del Tribunale di Roma. Il giudice Marrocco ha infatti accolto il ricorso d’urgenza presentato dagli avvocati Domenico e Giovanni D’Amati ed ordinato alla Rai il reintegro della giornalista nelle sue mansioni di conduttrice ed inviata speciale per grandi eventi.
Secondo il giudice “i provvedimenti che hanno riguardato Tiziana Ferrario sono stati adottati in contiguità temporale con la manifestazione, da parte della lavoratrice, del dissenso alla linea editoriale impressa al telegiornale dal nuovo direttore con l’adesione da parte sua alla protesta sollevata dal cdr e diretta a far applicare nei Tg i principi di completezza e pluralismo nell’informazione e, infine, con la mancata sottoscrizione da parte della stessa del documento di censura al cdr il 4 marzo scorso.
Questi provvedimenti – si legge ancora nella sentenza – sono stati antitetici rispetto a quelli adottati nei confronti dei colleghi di redazione che non avevano posto in essere le suddette condotte. In merito alla rimozione dell’incarico di conduzione del Tg1 – continua il giudice – dichiaratamente collegata dal direttore del telegiornale all’intento di ringiovanire i volti del Tg, risulta in atti che identica decisione non ha coinvolto due giornalisti in sostanza coetanei della ricorrente (Petruni e Romita) i quali, di contro, avevano sottoscritto il documento di sostegno alla linea editoriale”.
“Penso che i direttori dovranno stare un po’ più attenti prima di prendere certe decisioni” – ci spiega l’avvocato Domenico D’Amati che ha assistito la Ferrario.
Secondo Lei questa sentenza acclara anche la discriminazione politica?
“Si, è anche motivata con riferimento ad una discriminazione politica”.
In sostanza il giudice di cosa ha tenuto conto?
“Ha tenuto conto sia della portata lesiva della professionalità che ha avuto questo provvedimento, sia della sua finalità che ha ritenuto discriminatoria. Quindi i profili sono due: la violazione dell’articolo 2103 del codice civile che tutele la professionalità e la violazione dell’articolo 15 dello statuto dei lavoratori che tutela il lavoratore contro le discriminazioni”.