di Gianni Rossi
Già Segretario generale della CGIL dal 1994 al 2002, ora eurodeputato del PD, tra i promotori dell’Associazione Libertà e lavoro, Cofferati critica duramente l’accordo sindacale a Mirafiori e Pomigliano. La “cura Marchionne”, sostiene, fa ripiombare l’azienda e il mondo del lavoro ai tempi di Valletta, ledendo i diritti fondamentali di rappresentanza e di libera circolazione delle idee, senza neppure apportare vantaggi salariali. Si impone quindi uno sciopero generale contro la crisi e l’attacco alle regole della democrazia.
Perché dire no agli accordi FIAT a Mirafiori e Pomigliano?
“Perché sono due brutti accordi. Quello di Mirafiori è peggiore addirittura di quello di Pomigliano. In quanto entrambi ledono i diritti individuali e collettivi dei lavoratori interessati. Non c’è soltanto un aumento dei carichi di lavoro c’è soprattutto una violazione dei diritti sanciti dai contratti nazionali di lavoro. Contratti che, per inciso, non verranno più applicati né a Pomigliano né a Mirafiori. La novità che peggiora ulteriormente Mirafiori è l’esclusione dall’utilizzo dei diritti contrattuali dell’organizzazione che non ha firmato l’accordo.
E’ un inedito, che altera profondamente il sistema della rappresentanza in azienda , riducendo drasticamente la democrazia nei luoghi di lavoro.”
Comunque, nei sindacati che hanno firmato e anche nel PD c’è chi sostiene che ai lavoratori verranno riconosciuti aumenti contrattuali.
“Non è così! Basta leggere l’accordo. Gli incrementi modestissimi derivano dal fatto che lavoreranno di più sui turni. Enfatizzare un incremento di 30 euro lordi al mese, per giustificare un accordo negativo, che viola i diritti, è un brutto segno dei tempi.”
Perché anche a sinistra c’è chi giudica questo come un segno di modernizzazione?
“La FIAT assomiglia sempre più a quella degli anni Cinquanta di Valletta. L’azienda non presenta un piano industriale e delle sue scelte non vuole discutere con nessuno, men che meno con le istituzioni, quelle stesse istituzioni che con i fondi per la rottamazione, la cassa integrazione e tutti gli incentivi resi disponibili, hanno dato alla FIAT risorse ingentissime, di gran lunga superiore a quelle date a qualsiasi altra azienda italiana.
La FIAT li ripaga trasformandoli in interlocutori ancillari, che dovrebbero occuparsi degli effetti sociali delle sue scelte, cioè di trovare delle soluzioni per quelli che verranno espulsi dal ciclo produttivo. E’ un piccolo particolare, ma non irrilevante, che Marchionne si sia ben guardato dal dire nulla di simile a Barack Obama, quando il governo americano è intervenuto a sostegno della Chrysler.”
Non c’è il rischio che questa emarginazione di chi è contrario, della cancellazione dei diritti sindacali, porti a tensioni sociali ingestibili?
“No! Credo che non c’è un automatismo. Credo che il problema più grosso è che, quando viene meno la democrazia nei posti di lavoro, si indebolisce la democrazia anche nelle comunità.”
Tu ed altri intellettuali siete tacciati di essere fautori di un “partito FIOM”, di essere dei “conservatori di sinistra”.
“Non è la prima volta. Per evitare il confronto sul merito, da parte di alcuni settori si ricorre all’argomento del presunto conservatorismo di sinistra. Per quanto mi riguarda è già successo con l’Articolo 18 e, prima ancora, con la difesa del contratto nazionale. Credo che sia giusto oggi difendere i diritti individuali e collettivi nel lavoro, che danno dignità alle persone. La difesa di questi valori,secondo me è un tratto identitario della sinistra.”
Da varie parti si chiede alla CGIL di indire uno sciopero generale. Cosa ne pensi?
“Sono convinto che il momento sia quello giusto, per promuove uno sciopero generale: non per il “caso” della FIAT, che pure è un grandissimo problema. Ma perché la disoccupazione sta aumentando e continuerà a crescere, con un danno rilevante soprattutto per i più giovani e perché dal Primo Gennaio milioni di famiglie avranno meno protezione di quelle che avevano prima, in virtù dei tagli operati dalla legge Finanziaria del governo Berlusconi-Tremonti. Per cui alla mancanza di redito o di certezze del lavoro, si aggiungerà l’effetto fortemente negativo del venir meno di protezioni, che riguardano i più deboli. Se un sindacato non fa uno sciopero generale in situazioni come questa, quando lo farà?”