di Articolo 21
Così senza forse rendersene bene conto il ministro della difesa ammette che da sempre le notizie che riguardano le missioni italiane all'estero ricevono quel "trattamento" prima di essere divulgate, una sorta di "sterilizzazione" per eliminare le questioni più controverse. La prima tra tutte: "una missione di pace può prevedere l'utilizzo di truppe in vere e proprie azioni belliche?"
E' evidente che La Russa, che scarica l'intera responsabilità sui vertici dell'esercito, dimostra non solo di avere scarso rispetto e conoscenza delle sue responsabilità politiche, ma nasconde anche le circostanze che in più di un caso fanno risalire a sue specifiche decisioni la mancanza di informazioni su quanto accadeva.
Un esempio per tutti: quando a Ottobre del 2010, un attentato provocò la morte di quattro soldati proprio nella zona del Gulistan, è stato lo stesso La Russa a diramare precisi ordini all'esercito per impedire il rapporto tra giornalisti e contingente. Per giorni, dopo l'attaco, il convoglio rimase bloccato in una zona ostile, per giorni non se ne seppe niente e l'ufficio stampa della Difesa, continuò a impedire qualunque rapporto con i giornalisti, al di là dei "comunicati stampa", che ora sappiamo essere, per esplicita ammissione del Ministro, "indorati".
Il giusto onore attribuito ai soldati uccisi in Afghanistan con i funerali di Stato non deve essere il pretesto di una facile retorica di cui La Russa è l'interprete principale. L'esercito in questi anni ha compiuto dei notevoli passi in avanti nei rapporti con i media. Aspetti positivi come una maggiore trasparenza, si incrociano però con un uso sapiente della propaganda. Toccherebbe alla massima autorità politica, ovvero al Ministro della Difesa, dare precise indicazioni su come evitare pasticci e veri e propri casi disinformazione.
Invece di accusare l'esercito La Russa farebbe bene a cogliere questa occasione per chiarire che l'accesso dei giornalisti è un legittimo diritto-dovere in una democrazia compiuta.
Forse questa questione potrebbe costituire oggetto di una delle prime rubriche che Minzolini ha annunciato sul tema della disinformazione. Ma temiamo invece che il Tg1 abbia invece altri obbiettivi.