di Ennio Remondino
Temo che il problema della direzione Masi in Rai sia molto più grave e complicato di quanto proposto, con parole lucide ma estremamente severe, dal segretario Usigrai Carlo Verna e dall'onorevole Giuseppe Giulietti, come m'è capitato di leggere su alcune agenzie. Cari amici, un dubbio che propongo alla vostra sensibilità. Ritenete davvero che una persona che abbia la lucidità necessaria per far fronte a tante e gravose responsabilità possa arrivare ad inanellare in un solo colpo una tale successione di corbellerie? No Carlo, no Beppe. Io mi sento costretto a difendere una persona che - apprezzerà certamente la mia attenzione- reputo sia in questo momento particolarmente turbata. Oppure, particolarmente mal consigliata. Sviluppiamo ambedue le ipotesi.
I turbamenti o le turbe che dir si voglia. Conti in rosso profondo, una Azienda ormai sull'orlo del disastro, l'universo del mondo giornalistico che gli chiede d'andarsene, un piano industriale che ha il respiro strategico dei saldi invernali in corso, gli ascolti del Tg1 che hanno l'andamento contrario all'entità delle spese di rappresentanza di Minzolini. Peccato che a crescere siano i numeri sbagliati. La Corte che certi conti Rai intende addebitarglieli personalmente. Un contenzioso giudiziario che sta intasando la magistratura del lavoro e svuotando le già povere casse aziendali. Insomma, finiti i tempi del gossip un po' caricaturale che poteva solleticare piccole vanità, l'attualità appare davvero grama.
Caro Carlo e caro Beppe, da vecchio giornalista di strada che ha imparato a cogliere la sofferenza anche nei comportamenti peggiori, vi sollecito a mettervi per un attimo nei panni di Masi. Un attimo solo, sia ben chiaro. La questione Minzolini, ad esempio. Quegli 80 mila euro di spesucce di rappresentanza sono o non sono oggetto di accertamenti aziendali? Così era stato garantito al Consiglio di amministrazione. Nessuna inchiesta a mio carico, smentisce perentorio Minzolini. che promette quotidiane vendette giornalistiche. Chi conta balle? Sapendo di avere in Consiglio qualche “Pantera” dalle maniere morbide ma dalla mira infallibile, con quale animo il Dg può dare una risposta equilibrata alle contestazioni sindacali a suo carico?
Sempre a difesa di Masi propongo di riflettere anche sulla confusione che può ingenerare nella “managerialità” marginale, figlia dell'appartenenza politica, il “modello Marchionne”. Facile per noi cogliere l'assurdità del parallelo, ma la capacità di autocritica è virtù personale non quantificabile. Confusione sui nomi stando alle semplici iniziali, confusione sui ruoli, confusione finale persino sulle sigle sindacali. L'Usigrai come la Fiom, e Napoli denigrata in toto per colpire personalmente il segretario di tutti i giornalisti Rai! Giusta la querela, Carlo, ma d'obbligo anche lo sghignazzo. A qualcuno sono saltate le valvole. E' ormai evidente. E qui entra in campo la seconda ipotesi.
Quella di nuovi e pessimi consiglieri. Sembra quasi di trovarsi di fronte a interlocutori più abituati a confrontarsi a cazzotti che attraverso la forza delle idee. Da esterno, non possedendo i fatti, posso soltanto immaginare. “Linea dura” la nuova parola d'ordine. Il problema che tutto il corpo sano dell'Azienda ha di fronte è da chi partono realmente gli “ordini”. L'interrogativo è ad esclusivo e caritatevole vantaggio dell'isolato Masi. Sicuro signor Direttore generale di essere Lei a condurre la danza, la scelta della “linea dura” dello scontro col sindacato, con gran parte dell'Azienda e con un pezzo di Consiglio? Personalmente sento puzza di bruciato. Come se un tizzone acceso covasse sotto la paglia. Pronto a travolgere nell'incendio, per primo, proprio il nostro Masi.