di Ennio Remondino
Bello. E soprattutto divertente. Mauro Masi si confessa col quotidiano di Famiglia, “il Giornale” e mena. Nel senso che attacca, o almeno prova a farlo. Presentato in un riquadrato in neretto funereo, viene definito “Supermaneger passato allo “schermo”. Su “scherzi a parte”, forse. In realtà il Dg Rai Masi scherza. Mentre il suo intervistatore non scherza affatto: domande mordenti, stile americano. Masi, m’è sembrato di capire, sostiene di aver risolto tutti i problemi economici della Rai. «L’Azienda si è dotata di un piano industriale vero», ci rassicura Masi. Figuriamoci se era falso, rispetto alle notizie che avevamo di un gazzabuglio di proposte di tagli a casaccio mai approvate da nessuno. Ma Masi va oltre: promette un «piccolo ma significativo avanzo di bilancio già nel 2011». Sti cavoli! Ma che cianciano alcuni consiglieri Rai che denunciando il profondo rosso in cui sta per affogare l’azienda? Leggo inoltre che il duro Masi afferma, prendendosene il merito in prima persona: «Ho bloccato tutte le carte aziendali… eccetera eccetera». Oddio. E ora le cene di qualche direttorisssimo a Marakesh chi le paga? 80 mila euro di tagli “ad personam” sono tanti. Forse occorre una gratifica compensativa,
Comunque sia, il bersaglio di Masi2 (La vendetta), è la terza rete. Basta col monopolio della Terza e infida Rete Tre sugli approfondimenti: «Vorrei un programma di informazione in prima serata su Rai Uno». Applaudiamo tutti, direttore. Santoro dalla seconda alla prima rete? E Travaglio e Vauro dove li mettiamo? O il più prudente Ballarò? Qui ci sarebbe il problema di Crozza ma.. vedremo. Oppure un Vespa a Vespa al posto di “Ballando con le stelle”. Ci dica direttore Masi, ci dica. Costasse pure un’altra paginata del Giornale, ma aggiunga qualche cosa. Personalmente sono affascinato dal suo insistere sul “pluralismo degli ospiti”. Idealità alta, la sua. Qualche problema tecnico a realizzarla. Già immagino il direttore di studio che urla. «I comunisti a sinistra. I destri a destra. I casinisti al centro. I transfughi dove trovano una poltrona». «E lei dove va?». «Pionati? Per gli ospiti di Berlusconi c’è lo strapuntino fuori». Sempre sull’argomento ospiti, con Porta a Porta come facciamo? La chiameremo “Tornello a tornello”, ma modello Marchionne?
Nel frattempo c’è allarme generalizzato, dopo l’infuocata intervista, in molto settori strategici della Rai. Circolari che non circolavano riciclate allo stesso direttore generale perché, oltre che a firmarle, le leggesse pure. Masi si legge e non sempre si corregge. Non si promuove un cliente e si tromba un dirigente scomodo se ciò comporta aggravio di spese per l’azienda, scrive. Tradotto, prima di far fuori uno/a trovategli/le un posto adeguato altrimenti il giudice del lavoro ci usa come banca. Poi caccia e paga. Oppure. “Razionalizzazione delle trasferte” per riduzione costi. Utilizziamo le 15 sedi Rai nel mondo. Infatti in Tunisia si stanno inciampando l’uno sull’altro. Corrispondente titolare, inviati titolari della “linea editoriale di testata”, cine operatore, interprete di necessità, autista di comodo. Masi che prima scrive e che smentisce se stesso. Salvo infedele interpretazione delle regole da parte di sottoposti. Un po’ come la questione dei risparmi sui viaggi aerei. Niente “business class” per nessuno, poi esplode una vera e propria epidemia di “flebite” con bisogno di spazio per gambe malate e prepotenze ipertrofiche.
Torniamo al titolo. Il “supermaneger” e lo schermo. O lo scherno. Una consonante a fare la differenza. La differenza tra ciò che appare e ciò che è. Noi Rai (nel senso di appartenenza non soltanto aziendale ma soprattutto ideale), la realtà sofferta di ogni giorno la conosciamo. Rappresentare un teatrino irreale all’esterno ha quindi altri obiettivi. Non è che ha qualche difficoltà di credìbilità politica all’esterno, Signor Direttore Generale Masi?