di Elisabetta Viozzi
Croci piantate per terra. Su di ognuna un nome, quando va bene, una data, qualche fiore. Dipinte di rosa, si stagliano sullo sfondo di un'arida città di confine. Messico, confine con gli Stati Uniti. Dietro ogni croce c’è la storia di una donna, uccisa, mutilata, seviziata. Un orrore che continua indisturbato da decenni, senza giustizia, né spiegazioni.
Ciudad Juàrez, quarta città del Messico era famosa negli anni sessanta per essere stato il luogo in cui la Loren e Carlo Ponti risolsero la loro crisi coniugale. Ora è tristemente celebre come città più pericolosa al mondo. Nel solo 2009 ci sono stati oltre 2500 omicidi. Ma quello che più sconvolge è che dal 1993 è teatro di un vero e proprio massacro di donne: omicidi perpetrati ai danni di giovani generalmente di umile estrazione sociale e impiegate nelle numerose "maquiladoras", fabbriche in cui si producono i beni d'esportazione destinati al primo mondo. Si stima che siano circa 5000 gli assassinii, contando sia cadaveri rinvenuti nel deserto che ragazze scomparse e non ritrovate. Un mistero inquietante con indagini che ancora non hanno svelato alcuna verità. Un`impunità imbarazzante tra la connivenza delle istituzioni, la corruzione,la discriminazione e i crimini del narcotraffico e della prostituzione. Quel poco che si sa è che attraverso Ciudad Juárez transita l'80% della cocaina destinata al mercato americano e più di 500 bande di strada si dedicano ad attività criminali di ogni genere, spesso imponendo lo stupro e l'omicidio di una giovane ragazza come rito di iniziazione ai nuovi membri del gruppo.
Ascolta l'intervista a Pina Nuzzo, responsabile dell’Unione Italiane donne in Italia